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domenica 28 dicembre 2008

Fiducia

La sera della vigilia, qualcuno di noi ebbe l'idea di fare una sorpresa ai bambini, fingendo l'arrivo di Babbo Natale. Raccogliemmo tutti i doni in una carriola ... uno si travestì ... baffi e barba bianca, e cominciammo la messa in scena: “Avete sentito ? Forse c'è qualcuno fuori in giardino...” … tutti a guardare fuori dalla porta finestra, ed ecco comparire nel buio, tutto vestito di rosso, un Babbo Natale che si sbraccia festoso, fra le esclamazioni di tutti.

Noi avevamo saputo dell'iniziativa all'ultimo momento, ed i pacchettini li avevamo preparati in casa, così Paola, la nostra figlia più piccola, li aveva visti. Quando li ha riconosciuti, sulla carriola spinta da Babbo Natale, ha esclamato “Guarda, Babbo Natale è passato da casa nostra a prendere i regali !”.


Come si chiama questa ? Ingenuità ? Fiducia ? Plagio ?


C'erano tutte le evidenze del trucco:  quelli erano i pacchettini preparati dalla mamma !  Ma tutti avevano riconosciuto Babbo Natale... quindi Babbo Natale era andato a casa, a prendere i pacchettini...

La fiducia sembra una forma di resa. Parlo di fiducia, evitando di proposito il termine “fede”, troppo impegnativo per me.

Fiducia per condiscendenza,  o perché non ho alternative... o per sottrarsi all'onere della conoscenza...


La fiducia la tiriamo in ballo quando c'è qualcosa che non possiamo (o non vogliamo) verificare direttamente come vero o falso.   Sono interessanti i casi in cui questa verifica non è possibile, perché riguarda qualcosa che avverrà nel futuro.


Questo è periodo di auspici.   Si usa dire che un anno sta finendo e ne sta cominciando un altro. L'arbitrarietà di questa demarcazione non sembra essere un gran problema, neppure per quelle popolazioni che hanno date diverse dalla nostra per celebrare il capodanno.


Questa arbitrarietà ben si sposa con la formalità degli auguri che ci scambiamo.    Ma dietro al rito ci sono degli auspici, che pronunciamo solo nell'intimità dei nostri pensieri, per nulla superficiali.

Credo ne facciamo tutti, chi più chi meno...

Si dice che non vanno detti, altrimenti non si realizzano;   si dice che bisogna crederci intensamente e si realizzeranno di sicuro;    si dice che si avverano quando non ci speri più... Ma cosa sono ?  Perché farli a capodanno ?


L'impenetrabilità del tempo futuro viene scalfita appena dall'immaginare una situazione a noi favorevole come possibile.  Come mai ci sentiamo così bene quando il nostro desiderio si è formato in pensiero, e lo collochiamo in un tempo impreciso, ma finito, a partire da oggi, e precisamente entro il ciclo delle 4 stagioni ?


Cosa accede l'ultimo dell'anno, che rende più verosimile la nostra fantasia ?


Il ciclo dell'orbita terrestre attorno al sole è sicuramente quello che più influenza la natura vivente,  ma non è certamente l'unico ciclo cosmico percepibile.  Gli auguri si fanno anche nei compleanni,  ma anche qui il ciclo annuale si impone come significativo universalmente.


Non lo so, ma mi vien da dire che la relazione tra la fiducia, e la dimensione tempo, nelle sue metriche palpabili, sia molto stretta.


Ma torniamo al Babbo Natale, che ha preso i pacchettini a casa mia.... tutti noi abbiamo riso. Qualche giorno fa, ci cadde una bottiglia di vino sulla tovaglia.  Come si usa dire, di fronte a quel piccolo disastro, abbiamo esclamato “Allegria !”, alla Mike Buongiorno.   Paola ha osservato seria: “C'è poco da stare allegri”.

Perché abbiamo riso tutti di fronte all'eccesso di fiducia di Paola ?  Lo dico anch'io: c'è poco da stare allegri:  in quante altre situazioni la facciamo noi l'ingenuità di Paola ?   ci dicono che Saddam ha le armi di distruzione di massa, e noi avvalliamo la distruzione di una nazione;  ci dicono che abbasseranno le tasse e noi... perchè diamo fiducia così facilmente ?


E' il tempo che ci imbroglia, il tempo che passa... la fiducia che abbiamo dato, ci ha fatto stare tranquilli quando l'abbiamo data, e questo basta...

La fiducia riguarda sempre qualcosa di favorevole. Non si dice: “mi auspico di fare un incidente stradale”  (se non per cinico sarcasmo)  anche se -in tutta franchezza- è un evento abbastanza probabile. 

Anche quando l'indovino ti prevede un evento nefasto, dargli fiducia significa beneficiare del vantaggio che lui ti ha dato,  fornendoti l'informazione in anticipo,  e consentendoti di prendere provvedimenti per proteggerti da quell'evento.


Da qui, penso, il senso di sollievo dell'esprimere un desiderio, e riporre fiducia nella possibilità che si avveri.  Dare fiducia è il sintomo che il nostro animo è già orientato positivamente verso il futuro:  non è la causa di questa sensazione di ottimismo.... Ma perché a capodanno ?

Beh, perchè è l'inizio:  mica puoi sperare che il film sia bello, quando l'hai visto tutto.... Come quei due che -al cinema- si sono messi a scommettere su chi avrebbe vinto, tra due che, in una scena del film, stavano gareggiando.  Quello che vinse la scommessa,  uscendo dal cinema,  confessò che quel film l'aveva già visto.  “Anch'io” disse il secondo “ma stavolta l'altro mi sembrava più in forma”.

La fiducia è una cosa seria... diceva un vecchio carosello, così, per una sera, sta bene essere esageratamente ottimisti, e riderci a crepapelle !  



sabato 20 dicembre 2008

Crisi

Spaventa, e fa soffrire,  ma mi vien da dire che non dura.

Da incompetente,  s'intende,  ma per me i consumi sono come l'entropia, non possono calare:  può sembrarti, in una certa zona, in un certo periodo, come quando si forma un cristallo, ma nel complesso non possono far altro che crescere... destino inesorabile.

Al massimo calano i consumatori...


Ho pochi soldi ?  Ok, quella spesa non la faccio adesso, aspetto un po'... ma sta sicuro che poi la faccio. La macchina nuova ? Beh, rimando, sei mesi, che so, un anno, ma poi la compero.

Ovviamente se fanno tutti così,  sembra una catastrofe... e parte la cassa integrazione.

L'imprenditore, quando c'è da incassare, mette via,  ma quando c'è da tirare fuori, mette in cassa integrazione...  non lo dico per fare il qualunquista:  nel mio piccolissimo sono imprenditore anch'io...   sono le regole del gioco, chi non le conosce, passa per pollo.    

Vuoi giocare ? Svegliarsi, queste sono le regole.


La base dei consumatori è in continua, drammatica (per le risorse)  espansione, a macchia d'olio: chi si è abituato con la carta igienica, non passa alla carta da giornale.  Casomai la compera al discount (che poi costa meno del quotidiano).


I guru della finanza dicono “vedrete che durerà parecchio”. L'avevano prevista l'impennata del prezzo del petrolio ?   E l'avevano prevista la ricaduta dopo poche settimane ?   Se stessero zitti, non sarebbe meglio ?   Quella volta che lo fanno, dovremmo fargli un bell'applauso, che so, dargli il premio Nobel, chissà che capiscano...


Come mai questa crisi ?  La domanda successiva, è:  "a chi giova ?"...  A chi potrebbe giovare la crisi ?   Beh, che l'economia oscilli,  è necessario ai meccanismi della speculazione, che non guadagna quando il prezzi sono stabili.    Quali meccanismi di stabilizzazione sono stati introdotti dal 1929 in poi ?    Quali freni sono stati messi alla speculazione ?


Speculare è una parola ricca di significati...


Osservare attraverso uno specchio”... perché mai ? Lo specchio non è la realtà:  c'è distacco. Chi specula non si sporca le mani con l'attività su cui scommette.   Compra e vende,  ma non produce,  non impiega...  opera in modo virtuale (cioè lascia che operino gli altri).

Anche come soggetto,  forse,  lo speculatore è poco reale,  nel senso che è una realtà incredibilmente diffusa ed evanescente.   Tu ed io (inconsapevolmente ?)   siamo speculatori, perché abbiamo affidato del danaro a qualcun'altro,  che lo ha affidato a qualcun'altro,  che ha finanziato qual'un'altro,  che ha comperato... e via discorrendo.


Se penso agli speculatori, non immagino una cupola di delinquenti, ma una combinazione di atteggiamenti -ormai eticamente accettati- finalizzati al beneficio personale,  che vuole ignorare l'eventuale sfruttamento di altre persone.   Talmente virtuali da essere irriconoscibili.


Dicono che è una crisi finanziaria,  perché manca liquidità.   Io avevo capito che la liquidità è il danaro.   Qualcosa di fisico.   Mica può scomparire...   Qualcuno ce lo dovrebbe avere, in questo momento.   Che lo tenga nascosto, come Paperon dei Paperoni ?     Sotto il materasso, come i nostri vecchi ?   Se guardi le statistiche della cartamoneta stampata, in circolazione ce n'è milioni di tonnellate:  se qualcuno li avesse bruciati si vedrebbe il fumo.


Fumo, altra parola usatissima, a proposito della crisi.


Andati in fumo in una sola seduta miliardi di euro”... Ma cosa vuol dire ?   Se sono il proprietario -che so- della Fininvest,  e c'è un crollo del titolo,  continuo ad essere proprietario della Fininvest, o no ?  Cosa ci ho rimesso ?    Mica volevo venderla !    Se il mio scopo era venderla,  perché l'ho comperata ?    Diverso è,  se ho i miei risparmi in un fondo,  che mi serviranno quando sarò vecchio;  è diverso perché, quando andrò a chiedere in restituzione i soldi, me ne daranno meno di quelli che avevo versato tanti anni prima.   Non è mica la stessa cosa !   Io non volevo “Essere proprietario del Fondo”, volevo solo fare previdenza...   ma i miei soldi non sono “andati in fumo”.. sono stato vittima di un sistema che non mi consente di fare previdenza...


Su una cosa tutti sono d'accordo, e cioè che la forbice tra ricchi e poveri si è allagata.   Nessuno sembra ricordare che questo fatto è sempre stato foriero di conflitti.   Il confronto con il 29 magari è fuori luogo, e non voglio pensare a quello che è successo dieci anni dopo... però sarebbe meglio stare un po' allerta, e pensare seriamente alle condizioni di vita di quelli che stanno peggio...

Le vicende del mondo,  credo d'aver capito,  hanno il vizio di ripetersi.

martedì 9 dicembre 2008

Natale

Chissà se sarà finalmente un Natale austero.   Senza regali, senza addobbi, senza ingorghi, senza ansia.    Poverelli e sereni, come ad Assisi.
A contemplare lo spettacolo di una nascita.
Penso sia veramente uno spettacolo che merita ammirazione: inizio del tempo individuale.    Reset completo della memoria, come quando ti svegli da un sogno.    Inizio delle percezioni, dei bisogni... delle tribulazioni.
Ieri sera con Paola si parlava della nonna, che è morta qualche mese fa.    Ad un certo punto, le sono venuti i goccioloni agli occhi, ed ha fatto la scafa: “Io non voglio morire”.    E' stata inconsolabile: “Non voglio neanche diventare grande, se no anche tu muori”.
Troppe cose belle adesso … troppo bello stare assieme … troppo bello vivere ... Paola non vuole rinunciarci.
Ma non voglio fare lo strappalacrime, solo considerare a quante cose vere potremmo pensare, contemplando il bambinello,  se solo togliessimo dal Natale la frenesia dei consumi.

Veramente

Veramente, cioè: "davvero", ma anche "sul serio"...

Non ricordo di cosa parlavamo, ma un certo momento il discorso è caduto sulla verità, e allora le ho chiesto:  “Ma cos'è la verità ?”,  per curiosità,  per vedere cosa mi rispondeva.   Sul momento Paola si è schernita:  “Non lo so”,  sorridendo,  ma io insistevo: “Dai che lo sai”,  e mi ha spiegato seria, come si spiega a qualcuno un po' tonto: “Verità è capire le cose”.

Mi chiedo se siamo talmente figli del razionalismo, da considerare vero solo ciò che è illuminato dalla ragione....  e ne siamo talmente convinti, da riuscire a trasmette questa convinzione ad una bambina di 4 anni ?
No, no...  la spiegazione di Paola è -in effetti- elementare, e mi fa riflettere.   Capire è un prerequisito per riconoscere qualcosa come vero.   Paola di sicuro non parlava della scomposizione - analitica - razionale...  ma del "capire" come consapevolezza,   “far proprio” un concetto,  e forse -prima ancora- uno stato d'animo.
Se non conosco, come posso considerare vero qualcosa ? Ma per conoscere, occorre un po' di tempo, un po' di calma.    Se sono ossessionato dai miei bisogni, rincorso dalla fretta, come posso dedicarmi alla distinzione tra vero e falso ?   Avete mai provato a studiare,  con qualcosa che vi assilla,  che so,  il bisogno di andare al gabinetto...  dite la verità: è impossibile !
Così ben venga -e lo auguro a tutti- un Natale sereno, e poverello.
Se fosse di tutti (parlo di noi paesi ricchi),  questa crisi economica sarebbe benedetta.   Se non fosse solo sulle spalle dei più sfortunati,  sarebbe una grande opportunità.   Se fosse un fiore, sarebbe un bucaneve.