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mercoledì 25 dicembre 2013

Rutti

Stamattina, andando a prendere l'auto al parcheggio, incrocio una signora.
Gli sguardi si incontrano: non la conoscevo. "Buon giorno" dico io; mi sorride e risponde "Buon Natale".
Già, non ci stavo pensando, ma oggi è natale

Dopo la confusione dei preparativi, la cena, lo scambio dei regali, il Natale l'avevo proprio perso di vista.
Ma lui se ne sta lì, buono buono, dentro ognuno di noi.
E aspetta

Quando è il momento, ci fa sentire uguali.
Per via della fratellanza di specie.
Per via della nostra comune dipendenza dal processo per cui una donna mette al mondo un figlio.

Ecco: a me piace quel Natale lì
senza regali
senza riti
e senza rutti a fine abbuffata.




domenica 8 dicembre 2013

Porcelli

Perché poi scomodare il latino ?  Si è capito subito che era una porcata.
Ora però pare che i saggi abbiano perso tutti i capelli a furia di grattarsi la testa, e -nonostante gli sforzi- il parto della riforma elettorale si faccia attendere.
Credo sia evidente che il premio di maggioranza non ha garantito governabilità... quello attuale, affidato a partiti antagonisti, lo dimostra.
Soluzioni alla francese portano a parlamenti molto sbilanciati in senso maggioritario.
Ma il punto, a mio parere, è il concetto di "maggioritario", che non va applicato all'elezione del parlamento, ma alla scelta dell'esecutivo
Il parlamento deve rappresentare TUTTI gli italiani, e quindi non può che essere proporzionale. 
Per il governo, invece, è ragionevole che "vinca il migliore"
Allora che si presentino dal capo dello stato più candidati (con già pronta la squadra di governo), e si faccia la conta dei voti in parlamento. 
Si faccia pure anche il ballottaggio. 
Chi vince governa, e resta in carica senza bisogno di continue verifiche sulla fiducia
Decade dopo il rinnovo del parlamento, o se si presenta un diverso candidato, che lo sfida in parlamento (come se fosse un nuovo ballottaggio), e lo vince.

Mi è venuto in mente, che più della riforma della costituzione, occorrerebbero pillole di buon senso, ed iniezioni di onestà.

giovedì 5 dicembre 2013

Infinito

Quante volte sembrerebbe non finire mai, e poi finisce.
Mi sono fatto l'idea che l'infinito sia solo un'idea, una delle tante idee sbagliate.
Con la scusa che continua ad esserci qualcosa dopo, ci sentiamo esonerati dal capire quanto manca alla fine.
Anche con la relatività, chi di noi, all'inizio, non è stato un po' scettico ? 

  •  Accettiamo un limite massimo per la velocità, solo perché ci hanno spiegato che i regoli si accorciano, il tempo s'allunga, ed un sacco di altri scherzetti alla tira-molla, per cui magari uno crede di andare ancora più veloce, ma più della luce non ce la fa proprio.
E se fosse così anche con l'infinito ?
Intendo dire, che c'è un numero massimo, e non solo non riesci a fare +1, ma quando tenti di avvicinarti, succedono strani scherzetti, e la somma è un po' meno degli addendi...
Come per la relatività, che a velocità normali non te ne accorgi, così con i numeri “normali” questo non si verifica, ma per certi numeri, quelli proprio enormi, magari si verifica...
D'altronde verso il basso, non è che sia possibile dividere all'infinito: dopo un po' arrivi alle particelle elementari, che le hanno affettate a destra e sinistra, ma si direbbe che siamo abbastanza vicini al capolinea.
Parlando di numeri grandi, bisognerebbe capire se le operazioni che conosciamo continuano a funzionare. Però, se il numero è veramente grande, ci potrebbero essere dei problemi proprio a farlo il calcolo. E se il calcolo non lo si riesce a fare, come si fa a dire che funziona come per i numeri normali ?
Il bello è che se scoprissimo che esiste proprio un numero massimo, che più alto non si può, sarebbe la fine per tutto il castello dell'algebra moderna, che poggia sul concetto di infinito, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Ma tutto finisce, per fortuna, anche Berlusconi

mercoledì 27 novembre 2013

Decadenza

La parola "decadenza" mi fa venire in mente quelle dinastie logore e corrotte, che si sfaldano da sole, per mancanza di vitalità.

Oggi invece quella di Berlusconi si "vota".
E c'è una grande attesa.
Neanche fosse una meteorite che sta per cadere...
"finirà in testa proprio a me ?" sembra che si chiedano tutti.

Tutti a guardare, come nelle arene romane, il pollice verso...
...ma stavolta democraticamente, da un'assemblea di (sic) nominati.

Che spettacolo

L'unica consolazione, per il tapino, gli introiti pubblicitari per il picco di ascolti televisivi.


Politicamente, sembra esserci una polarizzazione, tra chi lo difende, e chi non vede l'ora che tolga il disturbo
E questo sembrerebbe avere una valenza elettorale.

Però, secondo me, per votare non occorre essere fan.
Credo che la maggior parte degli elettori non lo sia.
Il meccanismo della democrazia delegata (pur con le pessime regole attuali) non è un contratto commerciale, ma la delega a decidere per conto nostro.
E le decisioni finali saranno comunque risultato di trattative, compromessi, mediazioni. Se non fosse così, non si chiamerebbe democrazia, ma tirannia.

Il voto è solo un granello sulla bilancia, ma ha la grandiosa caratteristica di valere come tutti gli altri.
Sentirsi "completamente" rappresentato da qualcuno, non è necessario per la democrazia delegata.

Ma questa è una mia opinione, e la politica da "stadio" sembra prevalere.
D'altronde, quello che ci porta a formare "gruppi", ed identificarci, è un istinto profondo e generale.
E' il fondamento della Società come organismo, quello che fa la fortuna delle api (che non possono esistere come individuo singolo), e di una infinità di altri esseri viventi.
Non ha senso guardare questa contrapposizione tra fan ed antagonisti, come un aspetto da disprezzare.

La cosa che mi fa riflettere, piuttosto, è che nessuno ci costringe a schierarci: lo facciamo spontaneamente.
Forse Darvin si è sbagliato: non discendiamo dalle scimmie, ma dalle pecore

lunedì 18 novembre 2013

Ancora riconoscenza



Alle volte mi guardo allo specchio, come per riconoscermi.
Vedere mio padre e mia madre in certi miei tratti.
Capire in che misura mi compiango, o mi faccio coraggio.

Lo specchio è uno stratagemma, perché vedersi in altri modi è più difficile, però lo puoi fare anche in tanti altri modi, come - ad esempio - rileggendo quello che hai scritto, un disegno che hai fatto.
Volendo andare sul difficile, puoi provare a riconoscerti guardando i tuoi figli...

in loro, puoi ri-conoscerti veramente in tutti i sensi.
Puoi intravedere te stesso...
ma potresti anche conoscerti nuovamente, cioè in modo diverso, in un modo a cui non eri abituato.
e, perché no, provare l'emozione della ri-conoscenza per il buon esito
(chi debba essere il destinatario di questa riconoscenza, fate un po' voi).

Prima di togliere lo sguardo dallo specchio, però, mi viene sempre una smorfia, una boccaccia, un gestaccio.
e torno a finire di vestirmi, per andare a lavorare.

domenica 10 novembre 2013

Ammenda

Sembra che la Commissione Giustizia stia discutendo sul reato di depistaggio.
Se venisse introdotto, un pubblico ufficiale che fornisse informazioni false o volutamente lacunose. potrebbe finire in carcere per un bel po' di anni.

Uno pensa alle stragi impunite, ai processi abilmente dirottati sul binario morto, e subito dice : "Finalmente".

Quello che mi ha lasciato allibito, però, è la scarsa fantasia della pena.
Ma non si è ancora capito che non ha senso ficcare tutti in carcere, per poi farli uscire con l'amnistia o l'indulto, o non farli neppure entrare, per via dell'età, o per motivi di salute ?

Non penso solo a questo reato, ma a tutti i reati commessi da chi ha ruoli rilevanti nella gerarchia statale. Colpirli economicamente (che so: perdita di tutti i diritti, compresi quelli previdenziali, confisca di proprietà, se la devono cavare con la pensione minima),
Colpirli nell'onorabilità (decadenza di tutti i titoli: come si fa a chiamare ancora "Cavaliere" chi è condannato definitivamente per frode fiscale ?)
Vanno bene i compiti socialmente utili, purché specificatamente connessi ai diritti che hanno leso con il loro comportamento... e non con ruolo da dirigente: in quello più modesto

  • Hai intralciato la giustizia sulla strage di Ustica ? lavori per 10 anni, gratis, all'assistenza passeggeri.
  • Hai insabbiato il processo della strage di piazza Fontana ? prenditi cura di quelli che hanno perso un familiare in quella occasione, che so: vai a fare la spesa, li accompagni dove occorre.
  • Hai evaso ?  Le imposte le hai sottratte ai servizi... arruolato subito, gratis, al "pubblico decoro" !

perbacco, un po' di fantasia !

sabato 2 novembre 2013

Droni

Come idea, sembrerebbe furba: nessun rischio per i militari, costi contenuti, distruzioni limitate, obiettivo centrato.
Le obiezioni sembrerebbero limitarsi ai casi di errori di bersaglio (e si dice siano numerosi).
Le proteste "in punta di diritto" sarebbero poche (dico sarebbero, perché non so se i TG passano correttamente le informazioni su questo argomento.

A me balzano all'occhio due aspetti, il primo è un invito alla prudenza: se è davvero lecito colpire i propri avversari con i droni, mi aspetto che tra breve compariranno droni low-cost, ed  il joystick non sarà in mano ad un militare americano.

Ma l'aspetto più sconcertante, riguarda il distacco emotivo.

Che mi porta a riflettere, più in generale, sui conflitti.
Molte guerre sono state vinte dal fronte più debole, perché nei combattenti era presente una forte motivazione.
Penso al Vietnam, ma anche al nostro risorgimento.
Non voglio mitizzare nessuna guerra, ma in una certa misura è l'emozione che giustifica il ricorso alla forza, e ne da un valore etico (benché comunque discutibile).

Come fa l'operatore del drone, a distinguere tra un videogioco, e l'assassinio ?

Mi viene la parola "macelleria"
E mi rendo conto che viene normalmente praticata su larga scala, sugli animali.
Anche quella viene accettata solo perché c'è distacco emotivo: noi non la vediamo.

Certo, macellare polli o persone non è la stessa cosa.
Ma emotivamente hanno delle somiglianze
A quanto pare, è in atto (non so bene da quando) il tentativo di narcotizzare certe emozioni, che altrimenti ci bloccherebbero nell'agire.
Ma le emozioni esistono proprio a nostra protezione
Siamo sicuri che non ci faremo del male ?

venerdì 1 novembre 2013

Dolcetto o scherzetto

Si starebbe formando un nuovo schieramento: chi è pro Halloween, e chi è contro.

L'argomento dei primi, è essenzialmente ludico ed antiproibizionista, mentre i secondi spaziano dalle forze del male, al tradizionalismo, ad atteggiamenti anti americani, o contro il consumismo.

Io non credo che il punto sia se è pagana o meno, o se è di tradizione nostra, o meno, se fa divertire i bambini o meno.

Il punto è che si ride della paura e della morte.
Io non sono contro la risata, però il pensiero della morte credo sarebbe meglio che ci portasse altrove.

A domandarci che uso stiamo facendo della nostra esistenza, ad esempio.
Che uso stiamo facendo dell'esperienza dei nostri predecessori.

Metteteci quello che volete, ma buttarla in ridere a me sembra sbagliato

domenica 27 ottobre 2013

Cappelloni

Recentemente mi è capitato di fare una rimpatriata con compagni dell'università, che non vedevo da più di trent'anni.  E così mi è capitato di tornare con la memoria a tanti anni prima.
L'ho trovato un esercizio lieve, e piacevole, non sembra anche a voi ?

Terzani riferiva che, nella cultura giapponese, a 60 anni inizia una seconda vita.
Secondo me è piuttosto di un cambio di direzione, come un cerchio, che comincia a chiudersi.

Nulla di strano quindi che tornino facilmente i ricordi della giovinezza, e che sia più facile entrare in sintonia con i più piccoli

A proposito di cerchi che si chiudono, ho pensato a com'è difficile accettare la conclusione di un'esistenza, mentre dovrebbe essere il verso naturale delle cose.

E mi è venuto in mente che c'è un qualche teorema che dice che non si può pettinare una "sfera pelosa", cosa che invece è possibile per un cerchio.



Come se noi fossimo passati dal cerchio alla sfera, e questo ci incasina.
La conquista della nuova dimensione, crea qualche complessità insanabile.
Quando nei vangeli si dice "beati i poveri di spirito" forse si suggerisce di evitare il salto di paradigma, tra una esistenza elementare, e quella dominata dalla corteccia, salto ormai conclamato.
Non è che sia proibito, ma fortemente sconsigliato:  "peggio per noi", come quando nell'Eden i nostri progenitori cercarono di somigliare al Creatore.
Il danaro misura ogni azione umana; le tentazioni sono state sdoganate, e vanno in onda continuamente, tra uno spettacolo per bambini, e le notizie del TG.
La difficoltà odierna, relativa all'accettazione della morte, è forse conseguente a questo salto di paradigma, e facciamo fatica a chiudere il cerchio, perché c'è una rosa, nella nostra esistenza, che non riusciamo a pettinare.

Allora forse è meglio restare spettinati, come quando ci qualificavano "cappelloni".

giovedì 26 settembre 2013

Cattiveria

"Mangia, che è buono"
Il primo contatto con la cattiveria, credo che sia proprio con il cibo. Non è che la verdura cotta abbia intenzione di farci del male, ma tutte le sensazioni ci avvertono che potrebbe proprio farlo.

"Puah!"

Poi i cattivi diventiamo noi: "Cattivo !  Basta capricci, obbedisci alla mamma !"   Ma anche qui, non è che si pensasse molto al dispiacere provato dalla mamma: si disobbediva e basta....

Ma allora, cos'è la "cattiveria" ?
Ha davvero a che fare con l'intenzione di fare del male ?

Andiamo a leggere le fonti.
Lucifero, un satanasso "doc".
Scacciato dal paradiso.   Che aveva fatto ?   Le motivazioni della sentenza parlano di: "superbia".
Va beh, se essere orgogliosi, fosse fare del male, allora saremmo tutti cattivi !

Nell'Eden, ce n'era anche un altro di diavolo, quello con sembianze di serpente.
Che a quanto pare faceva il fruttivendolo.
Anche qui, "disobbedienza" è il reato, e pena capitale la condanna.

Piuttosto severi a quei tempi...

Per noi, oggi, la cattiveria è quella dei terroristi, di quelli che trattano gli schiavi, di quelli che sfruttano, che ricattano, che avvelenano, che tormentano, che uccidono.
La disobbedienza, in confronto, è acqua fresca !

Proviamo con fonti un po' più recenti.
Anche nel vangelo si parla del demonio.
Io mi aspettavo uno come Erode, che ammazza i bambini.
Macché, è solo un  imbonitore: "Tutto questo può essere tuo".
Sarà mica cattiveria quella ?  E' marketing...

Ma allora, i veri cattivi, quelli che fanno del male, sapendo di farlo... ce li siamo inventati dopo ?

Sapendo di farlo ...
Sapendo di farlo ?

Ho letto delle statistiche, secondo cui la maggior parte delle violenze ai minori avviene in casa. Tutti si giustificherebbero con finalità educative: "Non mi rendevo conto di fargli così tanto male"

Se ripensiamo ad Hitler, la sua follia aveva una base etica. Leggete Carrel ("L'uomo, questo sconosciuto"), premio Nobel,  e troverete la selezione della razza.

Nelle biografie di banditi famosi, quando ammazzano, si dice che sono convinti di fare la cosa giusta. Quasi come un eroe di guerra.
Come Giuda: "Qualcuno doveva farlo, l'ho fatto io"

Insomma, tutte le prove che ho trovato, dimostrerebbero che la cattiveria, intesa come la intendiamo oggi, ed ampiamente rappresentata al cinema, in realtà non esiste....
Nel senso che non ha contorni definiti;  male e sofferenza abbondano, ma la vera cattiveria manca all'appello.

La causa del male e della sofferenza, sarebbero da imputare, piuttosto, alla stupidità.
Ma di questo preferirei parlere un'altra volta.

sabato 21 settembre 2013

Prodigo



Quella del figliol prodigo, è proprio difficile.
Sarà per quella parola insolita ("prodigo") ...

= prodigioso ? tutti i figli fanno prodigiosi agli occhi dei genitori (specie quando i genitori ne parlano, sperando di suscitare invidia)

no, no: un figlio così stupido da perdere tutte le sue ricchezze,  non era certo "prodigioso"..

"Prodigo" sarebbe uno che elargisce.
Se poi resta al verde, pochi gliene farebbero una colpa.

La storiella finisce con il papà che festeggia, come nelle migliori fiabe
(ma se ha speso tutto, cosa c'era da festeggiare tanto ?)

Dice: "Si è pentito"... macché, ha finito i soldi !
Dice: "E' tornato a casa"... vabbé, giusto il tempo di rifare scorta.
Dice: "Quello che sbaglia è il fratello, che si lagna"... legittima difesa, no ?

Insomma, io non la capivo.

Fino a l'altro ieri, quando una signora, su "Prima pagina" (RAI3) ha dato la sua interpretazione.

Le parabole non avrebbero finalità morali, e descrivono quello che accade, non quello che è giusto, o sbagliato.  Sarebbe un genere letterario che ha lo scopo di far rivivere delle emozioni, e darcene consapevolezza.

Insomma, quella che oggi chiameremmo: "intelligenza emotiva".

Io però, non mi sono fermato là, e sono partito per la tangente, per via della "parabola".

Che sarebbe un modo di affettare un cono.
Se lo tagli orizzontalmente, ti viene un cerchio; se vai storto un'ellisse, e se inclini ancora, eccola qua, la parabola.

Un cono, però, se non gli diamo vincoli (base, vertice) è infinito, e continua verso il basso, e anche  -oltre il vertice- verso l'alto, con un cono capovolto.

E proprio lì, quando tagli bello dritto, compare una seconda curva, come il secondo arcobaleno, dopo certi temporali.

Quasi una seconda parabola, esattamente opposta.

Direte: "cosa c'entra ?"
Anche le parabole del vangelo le puoi leggere al contrario.
Perché quando dici "generoso", hai anche l'idea di "avaro".
Quando dici "felice", hai anche l'idea di triste, e così via.

E "prodigo" ?
Lì, prodigo intendeva: spendaccione.
L'opposto sarebbe parsimonioso, un tantino avaro.
Perché ?
Come la formica, per .. il futuro
Il prodigo, cicala, pensa ad adesso
Il suo opposto, la formica, pensa al futuro

Ma il futuro non ci appartiene
Ce lo dice in mille modi: "guardate i gigli del campo"
Come dire: "se lo fa spontaneamente un vegetale, come mai te proprio non ci arrivi ?"

La festa, a pensarci bene, è perché uno almeno se l'è goduta, e cosa c'è di meglio di continuare la festa ?

A Monti si drizzerebbero capelli.


venerdì 9 agosto 2013

Soap opera

Lo sapete perché si chiamano così ?

Io l'ho scoperto in questi giorni, e sono rimasto di stucco

"Sentieri" è una delle soap opera più longeve. E' nata come sceneggiato radiofonico negli anni 30, passando alla televisione nel 1952.  Si è sviluppata, in oltre 70 anni, in più di 15.000 puntate.
Chi era il produttore ?

Procter & Gamble, all'epoca, una fabbrica di saponette.
Per questo il nome "soap opera"....

"Una fabbrica di saponette che produce spettacoli televisivi ?" mi sono chiesto...che senso ha ?
La loro strategia di marketing includeva la pubblicità radiofonica.
Ma il loro target commerciale - la massaia americana - ascoltava poco la radio.  Bisognava trovare qualcosa di interessante, che le facesse accendere la radio, così avrebbero ascoltato la pubblicità.  Una storiellina edificante, di fatti normali andava bene. Però bisognava che l'ascolto fosse quotidiano, continuo.
Ecco quindi che la storia non deve finire mai....

E' stata ascoltata da un numero enorme di persone, per un numero incredibilmente alto di ore.
Tanti maschi dicono: "E' noiosa, non mi piace"... ovvio: non sono mica loro che devono comperare le saponette !

Sapete quanto è grande la Procter & Gamble ?
Nel 2010 faceva 127.000 dipendenti, con  un fatturato di 79,7 miliardi di dollari per un utile netto di 12,7 miliardi di dollari.
Questo dimostra che la persuasione pubblicitaria funziona alla grande.

In Italia chi l'ha portata la "soap opera" ?   Berlusconi, nel 1982, ed ha avuto uno straordinario successo, tanto che nel 1993, per alcune settimane, è stata trasmessa in prima serata.

Anche per lui la strategia di business è basata sulla pubblicità; nel suo caso non per vendere i propri prodotti, ma semplicemente per guadagnarci,

Ora ditemi: lo trovo solo io terribilmente malvagio ?

venerdì 19 luglio 2013

Sogno




Stanotte in sogno ho lasciato la luce accesa...

Adesso bisogna che ci torno dentro, per spegnerla.

Qui in rete, per caso, c'è qualcuno che mi sa dire come posso fare ?

Non dovrebbe essere difficile... c'ero dentro fino a poco fa !
C'erano tante cose strane, ma per la verità, neanche troppo: di cose strane ce ne sono un sacco anche qui fuori...

A parte la luce, vorrei proprio trovare il modo di tornare dentro al sogno:  ma dico... che senso ha, poter uscire così facilmente, e non poterci rientrare ?   E' come un cerchio che non si chiude.  Si deve chiudere prima o poi, ed allora facciamolo subito.

Una volta, mi era venuta la curiosità se i sogni fossero a colori, o in bianco e nero.  Detto fatto, è arrivato un sogno apposta:  regolavo certe manopole, come quello delle vecchie radio a valvole della Grundig, e la sintonia illuminava un "occhio magico", proprio come quelle radio, ma nel sogno, invece del verdino fosforescente, s'illuminava di tutti i colori dell'arcobaleno.
Era la prova che si sogna a colori.

Stavolta però il mio problema è diverso, perché mi occorre di tornarci dentro, esattamente dove l'ho lasciato.

A voi non capita mai di aver lasciato qualcosa in un sogno ?
C'è sicuramente qualcuno di voi che l'ha già fatto, e sa darmi un consiglio.

Però, attenzione, io non voglio entrare nel suo, di sogno, ma nel mio.
Oppure mi va bene lo stesso se nel mio sogno entra qualcuno di voi, e spegne la luce.
Ma, per favore, lasciate tutto in ordine, che ci vorrei tornare.

Aspetto suggerimenti
Grazie

martedì 18 giugno 2013

Sorella Luna

Quel chiarore tra gli alberi, era la luna che occhieggiava.
Nella notte, quella era l'unica luce;
il cielo nuvoloso e le fronde ne nascondevano il contorno, ma lei era riconoscibile:
la luce della luna è bianca...
"quel" bianco era indizio decisivo.
Mentre camminavamo, la luna entrò nei nostri pensieri
"Se noi vedevamo lei, allora lei poteva vedere noi".
"Ciao Luna" dicemmo tutti senza aprir bocca, confortati da quella presenza silenziosa.

Non era una foresta, quella che attraversavamo, ma un parco, in mezzo alla città.
Non stavamo camminando verso avventure, ma verso casa, e, probabilmente, una televisione accesa.

Non è per il tempo che gocciola in questo modo (se non si secca)
Non è il tempo sprecato che mi rattrista

ma il timore che lei, non riconosca più d'esserci sorella

mercoledì 5 giugno 2013

Tutti no

Alle volte, più che "spiegare" ad un bambino, sarebbe semplicemente da imparare da loro.

Ad esempio, una volta mia figlia Paola, piccina, trovò una farfalla.
Era immobile.
"Guarda" mi disse "sta dormendo".
"No, sai" la corressi io "probabilmente è morta".
Mi accorsi che l'idea l'aveva rattristata, e cercai di generalizzare: "E' normale, sai, tutti gli animali prima o poi muoiono; anche noi. Tutti moriamo".

Lei mi ha guardato negli occhi: "ti sbagli papy: qualcuno sì, tutti no"

Lei era sul presente: se io e lei eravamo vivi, non era vero che tutti si muore.

Era la mia idea, che andava a sondare fatti futuri, non accaduti, ad essere sbagliata


venerdì 24 maggio 2013

Eredità


Vi è capitato mai, che uno vi dica: "Senti, questa cosa non mi serve più, te la regalo".
Viene da pensare: "Perbacco, che generosità ..."

Beh, se ci pensate, l'eredità è esattamente così.
Piuttosto meschino, non vi pare ?
Anche perché spesso si accompagna a sentimenti anche più brutti: "Te li sei tenuti stretti, eh ? Non mi hai mai dato nulla, eh ? Adesso che sei schiattato, è tutto mio"

Ti va di essere generoso ? Fallo finché sei vivo.
L'eredità è un atto meschino, che si spaccia per generoso, ma non lo è affatto,
io l'abolirei.

Uno dice: "sì, bravo, così rischio di morire in misera"
Se uno pensa così, vuol dire che non ha una gran opinione del destinatario del dono.
Però riconosco che potrebbe avere ragione.
Ma la soluzione c'è,
eccome.

Bisogna riscrivere il diritto di successione,
Completamente.
Fa solo danni
Basta pensare ai frazionamenti delle proprietà, che le rendono ingestibili.

Tutte le proprietà vadano ad un fondo destinato -guarda un po'- al sostentamento degli anziani.
Adesso le case di ricovero si finanziano con i soldi regionali del capitolo sanitario.
Assurdo.
La vecchiaia è un fenomeno naturale, non è un problema sanitario.
Il capitolo sanitario lo finanziamo noi, soprattutto i lavoratori.
E' invece giusto che sia finanziato dalle proprietà degli anziani, che lasciano quando muoiono.
E' cosa "loro", parlando di loro come categoria.
Deve restare a loro.

Se uno non riesce a goderlo, perché muore prima, lo useranno quelli che vivono più a lungo, ma sempre della stessa categoria !
Un erede ci tiene, per motivi affettivi ? Avrà un diritto di prelazione nella compravendita, o un diritto di riscatto, anche ad un prezzo particolarmente basso (ad es.: un quarto del valore di mercato).
Esente da imposte.
Se sono in più parenti a competere, o si accordano per la suddivisione, o viene dato a chi offre di più.

Avremmo migliorato il costo della spesa sanitaria
Risolto il problema finanziario dell'assistenza agli anziani.
Eliminato una prassi sociale moralmente discutibile.

Non siamo mica più in monarchia, o no ?

giovedì 16 maggio 2013

Beati voi


"beati i poveri di spirito"
oh bella, e chi sarebbero ?

Quelli che non ridono mai ? Potrebbe anche essere: mai sentito che Gesù ridesse.
Arrabbiarsi sì, ma ridere no, neanche scherzare.

oppure quelli un po' tonti.
Come dire: "Beato te, che non ti rendi conto che stiamo affondando"

Ma chi saranno veramente i poveri di spirito ?
Beh, quelli furbi, no; quelli nelle beatitudini non rientrano.
Ma neppure quelli troppo intelligenti.

Poveri noi, che dell'intelligenza stiamo facendo merito.
Andiamo a scuola fin da piccoli, per allenarci.
(invece di giocare)
Isoliamo quelli che non capiscono
Costruiamo congegni sempre più complessi, senza minimamente temere che un giorno possano sfuggire alla nostra comprensione, ed diventino fuori controllo.
Sviluppiamo modelli di comprensione dell'universo, che richiedono molti anni di studio, e di esercizio, per essere decifrati.
Impostiamo le nostre relazioni su un'entità virtuale -il denaro- che non può sopravvivere senza la matematica

Gesù ci commisera
Forse non ha tutti i torti

martedì 7 maggio 2013

Allenamento

Forse è solo un problema di “attenzione”

Per via che, in genere, facciamo bene una sola cosa per volta.

In cucina ?  
Una telefonata ti distrae, ed ecco la pentola sul fuoco brucia tutto.

Il tifo ?  
Una squadra è quella preferita, le altre sono avversari.

Il partito politico ?  
Casomai ti stanno sulle scatole tutti, ma se ne apprezzi uno, difficilmente ne apprezzi anche un secondo.

La gelosia ? 
Per forza: se compare la seconda donna,  avrai meno attenzioni per la prima.

“Avrai un solo dio”  ? 
Già: con due, uno verrebbe trascurato.

Può capitare perfino con i figli: al piccolino vuoi bene. 
Ovvio. 
Meno ovvio che spesso l'affetto per il compagno cala.
Nasce il secondo, ed ecco che il primo cominci a dimenticarlo.

La legge dell' “uno solo” sembra collegata alla nostra capacità di attenzione.

Ma, in effetti, si possano benissimo guardare più cose contemporaneamente; solo ci vuole un po' di allenamento.
Anche per ascoltare più discorsi contemporaneamente, è questione di allenamento.

Forse anche voler bene a tutti, è solo questione di allenamento.

Insomma: non teoria, ma pratica.

sabato 20 aprile 2013

Gioia

In queste settimane, mi sono occupato di api.

Mi hanno spiegato, con mio stupore, che quando sciamano, sono inoffensive.

Sarebbe così grande la gioia di creare la nuova famiglia, che di aggredirti non ci pensano nemmeno.

Quell'incredibile insieme ronzante di esserini viventi potresti anche accarezzarlo; se lo fai delicatamente, centinaia di pungiglioni resteranno nel fodero.

Come è facile sperimentare nella vita quotidiana, questo tipo di gioia è strettamente legata al processo riproduttivo.
Nel senso più ampio; anche nutrire ed accudire la prole, che chiamiamo “amore materno”, è più semplicemente: “gioia”.


"Bene" che si oppone (=ne è l'opposto) del "male"


Semplificando, il bene è gioia, e prosecuzione della specie: il tempo viene gabbato, grazie alla continua rigenerazione.

Il suo opposto è la fine naturale del tempo, e ci fa male”.

E' come se fosse stato un "principio di conservazione", ad aver messo a punto questo meccanismo premiante. 
Quello che ci fa operare per la prosecuzione della specie, ci pervade di gioia
Il resto ci delude.


Ecco perché sentiamo un gran bisogno che si torni a coltivare la gioia (togliendo terreno alla malvagità).
Mica per soddisfazione personale: è una concreta, drammatica necessità per il genere umano.


Peccato che, a leggere i quotidiani, si direbbe che il mondo si stia occupando di tutt'altro.

venerdì 29 marzo 2013

Delega

Come per il naufrago, che affida il messaggio alla bottiglia, per me internet è mare.
Tu che stai leggendo, ora sai che qualcuno sentiva l'urgenza di comunicare qualcosa.
(Innanzitutto, che c'era).
Tu ora puoi gettare il messaggio, o andare a vedere come va a finire, e leggere fino in fondo.
Chissà...

In questi giorni, i post sui blog, ed i relativi commenti, sembrano essere la frontiera della comunicazione.
Per Beppe sarebbe anche il massimo della democrazia.

Ho provato a gironzolare...
Ci si trova di fronte a post con diverse migliaia di commenti.
Una babele di sfoghi, spesso inseriti più volte, come al mercato il grido del venditore, che cerca in tutti i modi di attirare clienti.

Se questa è l'ultima tecnica di comunicazione, temo potrebbe essere l'ultima in tutti i sensi.

Eppure questi monologhi (o dialoghi asincroni) parlano, eccome
E spesso parlano di cose diverse, rispetto a quello che viene scritto.
Un esempio ?

Ho notato che gli scambi di messaggi hanno un centro di gravità
Ed è l'attuale crisi politica, con le diverse contrapposizioni che impediscono la formazione di un governo.
Quale che sia l'argomento del post, i commenti in gran numero scivolano su questo tema.
(io stesso, ora, ci sono cascato)
E via insulti, frasi ironiche, sbeffeggi, a non finire
Capite ?
Come se l'urgenza fosse... FARSI governare
Come se avessimo rinunciato ad essere autonomamente artefici del nostro futuro, ed affidassimo tutto ad una delega elettorale, neanche fossero il nostro angelo custode ("custodisci, reggi, governa me").
Come se dessimo per scontato che il cambiamento non compete a noi.

Te che leggi, per esempio, cosa farai adesso ?









lunedì 11 marzo 2013

Movimento

Ragazzi, c'ho messo un sacco di tempo, ma n'è valsa la pena.
Non vi dico i blog che ho passato, ed i post che mi sono letto, ma ora finalmente ho le idee chiare...

Calmi: adesso vi spiego

Allora, in fondo è facile: il PD è il partito democratico
Quello di grillo no.
Intendo dire, non è un partito: è un movimento
Lo dice la parola stessa: si muove sempre. Va a destra, a sinistra.
Non si sa mai di preciso dov'è
Per quello si fa fatica ad intervistarlo
Il partito è tutto diverso
Innanzitutto è partito
insomma: non c'è più, se n'è andato
E sì, il PD viene da lontano, e va lontano

Il PCI, me lo ricordo bene: falce e martello
Quello aveva le cellule, come un organismo superiore
Poi si è passati al regno vegetale: querce, olivi, fino arrivare al partito democratico
Talmente democratico, che nelle primarie ha invitato anche altri partiti
Beh, non troppi (i movimenti no... non sono mica partiti..)
Però potevano votare tutti
E difatti hanno votato un sacco di persone
Una bellezza
Sembrava la festa della Liberazione
Gli abbiamo dato l'elemosina
E ci siamo sentiti migliori

Poi ci siamo guardati bene attorno... macché: eravamo ancora quelli di prima

Il movimento, invece, quello è sempre in agitazione
Il finanziamento dei partiti non sa cosa farsene
Non è mica un partito lui, per chi l'avevate preso ?
Quando hanno delle spese, fanno tutto alla romana
era destino che finissero tutti a Roma

Il problema adesso è la fiducia
Daltronde, se Grillo non si fida, mica deve per forza dare la fiducia
La fiducia si da alle persone serie
Se è per quello, Bersani non ride mai
Monti ancora meno
(Berlusconi sì, o almeno lo faceva)
Ma si vede che non sono abbastanza seri
La fiducia è questione di pelle: mica si può costringere uno a darti la fiducia, se gli stai sulle scatole, no ?
Che poi Grillo non ha tanta fiducia neanche dei suoi
Li ha minacciati mica poco, se disobbediscono

Ma fa bene, perché adesso devono eleggere un sacco di presidenti
Che anche questa cosa qui, è veramente meravigliosa
Ma pensa che democrazia che c'abbiamo noi
I deputati ? li abbiamo scelti noi
E adesso loro si eleggono i presidenti, da soli
Incredibile, no ?
E' come se, a scuola, la maestra dice ai bambini "E adesso scegliete chi di voi fa il preside"
Sarebbe la stessa cosa, no ?
Tra preside e presidente, che differenza c'è ?
Un dente
Forse un canino, non so, su internet non c'era scritto

Ma torniamo alla fiducia.
A quanto pare, nel parlamento ci sono due camere
Niente di strano: ho scoperto che sono un sacco di persone da accomodare
Ecco, pare che puoi avere la fiducia in una camera, e non averla nell'altra
A me non sembra un gran problema: io starei in quella dove ho la fiducia, e gli altri che s'arrangino
Invece non si può
Le regole sono veramente ingegnose, e se non incastri tutti i tasselli, non hai vinto niente

Anzi, peggio ancora
ho letto che il presidente (quello nuovo) potrebbe anche sciorgliere il parlamento
Sinceramente a me, questo parlamento non è mai sembrato molto solido,
comunque "liquefarlo completamente" non dev'essere per nulla facile

...e tutto per via di questa gente sospettosa
che non vuole dare la fiducia a nessuno
Io me li vedo, tutti cupi, camminare su è giù per quelle sale meravigliose
sguardi bassi
Incrociarsi
uno allunga la mano per presentarsi
e l'altro risponde: "Non mi fido"...e tira dritto
Che brutta storia

Per i cardinali hanno fatto una regola più furba
li chiudono dentro
cum clave
e finché non si fidano tutti del nuovo papa, non escono
una volta, nel '500, hanno tolto anche la copertura del tetto
e allora sono andati subito d'amore e d'accordo

domenica 3 marzo 2013

Ripariamoci


Quand'ero piccolo, il mio divertimento preferito era smontare.
Vittima poteva essere un giocattolo, una sveglia, un piccolo elettrodomestico.
Ovviamente nel rimontarlo avanzava sempre qualche pezzo, per cui alla fine non era esattamente "come prima".
Però mi divertivo un sacco.

Più grande, ero diventato un po' più abile nella ricostruzione, ed ero spesso quello del: "Per favore, mi aggiusti...", ma continuavo a divertirmi...

Da adulto, ho avuto sempre meno tempo per questo passatempo, ma, a dir la verità, il gioco l'ho smesso solo perché...gli oggetti non sono più smontabili !
L'avete notato ?
Viti con la testa fatta apposta per non essere svitata; pezzi che possono essere montati solo da macchine; materiali talmente deboli da rompersi al primo sforzo; minuterie di formato bizzarro, che non troverai mai dal ferramenta... per non parlare dell'elettronica.
Sembra che i fabbricanti evitino la riparazione come la peste.
E noi ci siamo convinti che: "Non ha senso riparalo..." ...
...e ti ritrovi il sabato mattina, a fare viaggetti in discarica, per conferire oggetti che "non funzionano", dei quali sei ormai costretto a disfarti.
E lì trovi decine di tuoi compaesani, anche loro a gettare ogni ben di Dio.

Tutto bene ?
No

Prima di tutto, mi hanno tolto il mio maggiore divertimento.
E poi, dico, a quei poveretti che hanno lavorato per costruirlo, non dispiacerà un pochino che il loro prodotto venga gettato così ?
Parlo dei signori che hanno scavato in miniera i minerali per l'estrazione dei metalli; dei signori dell'impianto siderurgico che l'hanno lavorato; dei signori camionisti che l'hanno portato in giro da uno stabilimento all'altro; parlo di quei signori che hanno manovrato macchine, per trasformare i materiali, nell'oggetto funzionante.
Capite bene che potrei andare avanti un bel pezzo.
Magari qualcuno di loro s'è anche fatto male, in tutto questo trafficare.
C'era chi tossiva per il fumo, chi era assordato dal rumore, chi aveva il mal di schiena per la fatica...
Magari la paga che gli è stata data, non era neppure tanto alta.
E dopo tutto questo, noi glielo buttiamo via ?
Ma siamo matti ?

Eppure, non ci vorrebbe molto per cambiare questo andazzo.
Qualche normativa su come devono essere costruiti questi oggetti: standard sulle filettature delle viti; caratteristiche minime di robustezza dei componenti; obbligo di fornitura di parti di ricambio...

Dice: "Ma così gli oggetti costerebbero di più". Beh, se dura anche di più, sono soldi ben spesi
Dice: "Ma così la fabbrica ne produrrebbe meno".  Ok, ma guadagnando di più su ciascuno; per non parlare dei pezzi di ricambio
Dice: "Limiti la libertà delle imprese"

... e allora, il mio diritto a divertirmi, dove lo mettiamo ?




giovedì 28 febbraio 2013

Appello


Tutti preoccupati per il risultato elettorale.
Si da per scontato che i nostri rappresentanti (cioè centinaia di eletti), non riusciranno a mettersi d'accordo sulle cose da fare.

Perché ?
Siamo convinti che non abbiano a cuore l'Italia ?

Macché: questa convinzione deriva dalle parole che i capi-delegazione si sono detti in campagna elettorale.
Ma non sono mica loro che devono mettersi d'accordo
Sono gli eletti che devono mettersi d'accordo.
Né Grillo, né Bersani, né Berlusconi né nessun capo partito ha autorità su questo 

E gli eletti NON HANNO nessun obbligo, proprio verso nessuno: né verso di noi che li abbiamo eletti, e tanto meno verso i loro capi.

C'è scritto chiaramente nella Costituzione.
Queste sono le regole del gioco

Perché dobbiamo dare per scontato che ci deluderanno ?

Faccio un appello, a tutti gli eletti, con qualsiasi casacca: spolverate la buona volontà, e l'atteggiamento del "buon padre di famiglia"


  • Trovate i punti d'accordo
  • Trovate una squadra di persone che possa governare
  • Accettate che possa essere trasversale agli schieramenti
  • Dategli la fiducia
  • Sui singoli punti, votate secondo coscienza
  • Accettate le eventuali singole sconfitte, accettando le scelte della maggioranza, senza per questo rinnegare la squadra

E' questo che ci aspettiamo da voi
davvero tutti !
Fatelo per quelli che in questo momento, stanno soffrendo, e parecchio.
Dateci dimostrazione del cambiamento che avete promesso

mercoledì 20 febbraio 2013

State attenti


Votare è una figata.
Mamma mia: se penso a quando ero ragazzo: non vedevo l'ora di essere maggiorenne, per andare a votare.
E difatti è veramente una cosa incredibile: tutti quei signori potentissimi e pieni di soldi, non possono fare niente se non glielo dai tu il permesso.

Veramente da sballo !

Hanno perso mesi per mettersi d'accordo ? Macché: arrivi tu, e voti il micro partitino, e li sbaragli tutti: sarà proprio quello che farà le leggi, nomina il capo dello stato, nomina i presidenti delle camere, il presidente del consiglio, i servizi segreti; insomma, tutta la declinazione del potere la decidi tu.
Beh, tu, e tutti gli altri che come te votano.
Intendevo dire, noi.
Cioè noi, non loro.
Capito ? Non loro

Loro, poveretti, mendicano la nostra delega.

Mi fanno un po' di pena: per tanti di loro è in gioco il posto di lavoro.
Per non parlare della figuraccia: hanno spergiurato davanti a tutti che vinceranno, ma non è mica così: a decidere chi vince siamo noi.
L'ho detto: una vera figata !

Davvero un po' mi dispiace di dover deludere le aspettative di tanti bravi signori: se di deleghe ne avessi parecchie, ne darei un po' per ciascuno.
D'altronde, se loro sono disposti a fare la faticaccia di andare a Roma, fare tutte quelle riunioni lunghissime, scrivere quelle leggi complicatissime, litigare con i tedeschi, francesi (che poi neanche parlano italiano)...
No, no, perdinci: io non andrei al posto loro per nulla al mondo.

E' che purtroppo di voto ne ho uno solo: come faccio ad accontentarli tutti quanti ?
Ah, perbacco, una soluzione c'è.
Siccome siamo in tanti a votare, facciamo che uno vota uno di quei signori, un'altro ne vota uno diverso, e così via, così li accontentiamo tutti.
Siete d'accordo ?
Che poi non occorre che ve lo chieda, tanto lo farete lo stesso, anche se non ve lo chiedo.
Ah, adesso mi sento più tranquillo.

Però mi viene un dubbio.
E se per caso tra quei signori ci fosse qualche farabutto ? Ladri professionisti, che ci mettono le tasse, e poi il malloppo se lo spartiscono tra banditi ?
Oppure uno stupido, uno che va alle riunioni dei capi di stato a palpare il posteriore delle signore.
Oppure un ignorante, che non sa contare gli esodati, o che le leggi se le deve far scrivere da altri, perché non saprebbe da che parte cominciare...
Cavoli, quella sì che sarebbe una fregatura.
Questo proprio non ci voleva: il voto era una figata, ma come faccio ad essere sicuro di non sbagliare ?
Bisogna che sto attento
Beh, io ho già in mente qualcuno che non va assolutamente votato.
Ah, state attenti anche voi

sabato 19 gennaio 2013

Nuclei


Avete presente un nucleo ?
Vi è venuto in mente il nucleo atomico ?  Centro pesante dell'elemento materiale più piccolo.
Quello che trattiene gli elettroni, determinando la loro struttura, e -via via- tutta la chimica
Quello che fa un gran casino quando scoppia, per via dell'energia che racchiude.

No ?
Avete pensato ai nuclei di condensazione, quelli che favoriscono la formazione le goccioline di pioggia, o di grandine: infinitesimali, ma determinanti.
Oppure ai nuclei di cristallizzazione, dai quali parte spontaneamente la crescita del cristallo.

Io, l'altro giorno, pensavo ai nuclei familiari.
Non c'è poi una gran differenza: per quanto piccoli, custodiscono una incredibile vitalità, e sono il punto di partenza di manifestazioni vistose.

Ci pensavo per via del martellare, dei mezzi di informazione, sui matrimoni gay.
Il tema sembra fatto apposta per creare orrore, perché si inquina l'idea di famiglia, con un termine che richiama la perversione sessuale.

Ma la famiglia, cos'è?
Beh, appunto, è un   nucleo.
Un punto potente di attrazione di persone.

Immagina il caso di un papà, una mamma, e poi il loro figlio. Cosa sia il nucleo, è chiaro.
Se allo stesso tavolo mangiano quotidianamente anche due zie, fanno parte del nucleo ?
Forse qualcuno può dubitare, se invece di due zie, sono due persone senza parentela.
Ma se diciamo di sì, che quello è un nucleo (di interessi, di relazioni, di affetti, di protezione, di opportunità). allora quel nucleo resta tale, anche se papà e mamma dovessero -ad esempio- lasciare orfano il bambinello.
Non per legge, ma per buon senso, e certamente il giudice tutelare ne terrebbe conto.

Chi ha scritto la costituzione italiana, ha riservato un ruolo importante alla famiglia. 
Penso che l'abbia fatto perché si tratta del nucleo dove cresce la nazione, nel senso proprio della crescita umana, che ha bisogno di procreazione, alimentazione, protezione, affetti, e tutte quelle belle cose che sappiamo bene.

Ora si sa anche che non tutti i nuclei familiari mettono a disposizione tutto questo ben di Dio, e spesso la famiglia è luogo di soprusi e maltrattamenti; però chi ha scritto la costituzione italiana intendeva dare un vantaggio a tutti i nuclei, senza prevedere un esame preventivo di abilitazione. Se qualcuno poi abusasse di quel privilegio, sarebbe peggio per lui.

Allora, siccome i privilegi di cui stiamo parlando, sono concreti, io sarei favorevole ad estenderli a chiunque intende costituire un nucleo, soprattutto se questo nucleo cresce dei piccoli, e sarei molto attento a qualsiasi situazione di abuso.

Guai a chi predica bene, e razzola male.