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lunedì 25 giugno 2012

Stabile

Quando è un'edificio antico a crollare, io penso: "vabbé, peccato"
Ma quando è un edificio recente, diciamo, dopo il 24 giugno 1923, e ci restano sotto delle persone che credevano di essere al sicuro, io mi chiedo: "ma i calcoli, chi li ha fatti ?".


Perché in quell'estate del 1923, è stata emanata la legge che istituisce l'ordine degli ingegneri, dando autorità su "ogni funzione che contemperi gli interessi dello Stato e del cittadino, con i doveri ed i diritti dei professionisti".
E difatti, se tu sei solo un geometra, non puoi presentare progetti dove, ad esempio, usi il calcestruzzo, perché i calcoli non li sai fare, e devi chiedere "la firma" di un ingegnere iscritto all'albo.
Nel senso che l'Ordine garantisce che un professionista iscritto all'albo, i calcoli li sa fare.

E fin qui, tutto normale.

Dov'è -direte voi- il problema ?

Provate a seguire: sui giornali c'era scritto: "Gli edifici rispettavano la normativa, applicabile in quell'area, che era definita a basso rischio sismico".

Ma gli ingegneri sono tecnici o avvocati ?  Devono rispettare le leggi, o, prima di esse, devono conoscere le caratteristiche dei materiali, e dei manufatti ?

La norma che viene recepita nel provvedimento legislativo, e che tutti dobbiamo rispettare, non se l'è inventata il legislatore:  a lui l'ha suggerita un tecnico.

L'adozione di criteri antisismici, comporta un aumento di costo molto, molto piccolo, rispetto al rischio del crollo... perché diavolo i tecnici non si affrettano ad adeguare i criteri costruttivi  ?   
Anche nelle zone a basso rischio, il sisma prima o poi arriva.
Quando uno costruisce uno stabile, lo vuole "stabile", e non "a basso rischio di crollo" !

Quando hanno costruito la mia attuale abitazione, chiesi l'aggiunta di un interruttore, in una zona che a me pareva comoda.  "Non gliela posso fare" fu la risposta "perché è troppo vicina alla doccia".
Io non ci avevo pensato..
Il rischio di rimanere fulminati, con gli attuali impianti dotati obbligatoriamente di salvavita, è bassissimo, eppure quel tecnico mi ha imposto una norma di sicurezza, che io ho accettato di buon grado, ringraziandolo, perché lo faceva per la mia sicurezza.

Secondo me, addossare alla politica la responsabilità della normativa antisismica, dimenticando che i criteri costruttivi sono stabiliti da tecnici, è illogico, e fa parte dell'attuale clima, in cui i tecnici sono vergognosamente protetti, ed i politici lapidati.

Un "mea cupla" dell'ordine degli ingegneri l'avrei apprezzato davvero.
voi no ?

Ma forse la notizia più oscena, sull'argomento, è quella secondo cui ci dovremmo assicurare per il rischio sismico.   Lo Stato (cioè la nostra comunità) se ne lava le mani: ti devi arrangiare !
Crolla, secondo me, il concetto stesso di "Stato", che, secondo me, dovrebbe proteggere i cittadini, e prima di tutto quelli più sfortunati.
Ma vi immaginate quante scuse troveranno le compagnie di assicurazione, in caso di eventi di una certa entità ?  Le assicurazioni non hanno mai coperto rischi legati a catastrofi, proprio perché i rimborsi sarebbero troppo estesi. Un conto è la grandine, che fa strage su piccole strisce di territorio, un altro è un sisma, che può colpire, in pochi minuti, decine di migliaia di abitazioni ed edifici industriali.
Della serie: "intanto pagate,    dopo non avrete abbastanza lacrime per piangere ancora".

Forse la delega che abbiamo dato ai tecnici, esprime solo il nostro disinteresse per l'impegno civile; quello che, una volta, si chiamava "militanza".

giovedì 7 giugno 2012

Cavo


Poco fa il portatile non si connetteva, per via che il cavo di rete non era collegato bene.

Cavo ?

Alle volte, le parole mi stupiscono: perché mai chiamarlo "cavo" ? ... mica è un bucatino !

Chissà, forse "cavo", per via che ci devono passare gli elettroni, come i neutrini nel tunnel della Gelmini.

Se vi è capitato di vedere com'è fatto dentro, concorderete con me: non è per nulla cavo !

Dentro c'è del metallo;  materia compatta... talmente compatta che neppure la luce la penetra, e viene riflessa, con quel caratteristico luccichio ... metallico.  Meno "cavo" di così...!

Mi son fatto l'idea che quando un concetto ci sta troppo vicino, finisce che ne facciamo un uso improprio, ed, alla fine, ne abusiamo.

La cavità è sicuramente un concetto che ci assilla, e ci fa sbagliare.

Forse da quando vivevamo nelle grotte.
Vi siete mai chiesti come mai molte rappresentazioni della nascita di Gesù, tirano in ballo una grotta ?
Betlemme non è mica in montagna: se non c'era posto nelle camere, era normale accomodarsi in una stalla: che c'entra la grotta ?
Dalla mie parti, nel Veneto, troverete un sacco di rappresentazioni della Madonna, con una bella statuina a mani giunte, e tutte rigorosamente con attorno una grotta posticcia.  Ma di apparizioni ce ne sono state a centinaia, e la minima parte in una grotta...

La cavità ci attrae.

Guardando il cielo stellato, ci pare di essere in una cavità, con gli astri a confine;
la realtà è ben diversa.

La cavità, fa parte del nostro essere terreni: se vivessimo nel cielo, questo concetto ci sarebbe estraneo.

E, forse, la prova più evidente di questa circostanza, è quel termine, che neppure traduciamo: "caveau"

Il sarcofago del danaro

Quella stanza dove si entra solo conoscendo un codice

Dove tutto deve restare celato

Dove chiunque vorrebbe poter affondare le mani, come Paperon de Paperoni, e farci il bagno.


Cavità suona come gravità.
Mi sono fatto un'idea:  la cavità, risuona di toni gravi.

Beh, ma ora che il cavo di rete è collegato, questo post ve lo pubblico
e voi, me lo dite cosa vi ho fatto venire in mente ?