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martedì 13 dicembre 2011

Custode

Da piccoli ce la facevano ripetere prima di dormire: “Angelo di Dio, che sei il mio custode”... ed a noi piaceva, perché era breve.

L'angelo non lo potevi vedere, ma sentire... Un'esperienza extrasensoriale a portata di mano... a me l'idea faceva anche un po' paura, ed oscillavo tra il desiderio che questo benedetto essere si manifestasse, ed il terrore che lo facesse veramente.

Adesso che gli angeli sembrano scomparsi del tutto, quella preghiera mi sembra un'antico cesello; un’opera cartesiana, in cui nessuna parola sembra lasciata al caso.

  • “Illumina”: dunque è questo il primo problema… il buio pesto, che ci fa andare a tentoni. A pensarci bene, quanti errori, che, “con il senno di poi”, potevamo evitare. E quanti, probabilmente, ne stiamo facendo tuttora, senza vederli.
  • “Custodisci”: vuol dire che siamo a rischio. Presa alla lettera, ci sarebbe chi vuole violarci, o –quanto meno- c’è il rischio che ci disperdiamo, e di noi non resti nulla.
  • “Reggi”: una bella botta alla nostra autostima. Come dire che non saremmo neppure in grado di star ritti da soli.

Dura da ammettere... ma quante conferme, a queste interpretazioni...

  • “Governa”: sarebbe la nave che va governata, per farla arrivare al porto. Quindi noi saremmo una nave senza timoniere, che viaggia allegramente, con le vele gonfie, ma non sa dove sta andando.

Impossibile negare anche questa evidenza.

  • “Che ti fui affidato dalla Pietà Celeste”: il nostro angelo sarebbe solo il custode. E non per sua generosità. Lui non avrebbe particolari sentimenti verso di noi: solo un compito preciso. Noi, invece, staremmo a cuore a qualcuno, che però non avrebbe la possibilità di operare in prima persona.
Come quegli emigranti che mandano la rimessa ai propri cari, troppo lontani per essere raggiunti direttamente.

Questa distanza, tra Dio e noi, colmata solo attraverso messaggeri, o intermediari (come l’ “avvocata nostra”), parla chiaramente della nostra solitudine.

Del senso di mancanza.

Anche se, in genere, non sapremmo dire esattamente cosa ci manca,
...ma qualcosa ci manca.
Tentiamo di colmare la voragine, con il consumo, e restiamo -inesorabilmente- insoddisfatti.

Nel mio primo libro di economia, nel primo capitolo, c'era scritto che "i bisogni dell'uomo sono infiniti". "E allora", chiesi al professore, "perché affaticarci tanto per soddisfarli ?"
Non mi rispose.

Si avvicina Natale, e l'apparizione di un'angioletto, magari sorridente, con un lieto annuncio, sarebbe proprio indicata.

Te che fai finta di niente, lì dietro, che ne dici ?

sabato 3 dicembre 2011

Sacrifizi

Adesso ce li chiedono in coro, come se fosse: “solo per questa volta”

… ma i sacrifici hanno accompagnato tutta la nostra storia

…e, francamente, non hanno mai portato fortuna.


Ricordate Caino ed Abele ? L’istinto omicida è scattato dopo dei sacrifici.

Quello di Caino sembrava sgradito al Cielo.

Abele comunque bruciava animali, mentre Caino solo fascine... oggi si direbbe: “concorrenza sleale”. Il sacrificio, Abele, lo faceva fare alla bestia, mica lo faceva lui


Nei sacrifici, di solito, chi si sacrifica è vittima, spesso inconsapevole, il più delle volte, inutile.


Quelli di Monti, sono sacrifici per il Dio Finanza.

Che, indubbiamente, è un Dio cattivo, e temo resterà insoddisfatto…

…e chissà se dovremo vedere ancora gli effetti dell’istinto di Caino.


Io credo sia sbagliato focalizzare sui sacrifici.


Mi sono fatto questa idea: fare sacrifici, costretti dalla paura, è una situazione da evitare, che porta solo altre disgrazie.


Basta con i sacrifici: abroghiamo la parola !

Ci sarà bene, nelle possibilità future, qualcosa di interessante, che giustifica la “colletta collettiva” che saremo chiamati a fare…

Ci dicessero di essere contenti e soddisfatti, non sarebbe meglio ? Ci aiutassero ad essere veramente più contenti, e soddisfatti, svegliandoci dall'ipnosi collettiva del consumismo, non sarebbe bello ?


Facciamo una festa, vogliamoci più bene, smettiamo di fare gli stupidi


Andrà tutto meglio