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lunedì 31 dicembre 2012

Gemma


Uno dei motti di mio padre, che mi è rimasto per molto tempo oscuro, fa più o meno così "Ciascun del tronco ne abbiamo un ramo".
Aveva a che fare con la somiglianza che abbiamo con i nostri genitori
Tu, che stai leggendo, lo conoscevi ?

Questa somiglianza appare più agli altri che a noi, che magari dei nostri genitori notiamo più quello che non vorremmo essere.
La critica ai genitori, che una volta si chiamava "contestazione", è tutt'ora molto praticata, e sembra essere una tecnica di liberazione suggerita con gran facilità da coloro che -a pagamento- ti dovrebbero alleggerire il peso del vivere quotidiano (ma principalmente alleggeriscono il portafoglio).

Così spesso non fa piacere riflettere sulle somiglianze.

Però io credo che questa continuità sia importante, perché non riguarda solo noi  con i nostri avi, ma anche i nostri fratelli, ed i nostri figli.

La ripetizione di certe caratteristiche comunque non è un cerchio che si chiude, ma piuttosto una spirale che si allarga, ed il bello è che ad ogni giro percorre sempre spazi diversi.

Quest'anno che finisce, e la gemma del nuovo anno che spunterà tra poche ore, fanno parte dello stesso tronco.

Ma tronco e ramo sono due parti - una più vecchia e l'altra più giovane - con funzione di servizio alla pianta, come lo sono le foglie, i fiori ed i frutti.
Ma forse né il tronco, né il ramo sono consapevoli del frutto che verrà.
Quale sarà -a maturazione- il nostro frutto ?
Come andremo ad utilizzare, questi prossimi 365 giorni ? Queste 8.760 ore ? Questi 525.600 minuti ?

Quasi quasi ci dormo sopra: la notte porta consiglio

lunedì 17 dicembre 2012

Soccorso


Hanno fatto una legge che ti punisce, se non soccorri un animale ferito.

Bello, no ?

Ricordo ancora quella notte che vidi una gallina bianca sul ciglio della strada.
Se fosse morente, o defunta, non so, perché non mi fermai.

Oggi sarebbe un reato.

Poco dopo ne vidi un'altra: nella notte, bianche com'erano, illuminate dai proiettori erano visibilissime.
E subito dopo ancora due, e poi altre ancora: "Cavoli, che succede ?" mi sono chiesto.
Finché non ho raggiunto il camion.
Era carico con decine di cestoni - ne avrete notati sicuramente anche voi, di simili - pieni di galline, come quelle che avevo visto sull'asfalto.
Tutti stipati di galline, eccetto uno, che aveva lo sportellino aperto, e che ormai era vuoto.


  • Ricapitoliamo: non soccorrere la gallina sull'asfalto è un reato.
  • Trasportarle in quel modo, per macellarle, invece no.

Ok: basta mettersi d'accordo, no ?

Costruire, e fare commercio delle mine che hanno ucciso proprio oggi 25 bambine in Afganistan, no, non è un reato.
Ignorare, e lasciar morire di fame decine di migliaia di bambini (3 ogni secondo), ogni giorno, no, non è un reato.
L'elenco potrebbe essere lungo...
A voi non sembra una incredibile ipocrisia ?

Poi mi è capitato sotto gli occhi, un articolo sulla  «patatona» Toutatis, l'asteroide 4179 che è passato mercoledì scorso, ad una distanza da noi, pari a 18 volte la distanza Terra-Luna.
Ho approfondito un po' la notizia, ed ho trovato che Toutatis è stato fotografato da un satellite cinese, a 3 km di distanza...
Voi, quest'ultimo particolare, lo avete visto sulle prime pagine ?
Chi di voi è al corrente dei progressi della Cina in astronautica ?

Allora, forse, non è ipocrisia, ma piuttosto una accurata selezione.

Leggi da fare, informazioni da diffondere, idee che ci dovremmo formare, visione del mondo, e di noi stessi, che dobbiamo avere.
Per la stabilità.
Stabilità ? Ma cos'è la stabilità ?

E la stabilità, è lo status quo. Cioè il nostro equilibrio squilibrato, che riserva grossi privilegi a pochissime persone.
Gli altri devono starsene buoni, sotto la minaccia che uno squilibrio peggiori le loro condizioni di vita.
E sentirsi buoni, perché soccorrono un gatto.

mercoledì 5 dicembre 2012

Estinzione


Il nostro animale domestico, in questo periodo, è una piccola tartaruga.
Che, per la verità, non è molto di compagnia, per via del letargo.
Ha ritirato le sporgenze (zampe, capino) ed aspetta fiduciosa, immobile, il tepore della primavera.

Se mi guardo attorno, un sacco di esseri viventi fanno come lei; senza andare in cerca del solito orso, molti alberi, in questo momento, stanno riposando, e si direbbe stiano benone.

Anch'io, che di solito dormo poco (penso che sia per via dei capelli bianchi), con questo freddo mi ritrovo a pisolare volentieri.

Chissà...
forse, quando, nudi, vivevamo nelle grotte, passavamo anche noi un bel periodo di letargo.

Se trovo quello che ci ha fatto perdere quell'abitudine...

Ora le ferie le facciamo in estate, che sarebbe il periodo meno adatto per riposare.
E difatti in ferie non ci riposiamo affatto...

A pensarci meglio, si direbbe che non ci riposiamo mai un gran che.
Con la disoccupazione al 30%, invece ripartirci le poche cose da fare, ci ripartiamo la sofferenza di lavorare troppo (qualcuno), e di stare senza reddito (gli altri).

Non è masochismo ?
Non so voi, ma io mi sto facendo l'idea che non ci vogliamo un gran che bene, noi, proprio per nulla...
Come se il nostro limite fosse quello, prima ancora di volerci bene l'un l'altro...

Vi siete chiesti come mai ?
  • Paura di essere sopraffatti nel sonno ?
  • Paura di non svegliarci ?
  • Paura di risvegliarci in un ambiente ostile ?

L'unico che sembra non avere paura, è il nostro Parlamento, caduto da mesi in letargo pre-elettorale.
In questo caso, credo, l'estinzione non sarebbe un gran danno...

giovedì 29 novembre 2012

Lavoro

All'ILVA, a Taranto, da una parte della bilancia c'è la salute, dall'altra il lavoro.
Tutt'e due oggettivamente importanti, e riconosciuti tali dalla nostra Costituzione.

Che una Costituzione parli del lavoro, addirittura, come fondamentale per la Repubblica, potrebbe sembrare una stravaganza tutta italiana.
Come se tra i costituenti, si tollerasse l'animo artistico ed un po' bizzarro che spesso ci contraddistingue.

Mi sono chiesto: "ma cos'è, il lavoro ?"
Sarà deformazione professionale, ma sono partito dalla definizione
provate a seguirmi...

forza per spostamento


  • Cioè, se ti sposti senza sforzo, senza fatica, quello non è lavoro.
  • Se fatichi come un cane, contro un muro, e riesci a spostare nulla, quello non è lavoro.


La Fisica è sempre molto concreta, ma sul tema del lavoro, forse nasconde qualche altro significato.

Il lavoro, apparentemente, sembra non avere a che fare con il tempo: non importa quanto tempo ci metti per fare lo spostamento: il lavoro che fai è lo stesso, anche se ci metti un anno.
Ma come lo misuriamo lo spostamento ?
Beh: si guarda la posizione adesso, e dopo un po' la si controlla di nuovo.
Lo spostamento non è misurabile in un istante: ha bisogno di due istanti diversi.
L'indipendenza dal tempo, significa indifferenza (tanto o poco tempo, non importa), ma guai se il tempo non ci fosse.

Anche nelle Scritture, il lavoro è concomitante alla nascita del tempo: la conoscenza del "bene e del male", per l'umanità ha avuto almeno due conseguenze: la morte (il tempo individuale che si consuma, e poi finisce), e la fatica (il sudore del lavoro, come condizione perché il tempo individuale non finisca troppo rapidamente).

Che il tempo abbia a che fare con il lavoro, è ancora più evidente, se consideriamo il primo dei due fattori: la forza.
Per la forza non c'è altra definizione, che la capacità di cambiare la posizione di una massa (massa per accelerazione), ed esattamente, quanto rapidamente riesce a far acquisire velocità.

Che il lavoro, ed il tempo siano apparentati, è evidente soprattutto se consideriamo il lavoro degli altri, che viene remunerato proprio perché ci mettono il loro tempo.
E quel tempo, è la loro vita.
Forse per questo, per chi compera quel lavoro, potrebbe non sembrare strano, che anche la salute possa essere comprata.
In fin dei conti, è la stessa materia prima.

giovedì 15 novembre 2012

Cocci aguzzi


Chissà quante volte vi sarà successo: all'improvviso, quella strofa, faticosamente imparata a memoria da adolescente, ritorna in mente, 
o semplicemente in bocca.
A me è successo qualche giorno fa, mentre giocavo con Paola.

"cocci aguzzi di bottiglia"  ho ripetuto, tra me e me
"Cos'hai detto, Papi ?"

E siccome non me la ricordavo tutta, siamo andati in internet, e - dopo più di 40 anni - ho riletto con lei quella bella poesia tratta da "Ossi di Seppia".
E siccome non si capisce gran che di quello che dice, ho dovuto cercare delle spiegazioni.

L'immagine prepotente, non è la solitudine del meriggio, ma quei vetri taglienti, posti in cima al muro.

Piazzati lì, apparentemente a difesa.  In realtà, a testimonianza della diffidenza di uomini verso altri uomini, che a loro volta si atteggiano minacciosi.

Versi che parlano, infine, della cattiveria.

Quel muro da non valicare, ed il travaglio dell'uomo, sembrano avere delle similitudini.
Come a dire che l'uomo soffre per sua scelta.
Che i limiti alla sua libertà, se li è costruiti da sé.

Muri a Berlino, muri in Palestina, muri a Belfast, muri tra ricchi e poveri, muri tra privilegiati e sfortunati, tra immigrati e residenti, muri...
Chi li ha costruiti, li voleva invalicabili.

Costruiva qualcosa contrario alla natura (che sembra non poter far nulla per evitarlo), e  profondamente ingiusto.

Tutto questo, è successo qualche giorno fa.
Queste righe, le ho scritte qualche giorno fa.
Oggi, a Gaza si ammazzano veramente.

domenica 14 ottobre 2012

Lavorare tutti

La cosa più importante, sarebbe che tutti avessimo un lavoro.

Mica perché lo dice la Costituzione (dal punto di vista delle Istituzioni, sarebbe un fatto fondamentale), ma perché lo dice il buon senso, e per un sacco di motivi:

  • che senso ha che pochi sgobbino, ed altri si lamentino perché non trovano lavoro ?
  • che gettito può aspettarsi il fisco, da persone senza reddito ?
  • che stato d'animo può avere, uno che lavora, sapendo che deve mantenere uno che non lavora ?
  • che stato d'animo può avere, uno che ha dei talenti, ma non può esprimerli ?
  • come si può avere crescita, se lasciamo le persone a casa, a non fare nulla ?

se mi sforzo un po', ne troviamo altri 10 di argomenti, no ?

Eppure tutti gli intervento del governo Monti, hanno come effetto la riduzione delle persone impiegate.
Prendeteli uno per uno: tutti hanno come effetto la riduzione delle persone impiegate.

Qualcuno potrebbe dire: "fare occupazione, non è un compito del Governo, ma dell'iniziativa privata".
Potrei anche essere d'accordo, ma il governo Monti, non si sta limitando a "non fare nulla per creare occupazione"; sta varando provvedimenti (d'urgenza) che hanno come effetto la cessazione di contratti di lavoro.

Perché ?

Io non so dare una risposta.

A me, ogni tanto, capita di sbagliare strada
Alle volte lo faccio di proposito, in una città nuova, di girovagare, per capire se sono capace di ritrovarmi.
Così imbocco una strada, che mi sembra quella giusta, e dopo un po' mi accorgo che non va dove vorrei.
Allora torno indietro, e comincio a ricostruire, nella mente, la mappa del posto.

Questo lo faccio se sono da solo: se c'è qualcuno con me cerco di essere più prudente, perché a nessuno piace di sbagliare strada per colpa di altri.

Ma Monti era qui che ci voleva portare ?
L'ha capito che questa valanga di disoccupati non è la strada giusta ?
E noi, non stiamo perdonando un po' troppo al capo-comitiva ?

venerdì 28 settembre 2012

Vita media


La vita media si è allungata.

Per questo, la data in cui si va in pensione, ce la spostano continuamente in avanti.
Sembra quasi che uno resti giovane più a lungo, ma è davvero così ?

L'allungamento della vita, è forse dovuto al fatto che sono state eliminate le cause di malattia ?

Io ho qualche dubbio ...
... lo stile di vita, l'inquinamento, le sostanze nocive, hanno introdotto nuove cause di malattia; il nostro bisnonno era probabilmente più sano di noi, alla stessa età.
Però lui, quando si ammalava, aveva la possibilità del decesso, noi veniamo curati.

Di conseguenza, la gran quantità di interventi terapeutici, pesa sul bilancio statale; siccome i soldi sono quelli che sono, per la pensione bisogna aspettare un po' di più, rispetto a qualche tempo fa.

Quindi, l'allungamento della vita, lo trascorriamo lavorando più a lungo, ed ingoiando pillole.

Qualche medico, gentilmente, me lo spiega dove sta il vantaggio ?

mercoledì 5 settembre 2012

Fumo passivo

Aveva appena piovuto.
La macchina era parcheggiata poco distante.
Dai giardini a fianco, giungevano odori intensi...
forse fiori, ma appassiti dalla pioggia; anche odore di terra, o di certe cortecce bagnate.

Odori familiari, ma che noti di rado, solo quando l'acqua dal cielo ha fatto pulizia.

Decisi di prolungare la passeggiata.
Mi concentrai sulle sensazioni suscitate da quegli odori
Avrei voluto riconoscere le piante, ma non è affatto facile

C'era, ad esempio, anche l'odore di una cantina,
e quello della spazzatura del sacchetto, pronta per la raccolta del giorno dopo.
Qualcuno aveva lavato il pavimento mettendo della varecchinna nel secchio.
Da qualche parte avevano cucinato una minestra.

Sentivo anche, da finestre spalancate al fresco della serata estiva, voci che dicutevano,
asserivano...
chiamavano.

Gli alberi dei giardini, grati per la pioggia, ascoltavano muti, ma di certo ascoltavano.
Ed io, ascoltando con loro, ero come fratello.

Finché non è passata un'automobile.
Il suo rumore ha coperto tutto il resto, lasciando una scia persistente di odori di combustione, che per un po' l'hanno fatta da padroni.

Sono tornato alla mia, di automobile, e sono ripartito.
"Chissà" mi sono chiesto "se mai un giorno sarà considerato un diritto, l'ascoltare profuni, e rumori, e sarà considerata prepotenza l'uso dell'automobile,
come oggi il fumo passivo".

mercoledì 29 agosto 2012

Stampelle

Facendo certi lavori, su dei vecchi balconi, giorni fa, abbiamo scoperto un grosso bozzolo bianco.

Con un bastoncino lo abbiamo spostato su un'assicella di legno, per osservarlo meglio, e si è rivelato essere la culla di una miriade di minuscoli ragnetti, ciascuno più piccolo di un granello di zucchero.

Esposti alla luce del sole, gli esserini si sono subito agitati, e gradualmente sono usciti dal bozzolo.

Erano sicuramente diverse centinaia.

Raggiunta la parte inferiore dell'assicella (che era in ombra), sembrava di vedere un parco giochi, pieno di altalene, perché ciascuno si appendeva ad un filo invisibile, e se ne stava a penzolare nel vuoto.
Noi li vedevamo perché sapevamo che c'erano, altrimenti erano talmente in  miniatura, che sarebbero passati inosservati.

Lo scopo di quel penzolare, ci fu chiaro dopo poco, perchè i fili, toccandosi, si attaccavano, formando una rete, che i ragnetti presto perfezionarono, correndo avanti e indietro, fino a ricostruire, in pratica, il bozzolo originario, ma ora in un posto non esposto al sole.


Di fronte a quella esibizione, Paola ed io, spettatori, eravamo a bocca aperta.

  • Che intelligenza ci può stare, in esseri così minuscoli ?
  • Come hanno fatto a coordinare, tra di loro, l'operazione ?


Ma forse l'errore è cercare di interpretare quel fenomono (e, in generale, i fenomeni collettivi) con schemi celebrali.

  • Che intelligenza possiamo attribuire ad un cristallo ?  Nessuna ... eppure innumerevoli atomi si sono posizionati ordinatamente, come militari in una parata.  
  • Che coordinamento c'è stato, tra di loro, per evitare che il cristallo crescesse in modo anarchico, disordinato ?   Nessuno ... eppure ogni atomo ha aspettato il suo turno.

Forse intelligenza e comunicazione, sono dei surrogati, di cui abusiamo, perché abbiamo perso gli schemi naturali della crescita.

Noi abbiamo bisogno di quelle stampelle per camminare, e ci stupiamo se qualcuno può farne a meno.

Come di tante altre cose

mercoledì 25 luglio 2012

Topo arrabbiato


Dopo aver osservato a lungo il soffitto, Paola mi dice: "Lì c'è un topo arrabbiato".
"Topo ?" chiedo io, forse per prender tempo

"Con il cappello, non lo vedi ?"

Il soffitto era di una casa costruita qualche secolo fa, con decorazioni in stucco
La geometria centrale era grosso modo così:


Per la verità, una parte dell'ornamento, chissà quando, si era staccata, e mai ripristinata.

Si era ridotto a questo:



Ho avuto bisogno dell'aiuto di Paola, per riconoscere il topo arrabbiato:


Quando l'ho visto, mi sono detto: "cavoli, come mai non l'ho visto prima ?"

Il pistolotto sulle cose che potremmo vedere, e non vediamo, l'ho fatto altre volte, e non lo ripeto, però mi è venuto da pensare che il significato delle cose attiene più alla nostra esperienza, che non alle cose in sé.

Allora, ai nostri figli, bisognerebbe fargliele fare le esperienze giuste,
e spegnere la televisione.

lunedì 16 luglio 2012

Forse


Il termine "Particella di Dio" ha irritato molti, soprattutto perché frutto di una manomissione editoriale.
Ma, forse, dietro la bugia, ci può essere della verità. Magari "ingarbugliata".

Ho pensato:
"Chi si rivolge a Dio, si rivolge al cielo".
Quindi, volge le spalle alla Terra.

Se uno volge le spalle alla terra, da cosa vorrebbe allontanarsi ?

Si potrebbe dire: da quello che, nostro malgrado, ci attira.
Inesorabilmente.
Quello che rende così pesante il nostro incedere.
Insomma: la gravità.

Per tutto quello che significa...

  • la gravità è vigliacca: ti vince quando sei debole.
  • La gravità è inesorabile: non ti molla mai.
  • La gravità ci ricorda il nostro destino... sottoterra ...


Lo ammetto, parlare di cose, delle quali è  difficile fornire una prova, dà una certa ebbrezza, come potrebbe essere stato, per Icaro, volare.

Non vorrei fare la sua fine, per cui procedo con prudenza,
...provate a seguirni...

Nel cosmo, la gravità è vinta solo dalla rotazione.  Solo il movimento circolare neutralizza l'attrazione di gravità, e tutto quello che appare in equilibrio, ruota, inesorabilmente. E questo moto, apparentemente inutile, scandisce il tempo.

Mi seguite ancora ?


  • Un giro.. è passato un giorno.
  • Fa un giro la luna.. è passato un mese
  • Un giro più ampio.. è passato un anno.
  • Un'oscillazione atomica... pare sia tempo anche quella


Ma quello che è stato stanato, bosone o campo che sia, ha a che fare con la massa.
Inerziale, o gravitazionale, cambia poco.

L'elettrone è più facile, perché dei fenomeni elettrici abbiamo tutti ampi esempi.
Ma il bosone di Higgs, parla di massa, e la nostra esperienza fatica ad immaginare che un campo possa determinare la massa di una particella. Anzi.. ci avevano assicurato proprio il contrario, e noi, ingenui, ci abbiamo creduto.

"Campo gravitazionale"
Suvvia: non ha mai significato nulla: solo che gli oggetti con massa, quella che si oppone quando vuoi spostarli, acquistano velocità spontaneamente, e si corrono incontro.

Il campo di Higgs, forse, non va immaginato per nulla, ma solo usato per spiegare che c'è della massa, anche dove i nostri occhi non la vedono.

Ma la massa, nell'equilibrio più o meno precario che osserviamo, implica delle rotazioni.
E le rotazioni, abbiamo detto, sono la base del tempo.

Ed il tempo, cos'è ?




"Particella di Dio" ?

boh, per un credente, tutte le particelle sarebbero sue, mica solo quest'ultima...
Per uno materialista, è l'ennesima conferma, che la matematica può anticipare l'osservazione.

E questa non so se è una bella notizia.

Matematica è: regole coerenti.
Anche piuttosto astratte.

Che la natura segua scrupolosamente la coerenza, sembra dare il primato alla razionalità.

Ed è questo, che non mi sembra una bella notizia.
Perché l'approccio razionale ha portato allo sviluppo industriale, al progresso, ed infine (non so perché, ma lo testimonia l'esito) al consumismo ed all'individualismo attuali.
Che portano all'estraneazione,
alla rinuncia alle iniziative collettive.

Però, chissa, forse, in questo caso...

lunedì 25 giugno 2012

Stabile

Quando è un'edificio antico a crollare, io penso: "vabbé, peccato"
Ma quando è un edificio recente, diciamo, dopo il 24 giugno 1923, e ci restano sotto delle persone che credevano di essere al sicuro, io mi chiedo: "ma i calcoli, chi li ha fatti ?".


Perché in quell'estate del 1923, è stata emanata la legge che istituisce l'ordine degli ingegneri, dando autorità su "ogni funzione che contemperi gli interessi dello Stato e del cittadino, con i doveri ed i diritti dei professionisti".
E difatti, se tu sei solo un geometra, non puoi presentare progetti dove, ad esempio, usi il calcestruzzo, perché i calcoli non li sai fare, e devi chiedere "la firma" di un ingegnere iscritto all'albo.
Nel senso che l'Ordine garantisce che un professionista iscritto all'albo, i calcoli li sa fare.

E fin qui, tutto normale.

Dov'è -direte voi- il problema ?

Provate a seguire: sui giornali c'era scritto: "Gli edifici rispettavano la normativa, applicabile in quell'area, che era definita a basso rischio sismico".

Ma gli ingegneri sono tecnici o avvocati ?  Devono rispettare le leggi, o, prima di esse, devono conoscere le caratteristiche dei materiali, e dei manufatti ?

La norma che viene recepita nel provvedimento legislativo, e che tutti dobbiamo rispettare, non se l'è inventata il legislatore:  a lui l'ha suggerita un tecnico.

L'adozione di criteri antisismici, comporta un aumento di costo molto, molto piccolo, rispetto al rischio del crollo... perché diavolo i tecnici non si affrettano ad adeguare i criteri costruttivi  ?   
Anche nelle zone a basso rischio, il sisma prima o poi arriva.
Quando uno costruisce uno stabile, lo vuole "stabile", e non "a basso rischio di crollo" !

Quando hanno costruito la mia attuale abitazione, chiesi l'aggiunta di un interruttore, in una zona che a me pareva comoda.  "Non gliela posso fare" fu la risposta "perché è troppo vicina alla doccia".
Io non ci avevo pensato..
Il rischio di rimanere fulminati, con gli attuali impianti dotati obbligatoriamente di salvavita, è bassissimo, eppure quel tecnico mi ha imposto una norma di sicurezza, che io ho accettato di buon grado, ringraziandolo, perché lo faceva per la mia sicurezza.

Secondo me, addossare alla politica la responsabilità della normativa antisismica, dimenticando che i criteri costruttivi sono stabiliti da tecnici, è illogico, e fa parte dell'attuale clima, in cui i tecnici sono vergognosamente protetti, ed i politici lapidati.

Un "mea cupla" dell'ordine degli ingegneri l'avrei apprezzato davvero.
voi no ?

Ma forse la notizia più oscena, sull'argomento, è quella secondo cui ci dovremmo assicurare per il rischio sismico.   Lo Stato (cioè la nostra comunità) se ne lava le mani: ti devi arrangiare !
Crolla, secondo me, il concetto stesso di "Stato", che, secondo me, dovrebbe proteggere i cittadini, e prima di tutto quelli più sfortunati.
Ma vi immaginate quante scuse troveranno le compagnie di assicurazione, in caso di eventi di una certa entità ?  Le assicurazioni non hanno mai coperto rischi legati a catastrofi, proprio perché i rimborsi sarebbero troppo estesi. Un conto è la grandine, che fa strage su piccole strisce di territorio, un altro è un sisma, che può colpire, in pochi minuti, decine di migliaia di abitazioni ed edifici industriali.
Della serie: "intanto pagate,    dopo non avrete abbastanza lacrime per piangere ancora".

Forse la delega che abbiamo dato ai tecnici, esprime solo il nostro disinteresse per l'impegno civile; quello che, una volta, si chiamava "militanza".

giovedì 7 giugno 2012

Cavo


Poco fa il portatile non si connetteva, per via che il cavo di rete non era collegato bene.

Cavo ?

Alle volte, le parole mi stupiscono: perché mai chiamarlo "cavo" ? ... mica è un bucatino !

Chissà, forse "cavo", per via che ci devono passare gli elettroni, come i neutrini nel tunnel della Gelmini.

Se vi è capitato di vedere com'è fatto dentro, concorderete con me: non è per nulla cavo !

Dentro c'è del metallo;  materia compatta... talmente compatta che neppure la luce la penetra, e viene riflessa, con quel caratteristico luccichio ... metallico.  Meno "cavo" di così...!

Mi son fatto l'idea che quando un concetto ci sta troppo vicino, finisce che ne facciamo un uso improprio, ed, alla fine, ne abusiamo.

La cavità è sicuramente un concetto che ci assilla, e ci fa sbagliare.

Forse da quando vivevamo nelle grotte.
Vi siete mai chiesti come mai molte rappresentazioni della nascita di Gesù, tirano in ballo una grotta ?
Betlemme non è mica in montagna: se non c'era posto nelle camere, era normale accomodarsi in una stalla: che c'entra la grotta ?
Dalla mie parti, nel Veneto, troverete un sacco di rappresentazioni della Madonna, con una bella statuina a mani giunte, e tutte rigorosamente con attorno una grotta posticcia.  Ma di apparizioni ce ne sono state a centinaia, e la minima parte in una grotta...

La cavità ci attrae.

Guardando il cielo stellato, ci pare di essere in una cavità, con gli astri a confine;
la realtà è ben diversa.

La cavità, fa parte del nostro essere terreni: se vivessimo nel cielo, questo concetto ci sarebbe estraneo.

E, forse, la prova più evidente di questa circostanza, è quel termine, che neppure traduciamo: "caveau"

Il sarcofago del danaro

Quella stanza dove si entra solo conoscendo un codice

Dove tutto deve restare celato

Dove chiunque vorrebbe poter affondare le mani, come Paperon de Paperoni, e farci il bagno.


Cavità suona come gravità.
Mi sono fatto un'idea:  la cavità, risuona di toni gravi.

Beh, ma ora che il cavo di rete è collegato, questo post ve lo pubblico
e voi, me lo dite cosa vi ho fatto venire in mente ?

sabato 26 maggio 2012

Viandanti

Nel momento in cui riemergo dal sonno c'è sempre un po' di confusione, e spesso mi sveglio chiedendomi:

"Dove sono ?"

A me capita spesso, perché, per lavoro, dormo spesso in alberghi diversi, ma credo capiti anche a voi.
Me lo dite ?

Appena ho capito dove sono, ho capito anche cosa devo fare.

Penso che se mi ritrovassi in un posto inaspettato, la mia vita cambierebbe.
(alle volte avrei la tentazione di fingere di non capire dove sono, per ricominciare da capo)

La posizione nello spazio, è il nostro primo grado di libertà: nel tempo non ti puoi spostare liberamente, ma sulla terra sì, puoi andare dove vuoi.

O quasi.

In effetti, la mobilità è un'occasione mancata.

I nostri movimenti sono ripetitivi ("pendoliamo"), circolari, e ci riportano al punto di partenza.   Come il pistone nel cilindro, la cui espansione viene ingabbiata in un moto circolare, per generare energia, per gli scopi di qualcun'altro.

Quante volte, in ferie, ci siamo detti: "io resto qua", ma poi non lo facciamo.

Mi sono fatto questa idea:  bloccare, o rendere circolare il movimento, è un goffo tentativo per isolare il tempo.

  • Al pendolare gli anni passano, e neppure se ne accorge
  • Non ricominciamo da capo, perché sarebbe come far ripartire il timer
  • L'extracomunitario non deve entrare, perché tutto, qui, resti immutato


Ma il tempo passa ugualmente
ed il nostro istinto, è di viandanti

Dai, muoviamoci !

mercoledì 25 aprile 2012

Bela ciao



Questo l'ha scritto Paola, qualche giorno fa. Per passare il tempo, a scuola, durante un'ora passata in una classe che non era la sua.  La sua maestra era malata, e l'organico disponibile non consentiva l'organizzazione di una supplenza.

Chissà come mai le è venuta in mente proprio questa canzoncina.
Forse a Paola questo partigiano, morto per la libertà, sta simpatico.
Forse è ben lontana dal pensare che si trattava anche della sua, di libertà.

Oggi, alla radio, hanno letto delle lettere di partigiani, scritte poco prima di morire.
Poco prima di morire per la libertà mia, per la libertà della Paola, e anche per la tua, che mi stai leggendo.

Tanto diverse tra di loro, queste lettere, ma tutte uguali per un dettaglio: una persona a cui scrivere, a cui si è legati da un sentimento forte, a cui è difficile spiegare perché ha senso morire per la libertà di qualcun'altro.

Che poi, magari, ne farà un uso trasandato.

Per me, libertà, è pensare con la propria testa
dire quello che si pensa
non trovare strade sbarrate
poter lavorare
poter studiare
avere cure quando siamo malati
avere assistenza quando siamo vecchi, e non possiamo badare a noi stessi

è un'organizzazione sociale umana, ragionevole e rispettosa.
Per il partigiano, era chiaro quale fosse l'ostacolo al buon governo.
Oggi lo è molto meno



venerdì 20 aprile 2012

Gratis

Stamattina, sulla boccetta dello shampoo, ho notato la scritta: “20% gratis”.

Beh, mi è venuto in mente mio padre, quando commentava:  “Gratis, et amore Dei”.
Allora mi sono reso conto che:  “Gratis”, viene da “Gratiis”, cioè  “per grazia di”…  
Perbacco: gratis = bello.
Ovvio, no ?

Le tre Grazie, erano tre bellissime donne.   La grazia ce l’ha chi si rivolge a noi gentilmente.  I cuccioli sono “graziosi”, che so, anche i fiorellini: non c’è dubbio…  grazioso è qualcosa di bello,  di gioioso, amorevole.

Quindi sulla boccetta c'era scritto:  “questo 20% di shampoo te lo do, perché è bello così”

Boh

Io non ho travato nulla di grazioso in quel 20% di shampoo; voi sì ?
Peraltro l'avevo pagato regolarmente alla cassa (avrei accettato volentieri solo l’omaggio, ma non si poteva staccare dal resto, che purtroppo era a pagamento).

Ecco un altro chiaro esempio, della piaga della falsificazione della parole, che, secondo me, affligge la nostra epoca.

Gratis è non chiedere nulla in cambio, fare qualcosa solo perché “è bello”.  Viene in mente la madre, che si sobbarca la gestazione, il parto, e lo svezzamento dei figli:  l’unica ricompensa è la bellezza della creatura che viene al mondo, e la gioia di volergli bene.
Gratuità è l’antitesi dei principi economici.
L'economia è basata sullo scambio; per agevolare lo scambio sia arriva a virtualizzare la contropartita, inventando il danaro.

Con il denaro il tempo irrompe nella logica dello scambio. 
Il gesto si scompone in due momenti, che avvengono in tempi diversi:  vendo "A" e guadagno danaro; uso quel danaro per comprare "B": lo scambio è tra "A" e "B", ma è scomposto in diversi istanti.  Il tempo che intercorre tra i due momenti, rappresenta l’accumulazione di una potenzialità, e quella accumulazione si materializza nel danaro.
L’arroganza luciferina, sta nel fatto che diamo un valore fondativo a quella accumulazione, e costruiamo tutte le regole di convivenza, su qualcosa che non è nulla di più che una tecnica dilatoria. Come se il tempo ci appartenesse.


Nulla a che fare con la gratuità, che è un gesto d’amore, e per sua natura sta fuori dal tempo ("un diamante è per sempre", secondo me, è uno slogan efficace, anche perché richiama l'a-temporalità dell'amore, in compensazione di una spesa elevata, che a nessuno piacerebbe ripertere). 
Ma quando torneremo a fare qualcosa, solo perché è bello ?

mercoledì 28 marzo 2012

Miss


Quando andavo a scuola, per prima cosa c'era l'appello.
Non era per vedere chi c'era, ma chi mancava.
Evidentemente era più importante annotare l'assenza, che la presenza.

Strano no ?   L'importante dovrebbe essere chi ha partecipato.
Noi però, al fatto di esserci diamo poco peso, forse perché, ovunque andiamo, siamo sempre presenti...

Eppure, statisticamente, la nostra assenza è l'evento più frequente, e quindi noi daremmo poco peso all'evento (la presenza) più raro, quello che ci dovrebbe far esclamare: "evviva ! Capperi, io c'ero !"
Non lo trovate paradossale ?

La nostra assenza è di gran lunga l'evento più frequente.
Innanzitutto, perché non riusciamo ad essere in ogni luogo (qualche politico dà l'impressione che ci stia provando, ma per fortuna è solo un'impressione)...
E poi perché la nostra presenza, sulla scala dei tempi, è poco più di un attimo.

Tra non molto saranno pochi a ricordarsi di noi, e lo faranno a fatica.
Qualcuno glielo dovrebbe dire, allora, di non farlo quello sforzo, che è del tutto inutile.

A qualcuno la mancanza fa tristezza, é rimpianto di cose non fatte, o desiderio struggente di fare rewind, per tornare al tempo passato.
Per entrambe le cose non c'è soluzione, quindi la tristezza è del tutto immotivata.

Però l'assenza potrebbe anche creare un desiderio, l'attesa di un ritorno, che immaginiamo gioioso.
E questo magari è possibile (soprattutto se ci accontentiamo di qualcuno che gli assomiglia), e l'intensità del desiderio, farebbe promettere bene.

Così - forse - l'assenza, dovrebbe essere uno stato d'animo da coltivare con cura, per gli aspetti positivi che, in qualche modo, l'accompagna.

Come l'assenza di Berlusconi

martedì 20 marzo 2012

Primavera

Sta arrivando la primavera.
Direte: "Che novità"
Eppure fa sempre un certo effetto, a voi no ?


Questa pioggerellina, il terreno che se la beve, le giornate che si allungano...

Se fosse la 58^ volta che vedo lo stesso film, direi: "Cha barba"
Ma questo film della Natura, è sempre piacevole.
Gli interpreti, è vero, magari stufano un po', ma la regia è grandiosa.

E poi, chi sa se l'anno prossimo si replica.

lunedì 5 marzo 2012

Pandolo

Dai, forse è arrivato il momento di cambiare la legge elettorale.

Però ho l’impressione che, come il solito, si perdano in dettagli incomprensibili, per non affrontare i pochi punti fondamentali:

  • Tutti devono poter votare, e tutti i voti devono essere ugualmente importanti (cosa vuol dire “sbarramento” ?  Che l’opinione di quegli elettori non conta nulla?);
  • Tutti devono sapere chi stanno eleggendo (non vogliamo vedere la stessa faccia in centinaia di circoscrizioni: mica puoi essere eletto cento volte !  Te ne scegli una, e lasci stare le altre);
  • Proibito candidare gente straricca (cosa possono capire dei problemi degli altri ?);
  • Proibito rieleggere chichessia (sei stato bravo ? potrai essere arruolato come funzionario);
  • Proibito eleggere commercialisti, avvocati ed azzeccagarbugli;
  • Proibito eleggere furfanti (cioè una persona che il giudice ha considerato tale, ed ha condannato).
A noi, del metodo tedesco o francese interessa poco, purché venga fuori un parlamento di gente per bene, che rifletta le diversità nostre;  gente motivata a far bella figura.
Dice "Ma c'è il problema della governabilità"...
Spesso i giornalisti fanno un gran minestrone: le regole della governabilità, e quelle della rappresentanza mica devono essere le stesse ! 
La legge elettorale riguarda la rappresentanza.
Se poi, vogliamo stabilire che un Presidente del consiglio resta in carica almeno 3 anni, caschi il mondo, facciamolo pure. Ma chi l'ha detto che un Presidente, per governare, deve per forza fare nuove leggi ?   Innanzitutto deve rispettare le leggi che già ci sono.  E poi, se fa solo leggi per sé stesso, è sacrosanto che il Parlamento non gliele approvi.
Starà lì, come un pandolo, condannato a governare, a meno che non decida di togliere il disturbo.
Come qualcuno ha fatto recentemente.

mercoledì 8 febbraio 2012

Salva con nome

“Salva” è una funzione presente in quasi tutti i programmi per i calcolatori.

Vuol dire che adesso è in pericolo, e devi mettere il tuo lavoro in un luogo più sicuro.


A te magari non sembrava, ma se te lo dicono loro, sarà vero...


Quindi lo salvi, e -di solito- devi anche dargli un nome

...per via che, dopo, devi poterlo ritrovare.

Il nome resta nella tua memoria...

Se perdi il nome, il tuo salvataggio non conta nulla, perché non riesci a ritrovarlo,

oppure, se per puro caso ci capiti sopra, non lo riconosci.


Il tuo lavoro, quindi, è in effetti affidato alla tua memoria, però "compresso" in un nome

Quel nome, sarà la chiave per ritrovarlo.


Ma la nostra memoria, è un luogo sicuro ? (la mia di sicuro no...)

Dove la salviamo, la nostra memoria ?

Facile: mettiamo tutti i nomi in un elenco... così poi abbiamo un sacco di bei nomi, che salviamo con nome, e basta che ci ricordiamo solo quel nome lì, perché quello è il nome che contiene l'elenco dei nomi.

Oh, attenzione, se ce lo dimentichiamo siamo fritti.

Ma non ce lo dimenticheremo: lo mettiamo lì, di fronte al naso... impossibile non vederlo.

A posto !

Quando cerchiamo qualcosa, guardiamo nella direzione del naso, nel desktop, ed ecco l'elenco dei nomi.

Guarda guarda...

Cavoli, sono proprio tanti...

Quante cose che abbiamo salvato, eh ?

Come facciamo a sapere qual'è quella che stiamo cercando ?

Basta ricordarsi, no ?


Ma allora, dov’è stata fatta - veramente - la memorizzazione, sul file salvato, o nella mia mente ?



Mi sono fatto l’idea, che alla fine, tutti i significati sono inesorabilmente ficcati nella nostra mente. E, bene o male, sono legati a dei nomi.

...o verbi

..o parole

E allora...

  • preservare i significati, non lasciarli corrompere, sarebbe un impegno sociale.
  • chi mistifica, e spaccia significati falsi, sarebbe un asociale.
  • Tradire il nome di una cosa, andrebbe elencato tra i peccati capitali.


Qualche esempio ?

  • "Compound" ? Boh, a me, quella di Bin Laden sembrava una villetta, una villetta con una mura alta, come tante dalle nostre parti. Poi l'hanno chiamata "bunker". A me i bunker ricordano quelle costruzioni di cemento, come tombe, fatte per sopportare i bombardamenti , con piccole feritoie dove far uscire la canna del fucile.

ma lì non c'erano fucili, non c'era calcestruzzo, solo un povero sfigato, come potevo essere io, che guardava la TV, forse in ciabatte. Pericoloso per le idee che aveva, e per il fatto che le diffondeva

Perché confondere la realtà, con nomi che allontanano dalla realtà ?

  • Quelle come Ruby, le hanno chiamate “escort”. Una che fa sesso dietro compenso in danaro, si chiamerebbe prostituta, no ? Mica per fare i pignoli...
  • Decreto "Salva Italia". E’ stato semplicemente un rastrellamento di danaro, per darlo a quelli che si aspettano di incassare più soldi di quanti ne hanno prestati. Se non ci fossero stati da pagare gli interessi sul debito, mica bisognava alzare l'IVA ... o no ?


Però adesso questo post lo salvo, prima di perdere tutto

e - se potete - salvatevi anche voi

mercoledì 25 gennaio 2012

Gente

In questi giorni, al Festival della scienza di Roma, è andato di scena il tempo.

Chiamarla “dimensione” mi suona un imbroglio, ...un tentativo di confonderla con le dimensioni dello spazio. Il tempo è profondamente diverso.

Se avete letto altri post di questo blog, sapete che a me il tema appassiona … e vi vorrei raccontare cosa mi è venuto in mente.

Prima differenza: "Nello spazio, se vuoi, torni indietro... nel tempo no…"
Ben noto.
Ma forse non è ancora l’aspetto più caratteristico del tempo.

Il suo aspetto fondamentale, secondo me, non è il fatto di andare in un solo verso, ma la sua varianza rispetto al numero.

Provo a spiegarmi.
Prendi il tempo individuale. Indubbiamente la sua caratteristica principale, è che si restringe.

Sulla durata (lungo o breve) è soggettivo (Einstein direbbe “relativo”), ma che si consumi è innegabile.
Io difficilmente arrivo alle estreme conclusioni di questa evidenza (se lo facessi, sarei anarchico), ma ogni istante che passa é perso definitivamente.
L’insieme delle possibilità, ad ogni istante, si riduce.

Ma questo è vero solo per il tempo individuale. La moltitudine cambia la prospettiva, e la fine di un singolo individuo, è compensata dalla nascita di altri, e l’organizzazione (cioè in costituirsi in “organo”) fornisce una nuova identità, e per questo insieme il tempo può espandersi.

Il tempo, che singolarmente si stava inesorabilmente restringendo, viene preso d’assalto dalla moltitudine, che lo colonizza, e sembra imporre la direzione vitale della crescita (“La vita va avanti” si borbotta nei funerali).

Che questa crescita abbia poi la sua parabola discendente, poco importa, perché ogni organismo si può strutturare in organismi più estesi, ed il tempo può essere gabbato ancora.

Senza dubbio, il merito della vittoria delle moltitudini sul tempo, sta nel meccanismo della nascita.
Senza questo meccanismo, la moltitudine più tecnologica del mondo non sopravviverebbe più di una generazione.

Ed anche di questa evidenza, sembra esserci poca consapevolezza: ci fanno combattere la guerra contro lo spread, quando rischiamo di perdere la battaglia contro il tempo. Parliamo di diritti della persona, mentre è la gente che conta. Ci focalizziamo su di noi, come individuo, mentre ci può essere futuro solo come collettività.

Gente, dai che siamo forti !