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mercoledì 27 novembre 2013

Decadenza

La parola "decadenza" mi fa venire in mente quelle dinastie logore e corrotte, che si sfaldano da sole, per mancanza di vitalità.

Oggi invece quella di Berlusconi si "vota".
E c'è una grande attesa.
Neanche fosse una meteorite che sta per cadere...
"finirà in testa proprio a me ?" sembra che si chiedano tutti.

Tutti a guardare, come nelle arene romane, il pollice verso...
...ma stavolta democraticamente, da un'assemblea di (sic) nominati.

Che spettacolo

L'unica consolazione, per il tapino, gli introiti pubblicitari per il picco di ascolti televisivi.


Politicamente, sembra esserci una polarizzazione, tra chi lo difende, e chi non vede l'ora che tolga il disturbo
E questo sembrerebbe avere una valenza elettorale.

Però, secondo me, per votare non occorre essere fan.
Credo che la maggior parte degli elettori non lo sia.
Il meccanismo della democrazia delegata (pur con le pessime regole attuali) non è un contratto commerciale, ma la delega a decidere per conto nostro.
E le decisioni finali saranno comunque risultato di trattative, compromessi, mediazioni. Se non fosse così, non si chiamerebbe democrazia, ma tirannia.

Il voto è solo un granello sulla bilancia, ma ha la grandiosa caratteristica di valere come tutti gli altri.
Sentirsi "completamente" rappresentato da qualcuno, non è necessario per la democrazia delegata.

Ma questa è una mia opinione, e la politica da "stadio" sembra prevalere.
D'altronde, quello che ci porta a formare "gruppi", ed identificarci, è un istinto profondo e generale.
E' il fondamento della Società come organismo, quello che fa la fortuna delle api (che non possono esistere come individuo singolo), e di una infinità di altri esseri viventi.
Non ha senso guardare questa contrapposizione tra fan ed antagonisti, come un aspetto da disprezzare.

La cosa che mi fa riflettere, piuttosto, è che nessuno ci costringe a schierarci: lo facciamo spontaneamente.
Forse Darvin si è sbagliato: non discendiamo dalle scimmie, ma dalle pecore

lunedì 18 novembre 2013

Ancora riconoscenza



Alle volte mi guardo allo specchio, come per riconoscermi.
Vedere mio padre e mia madre in certi miei tratti.
Capire in che misura mi compiango, o mi faccio coraggio.

Lo specchio è uno stratagemma, perché vedersi in altri modi è più difficile, però lo puoi fare anche in tanti altri modi, come - ad esempio - rileggendo quello che hai scritto, un disegno che hai fatto.
Volendo andare sul difficile, puoi provare a riconoscerti guardando i tuoi figli...

in loro, puoi ri-conoscerti veramente in tutti i sensi.
Puoi intravedere te stesso...
ma potresti anche conoscerti nuovamente, cioè in modo diverso, in un modo a cui non eri abituato.
e, perché no, provare l'emozione della ri-conoscenza per il buon esito
(chi debba essere il destinatario di questa riconoscenza, fate un po' voi).

Prima di togliere lo sguardo dallo specchio, però, mi viene sempre una smorfia, una boccaccia, un gestaccio.
e torno a finire di vestirmi, per andare a lavorare.

domenica 10 novembre 2013

Ammenda

Sembra che la Commissione Giustizia stia discutendo sul reato di depistaggio.
Se venisse introdotto, un pubblico ufficiale che fornisse informazioni false o volutamente lacunose. potrebbe finire in carcere per un bel po' di anni.

Uno pensa alle stragi impunite, ai processi abilmente dirottati sul binario morto, e subito dice : "Finalmente".

Quello che mi ha lasciato allibito, però, è la scarsa fantasia della pena.
Ma non si è ancora capito che non ha senso ficcare tutti in carcere, per poi farli uscire con l'amnistia o l'indulto, o non farli neppure entrare, per via dell'età, o per motivi di salute ?

Non penso solo a questo reato, ma a tutti i reati commessi da chi ha ruoli rilevanti nella gerarchia statale. Colpirli economicamente (che so: perdita di tutti i diritti, compresi quelli previdenziali, confisca di proprietà, se la devono cavare con la pensione minima),
Colpirli nell'onorabilità (decadenza di tutti i titoli: come si fa a chiamare ancora "Cavaliere" chi è condannato definitivamente per frode fiscale ?)
Vanno bene i compiti socialmente utili, purché specificatamente connessi ai diritti che hanno leso con il loro comportamento... e non con ruolo da dirigente: in quello più modesto

  • Hai intralciato la giustizia sulla strage di Ustica ? lavori per 10 anni, gratis, all'assistenza passeggeri.
  • Hai insabbiato il processo della strage di piazza Fontana ? prenditi cura di quelli che hanno perso un familiare in quella occasione, che so: vai a fare la spesa, li accompagni dove occorre.
  • Hai evaso ?  Le imposte le hai sottratte ai servizi... arruolato subito, gratis, al "pubblico decoro" !

perbacco, un po' di fantasia !

sabato 2 novembre 2013

Droni

Come idea, sembrerebbe furba: nessun rischio per i militari, costi contenuti, distruzioni limitate, obiettivo centrato.
Le obiezioni sembrerebbero limitarsi ai casi di errori di bersaglio (e si dice siano numerosi).
Le proteste "in punta di diritto" sarebbero poche (dico sarebbero, perché non so se i TG passano correttamente le informazioni su questo argomento.

A me balzano all'occhio due aspetti, il primo è un invito alla prudenza: se è davvero lecito colpire i propri avversari con i droni, mi aspetto che tra breve compariranno droni low-cost, ed  il joystick non sarà in mano ad un militare americano.

Ma l'aspetto più sconcertante, riguarda il distacco emotivo.

Che mi porta a riflettere, più in generale, sui conflitti.
Molte guerre sono state vinte dal fronte più debole, perché nei combattenti era presente una forte motivazione.
Penso al Vietnam, ma anche al nostro risorgimento.
Non voglio mitizzare nessuna guerra, ma in una certa misura è l'emozione che giustifica il ricorso alla forza, e ne da un valore etico (benché comunque discutibile).

Come fa l'operatore del drone, a distinguere tra un videogioco, e l'assassinio ?

Mi viene la parola "macelleria"
E mi rendo conto che viene normalmente praticata su larga scala, sugli animali.
Anche quella viene accettata solo perché c'è distacco emotivo: noi non la vediamo.

Certo, macellare polli o persone non è la stessa cosa.
Ma emotivamente hanno delle somiglianze
A quanto pare, è in atto (non so bene da quando) il tentativo di narcotizzare certe emozioni, che altrimenti ci bloccherebbero nell'agire.
Ma le emozioni esistono proprio a nostra protezione
Siamo sicuri che non ci faremo del male ?

venerdì 1 novembre 2013

Dolcetto o scherzetto

Si starebbe formando un nuovo schieramento: chi è pro Halloween, e chi è contro.

L'argomento dei primi, è essenzialmente ludico ed antiproibizionista, mentre i secondi spaziano dalle forze del male, al tradizionalismo, ad atteggiamenti anti americani, o contro il consumismo.

Io non credo che il punto sia se è pagana o meno, o se è di tradizione nostra, o meno, se fa divertire i bambini o meno.

Il punto è che si ride della paura e della morte.
Io non sono contro la risata, però il pensiero della morte credo sarebbe meglio che ci portasse altrove.

A domandarci che uso stiamo facendo della nostra esistenza, ad esempio.
Che uso stiamo facendo dell'esperienza dei nostri predecessori.

Metteteci quello che volete, ma buttarla in ridere a me sembra sbagliato

domenica 27 ottobre 2013

Cappelloni

Recentemente mi è capitato di fare una rimpatriata con compagni dell'università, che non vedevo da più di trent'anni.  E così mi è capitato di tornare con la memoria a tanti anni prima.
L'ho trovato un esercizio lieve, e piacevole, non sembra anche a voi ?

Terzani riferiva che, nella cultura giapponese, a 60 anni inizia una seconda vita.
Secondo me è piuttosto di un cambio di direzione, come un cerchio, che comincia a chiudersi.

Nulla di strano quindi che tornino facilmente i ricordi della giovinezza, e che sia più facile entrare in sintonia con i più piccoli

A proposito di cerchi che si chiudono, ho pensato a com'è difficile accettare la conclusione di un'esistenza, mentre dovrebbe essere il verso naturale delle cose.

E mi è venuto in mente che c'è un qualche teorema che dice che non si può pettinare una "sfera pelosa", cosa che invece è possibile per un cerchio.



Come se noi fossimo passati dal cerchio alla sfera, e questo ci incasina.
La conquista della nuova dimensione, crea qualche complessità insanabile.
Quando nei vangeli si dice "beati i poveri di spirito" forse si suggerisce di evitare il salto di paradigma, tra una esistenza elementare, e quella dominata dalla corteccia, salto ormai conclamato.
Non è che sia proibito, ma fortemente sconsigliato:  "peggio per noi", come quando nell'Eden i nostri progenitori cercarono di somigliare al Creatore.
Il danaro misura ogni azione umana; le tentazioni sono state sdoganate, e vanno in onda continuamente, tra uno spettacolo per bambini, e le notizie del TG.
La difficoltà odierna, relativa all'accettazione della morte, è forse conseguente a questo salto di paradigma, e facciamo fatica a chiudere il cerchio, perché c'è una rosa, nella nostra esistenza, che non riusciamo a pettinare.

Allora forse è meglio restare spettinati, come quando ci qualificavano "cappelloni".

giovedì 26 settembre 2013

Cattiveria

"Mangia, che è buono"
Il primo contatto con la cattiveria, credo che sia proprio con il cibo. Non è che la verdura cotta abbia intenzione di farci del male, ma tutte le sensazioni ci avvertono che potrebbe proprio farlo.

"Puah!"

Poi i cattivi diventiamo noi: "Cattivo !  Basta capricci, obbedisci alla mamma !"   Ma anche qui, non è che si pensasse molto al dispiacere provato dalla mamma: si disobbediva e basta....

Ma allora, cos'è la "cattiveria" ?
Ha davvero a che fare con l'intenzione di fare del male ?

Andiamo a leggere le fonti.
Lucifero, un satanasso "doc".
Scacciato dal paradiso.   Che aveva fatto ?   Le motivazioni della sentenza parlano di: "superbia".
Va beh, se essere orgogliosi, fosse fare del male, allora saremmo tutti cattivi !

Nell'Eden, ce n'era anche un altro di diavolo, quello con sembianze di serpente.
Che a quanto pare faceva il fruttivendolo.
Anche qui, "disobbedienza" è il reato, e pena capitale la condanna.

Piuttosto severi a quei tempi...

Per noi, oggi, la cattiveria è quella dei terroristi, di quelli che trattano gli schiavi, di quelli che sfruttano, che ricattano, che avvelenano, che tormentano, che uccidono.
La disobbedienza, in confronto, è acqua fresca !

Proviamo con fonti un po' più recenti.
Anche nel vangelo si parla del demonio.
Io mi aspettavo uno come Erode, che ammazza i bambini.
Macché, è solo un  imbonitore: "Tutto questo può essere tuo".
Sarà mica cattiveria quella ?  E' marketing...

Ma allora, i veri cattivi, quelli che fanno del male, sapendo di farlo... ce li siamo inventati dopo ?

Sapendo di farlo ...
Sapendo di farlo ?

Ho letto delle statistiche, secondo cui la maggior parte delle violenze ai minori avviene in casa. Tutti si giustificherebbero con finalità educative: "Non mi rendevo conto di fargli così tanto male"

Se ripensiamo ad Hitler, la sua follia aveva una base etica. Leggete Carrel ("L'uomo, questo sconosciuto"), premio Nobel,  e troverete la selezione della razza.

Nelle biografie di banditi famosi, quando ammazzano, si dice che sono convinti di fare la cosa giusta. Quasi come un eroe di guerra.
Come Giuda: "Qualcuno doveva farlo, l'ho fatto io"

Insomma, tutte le prove che ho trovato, dimostrerebbero che la cattiveria, intesa come la intendiamo oggi, ed ampiamente rappresentata al cinema, in realtà non esiste....
Nel senso che non ha contorni definiti;  male e sofferenza abbondano, ma la vera cattiveria manca all'appello.

La causa del male e della sofferenza, sarebbero da imputare, piuttosto, alla stupidità.
Ma di questo preferirei parlere un'altra volta.

sabato 21 settembre 2013

Prodigo



Quella del figliol prodigo, è proprio difficile.
Sarà per quella parola insolita ("prodigo") ...

= prodigioso ? tutti i figli fanno prodigiosi agli occhi dei genitori (specie quando i genitori ne parlano, sperando di suscitare invidia)

no, no: un figlio così stupido da perdere tutte le sue ricchezze,  non era certo "prodigioso"..

"Prodigo" sarebbe uno che elargisce.
Se poi resta al verde, pochi gliene farebbero una colpa.

La storiella finisce con il papà che festeggia, come nelle migliori fiabe
(ma se ha speso tutto, cosa c'era da festeggiare tanto ?)

Dice: "Si è pentito"... macché, ha finito i soldi !
Dice: "E' tornato a casa"... vabbé, giusto il tempo di rifare scorta.
Dice: "Quello che sbaglia è il fratello, che si lagna"... legittima difesa, no ?

Insomma, io non la capivo.

Fino a l'altro ieri, quando una signora, su "Prima pagina" (RAI3) ha dato la sua interpretazione.

Le parabole non avrebbero finalità morali, e descrivono quello che accade, non quello che è giusto, o sbagliato.  Sarebbe un genere letterario che ha lo scopo di far rivivere delle emozioni, e darcene consapevolezza.

Insomma, quella che oggi chiameremmo: "intelligenza emotiva".

Io però, non mi sono fermato là, e sono partito per la tangente, per via della "parabola".

Che sarebbe un modo di affettare un cono.
Se lo tagli orizzontalmente, ti viene un cerchio; se vai storto un'ellisse, e se inclini ancora, eccola qua, la parabola.

Un cono, però, se non gli diamo vincoli (base, vertice) è infinito, e continua verso il basso, e anche  -oltre il vertice- verso l'alto, con un cono capovolto.

E proprio lì, quando tagli bello dritto, compare una seconda curva, come il secondo arcobaleno, dopo certi temporali.

Quasi una seconda parabola, esattamente opposta.

Direte: "cosa c'entra ?"
Anche le parabole del vangelo le puoi leggere al contrario.
Perché quando dici "generoso", hai anche l'idea di "avaro".
Quando dici "felice", hai anche l'idea di triste, e così via.

E "prodigo" ?
Lì, prodigo intendeva: spendaccione.
L'opposto sarebbe parsimonioso, un tantino avaro.
Perché ?
Come la formica, per .. il futuro
Il prodigo, cicala, pensa ad adesso
Il suo opposto, la formica, pensa al futuro

Ma il futuro non ci appartiene
Ce lo dice in mille modi: "guardate i gigli del campo"
Come dire: "se lo fa spontaneamente un vegetale, come mai te proprio non ci arrivi ?"

La festa, a pensarci bene, è perché uno almeno se l'è goduta, e cosa c'è di meglio di continuare la festa ?

A Monti si drizzerebbero capelli.


venerdì 9 agosto 2013

Soap opera

Lo sapete perché si chiamano così ?

Io l'ho scoperto in questi giorni, e sono rimasto di stucco

"Sentieri" è una delle soap opera più longeve. E' nata come sceneggiato radiofonico negli anni 30, passando alla televisione nel 1952.  Si è sviluppata, in oltre 70 anni, in più di 15.000 puntate.
Chi era il produttore ?

Procter & Gamble, all'epoca, una fabbrica di saponette.
Per questo il nome "soap opera"....

"Una fabbrica di saponette che produce spettacoli televisivi ?" mi sono chiesto...che senso ha ?
La loro strategia di marketing includeva la pubblicità radiofonica.
Ma il loro target commerciale - la massaia americana - ascoltava poco la radio.  Bisognava trovare qualcosa di interessante, che le facesse accendere la radio, così avrebbero ascoltato la pubblicità.  Una storiellina edificante, di fatti normali andava bene. Però bisognava che l'ascolto fosse quotidiano, continuo.
Ecco quindi che la storia non deve finire mai....

E' stata ascoltata da un numero enorme di persone, per un numero incredibilmente alto di ore.
Tanti maschi dicono: "E' noiosa, non mi piace"... ovvio: non sono mica loro che devono comperare le saponette !

Sapete quanto è grande la Procter & Gamble ?
Nel 2010 faceva 127.000 dipendenti, con  un fatturato di 79,7 miliardi di dollari per un utile netto di 12,7 miliardi di dollari.
Questo dimostra che la persuasione pubblicitaria funziona alla grande.

In Italia chi l'ha portata la "soap opera" ?   Berlusconi, nel 1982, ed ha avuto uno straordinario successo, tanto che nel 1993, per alcune settimane, è stata trasmessa in prima serata.

Anche per lui la strategia di business è basata sulla pubblicità; nel suo caso non per vendere i propri prodotti, ma semplicemente per guadagnarci,

Ora ditemi: lo trovo solo io terribilmente malvagio ?