Alle volte penso a quante cose stiamo usando, che vent'anni fa neppure immaginavamo; telefoni cellulari, navigatori satellitari... e mi chiedo quante altre cose avremo tra venti anni, che adesso neanche immaginiamo. Tutte quelle cose, non sono state ancora inventate, ma stanno per esserlo.
E' come se fossimo sulla soglia, e chiunque potrebbe oltrepassarla.
Da piccolo, varcare una soglia era qualcosa di emozionante, perché accompagnata da un po' di incognita su quello che c'era nell'altra stanza. Se poi era buia, chiedevamo di essere accompagnati.
Capitava anche di sostare sulla soglia (ed i grandi brontolavano, perché eravamo di impiccio) come per essere un poco nella nuova stanza, ma non del tutto, e non perdere la possibilità di ritirarsi.
Ma, come il paracadutista sul portellone ... non si può stare sulla soglia a lungo.
Ogni istante è una soglia che si varca, per entrare nell'istante successivo, e veramente di quell'istante crediamo di sapere quasi tutto ... e veramente spesso c'è qualcosa di inaspettabile, che ci aspetta.
"Uffa" direte "adesso questo ci parla del Destino". No, no ... questo un'altra volta.
Restiamo in tema "invenzioni": è come se le cose che verranno scoperte in questi anni, fossero lì già pronte, in attesa di essere scoperte, e che la scoperta viene fatta finalmente solo in quei momenti particolarmente rari e favorevoli, in cui lo scopritore allarga lo sguardo, e finalmente riconosce la cosa nuova, che era lì da un pezzo, ma nessuno la vedeva.
Già: uno può cercare subito di capire cosa c'è di nuovo, o fare finta di non vederlo. Sta a noi. La paura dell'incognita spesso ci tira indietro, la paura di apparire controcorrente, di passar per fesso, uno che perde tempo.
Ma il peggio è, che pensiamo che le invenzioni riguardino solo la scienza, e la tecnologia, mentre ci sarebbe un gran bisogno di inventare nuovi metodi di convivenza, scoprire le regole dell'equilibrio e della reciprocità: "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" è un teorema ancora da dimostrare.
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