Si parla di

tempo (45) potere (38) soldi (20) parole (19) scritture (16) verità (15) giornalismo (14) comix (9) libertà (9) valori (9) numeri (8) relativismo (8) acqua (7) emozioni (6) evoluzione (6) decrescita (5) errori (5) fisica (5) morte (5) dolore (4) lavoro (4) diritto (3) sogni (2)

domenica 27 ottobre 2013

Cappelloni

Recentemente mi è capitato di fare una rimpatriata con compagni dell'università, che non vedevo da più di trent'anni.  E così mi è capitato di tornare con la memoria a tanti anni prima.
L'ho trovato un esercizio lieve, e piacevole, non sembra anche a voi ?

Terzani riferiva che, nella cultura giapponese, a 60 anni inizia una seconda vita.
Secondo me è piuttosto di un cambio di direzione, come un cerchio, che comincia a chiudersi.

Nulla di strano quindi che tornino facilmente i ricordi della giovinezza, e che sia più facile entrare in sintonia con i più piccoli

A proposito di cerchi che si chiudono, ho pensato a com'è difficile accettare la conclusione di un'esistenza, mentre dovrebbe essere il verso naturale delle cose.

E mi è venuto in mente che c'è un qualche teorema che dice che non si può pettinare una "sfera pelosa", cosa che invece è possibile per un cerchio.



Come se noi fossimo passati dal cerchio alla sfera, e questo ci incasina.
La conquista della nuova dimensione, crea qualche complessità insanabile.
Quando nei vangeli si dice "beati i poveri di spirito" forse si suggerisce di evitare il salto di paradigma, tra una esistenza elementare, e quella dominata dalla corteccia, salto ormai conclamato.
Non è che sia proibito, ma fortemente sconsigliato:  "peggio per noi", come quando nell'Eden i nostri progenitori cercarono di somigliare al Creatore.
Il danaro misura ogni azione umana; le tentazioni sono state sdoganate, e vanno in onda continuamente, tra uno spettacolo per bambini, e le notizie del TG.
La difficoltà odierna, relativa all'accettazione della morte, è forse conseguente a questo salto di paradigma, e facciamo fatica a chiudere il cerchio, perché c'è una rosa, nella nostra esistenza, che non riusciamo a pettinare.

Allora forse è meglio restare spettinati, come quando ci qualificavano "cappelloni".

giovedì 26 settembre 2013

Cattiveria

"Mangia, che è buono"
Il primo contatto con la cattiveria, credo che sia proprio con il cibo. Non è che la verdura cotta abbia intenzione di farci del male, ma tutte le sensazioni ci avvertono che potrebbe proprio farlo.

"Puah!"

Poi i cattivi diventiamo noi: "Cattivo !  Basta capricci, obbedisci alla mamma !"   Ma anche qui, non è che si pensasse molto al dispiacere provato dalla mamma: si disobbediva e basta....

Ma allora, cos'è la "cattiveria" ?
Ha davvero a che fare con l'intenzione di fare del male ?

Andiamo a leggere le fonti.
Lucifero, un satanasso "doc".
Scacciato dal paradiso.   Che aveva fatto ?   Le motivazioni della sentenza parlano di: "superbia".
Va beh, se essere orgogliosi, fosse fare del male, allora saremmo tutti cattivi !

Nell'Eden, ce n'era anche un altro di diavolo, quello con sembianze di serpente.
Che a quanto pare faceva il fruttivendolo.
Anche qui, "disobbedienza" è il reato, e pena capitale la condanna.

Piuttosto severi a quei tempi...

Per noi, oggi, la cattiveria è quella dei terroristi, di quelli che trattano gli schiavi, di quelli che sfruttano, che ricattano, che avvelenano, che tormentano, che uccidono.
La disobbedienza, in confronto, è acqua fresca !

Proviamo con fonti un po' più recenti.
Anche nel vangelo si parla del demonio.
Io mi aspettavo uno come Erode, che ammazza i bambini.
Macché, è solo un  imbonitore: "Tutto questo può essere tuo".
Sarà mica cattiveria quella ?  E' marketing...

Ma allora, i veri cattivi, quelli che fanno del male, sapendo di farlo... ce li siamo inventati dopo ?

Sapendo di farlo ...
Sapendo di farlo ?

Ho letto delle statistiche, secondo cui la maggior parte delle violenze ai minori avviene in casa. Tutti si giustificherebbero con finalità educative: "Non mi rendevo conto di fargli così tanto male"

Se ripensiamo ad Hitler, la sua follia aveva una base etica. Leggete Carrel ("L'uomo, questo sconosciuto"), premio Nobel,  e troverete la selezione della razza.

Nelle biografie di banditi famosi, quando ammazzano, si dice che sono convinti di fare la cosa giusta. Quasi come un eroe di guerra.
Come Giuda: "Qualcuno doveva farlo, l'ho fatto io"

Insomma, tutte le prove che ho trovato, dimostrerebbero che la cattiveria, intesa come la intendiamo oggi, ed ampiamente rappresentata al cinema, in realtà non esiste....
Nel senso che non ha contorni definiti;  male e sofferenza abbondano, ma la vera cattiveria manca all'appello.

La causa del male e della sofferenza, sarebbero da imputare, piuttosto, alla stupidità.
Ma di questo preferirei parlere un'altra volta.

sabato 21 settembre 2013

Prodigo



Quella del figliol prodigo, è proprio difficile.
Sarà per quella parola insolita ("prodigo") ...

= prodigioso ? tutti i figli fanno prodigiosi agli occhi dei genitori (specie quando i genitori ne parlano, sperando di suscitare invidia)

no, no: un figlio così stupido da perdere tutte le sue ricchezze,  non era certo "prodigioso"..

"Prodigo" sarebbe uno che elargisce.
Se poi resta al verde, pochi gliene farebbero una colpa.

La storiella finisce con il papà che festeggia, come nelle migliori fiabe
(ma se ha speso tutto, cosa c'era da festeggiare tanto ?)

Dice: "Si è pentito"... macché, ha finito i soldi !
Dice: "E' tornato a casa"... vabbé, giusto il tempo di rifare scorta.
Dice: "Quello che sbaglia è il fratello, che si lagna"... legittima difesa, no ?

Insomma, io non la capivo.

Fino a l'altro ieri, quando una signora, su "Prima pagina" (RAI3) ha dato la sua interpretazione.

Le parabole non avrebbero finalità morali, e descrivono quello che accade, non quello che è giusto, o sbagliato.  Sarebbe un genere letterario che ha lo scopo di far rivivere delle emozioni, e darcene consapevolezza.

Insomma, quella che oggi chiameremmo: "intelligenza emotiva".

Io però, non mi sono fermato là, e sono partito per la tangente, per via della "parabola".

Che sarebbe un modo di affettare un cono.
Se lo tagli orizzontalmente, ti viene un cerchio; se vai storto un'ellisse, e se inclini ancora, eccola qua, la parabola.

Un cono, però, se non gli diamo vincoli (base, vertice) è infinito, e continua verso il basso, e anche  -oltre il vertice- verso l'alto, con un cono capovolto.

E proprio lì, quando tagli bello dritto, compare una seconda curva, come il secondo arcobaleno, dopo certi temporali.

Quasi una seconda parabola, esattamente opposta.

Direte: "cosa c'entra ?"
Anche le parabole del vangelo le puoi leggere al contrario.
Perché quando dici "generoso", hai anche l'idea di "avaro".
Quando dici "felice", hai anche l'idea di triste, e così via.

E "prodigo" ?
Lì, prodigo intendeva: spendaccione.
L'opposto sarebbe parsimonioso, un tantino avaro.
Perché ?
Come la formica, per .. il futuro
Il prodigo, cicala, pensa ad adesso
Il suo opposto, la formica, pensa al futuro

Ma il futuro non ci appartiene
Ce lo dice in mille modi: "guardate i gigli del campo"
Come dire: "se lo fa spontaneamente un vegetale, come mai te proprio non ci arrivi ?"

La festa, a pensarci bene, è perché uno almeno se l'è goduta, e cosa c'è di meglio di continuare la festa ?

A Monti si drizzerebbero capelli.


venerdì 9 agosto 2013

Soap opera

Lo sapete perché si chiamano così ?

Io l'ho scoperto in questi giorni, e sono rimasto di stucco

"Sentieri" è una delle soap opera più longeve. E' nata come sceneggiato radiofonico negli anni 30, passando alla televisione nel 1952.  Si è sviluppata, in oltre 70 anni, in più di 15.000 puntate.
Chi era il produttore ?

Procter & Gamble, all'epoca, una fabbrica di saponette.
Per questo il nome "soap opera"....

"Una fabbrica di saponette che produce spettacoli televisivi ?" mi sono chiesto...che senso ha ?
La loro strategia di marketing includeva la pubblicità radiofonica.
Ma il loro target commerciale - la massaia americana - ascoltava poco la radio.  Bisognava trovare qualcosa di interessante, che le facesse accendere la radio, così avrebbero ascoltato la pubblicità.  Una storiellina edificante, di fatti normali andava bene. Però bisognava che l'ascolto fosse quotidiano, continuo.
Ecco quindi che la storia non deve finire mai....

E' stata ascoltata da un numero enorme di persone, per un numero incredibilmente alto di ore.
Tanti maschi dicono: "E' noiosa, non mi piace"... ovvio: non sono mica loro che devono comperare le saponette !

Sapete quanto è grande la Procter & Gamble ?
Nel 2010 faceva 127.000 dipendenti, con  un fatturato di 79,7 miliardi di dollari per un utile netto di 12,7 miliardi di dollari.
Questo dimostra che la persuasione pubblicitaria funziona alla grande.

In Italia chi l'ha portata la "soap opera" ?   Berlusconi, nel 1982, ed ha avuto uno straordinario successo, tanto che nel 1993, per alcune settimane, è stata trasmessa in prima serata.

Anche per lui la strategia di business è basata sulla pubblicità; nel suo caso non per vendere i propri prodotti, ma semplicemente per guadagnarci,

Ora ditemi: lo trovo solo io terribilmente malvagio ?

venerdì 19 luglio 2013

Sogno




Stanotte in sogno ho lasciato la luce accesa...

Adesso bisogna che ci torno dentro, per spegnerla.

Qui in rete, per caso, c'è qualcuno che mi sa dire come posso fare ?

Non dovrebbe essere difficile... c'ero dentro fino a poco fa !
C'erano tante cose strane, ma per la verità, neanche troppo: di cose strane ce ne sono un sacco anche qui fuori...

A parte la luce, vorrei proprio trovare il modo di tornare dentro al sogno:  ma dico... che senso ha, poter uscire così facilmente, e non poterci rientrare ?   E' come un cerchio che non si chiude.  Si deve chiudere prima o poi, ed allora facciamolo subito.

Una volta, mi era venuta la curiosità se i sogni fossero a colori, o in bianco e nero.  Detto fatto, è arrivato un sogno apposta:  regolavo certe manopole, come quello delle vecchie radio a valvole della Grundig, e la sintonia illuminava un "occhio magico", proprio come quelle radio, ma nel sogno, invece del verdino fosforescente, s'illuminava di tutti i colori dell'arcobaleno.
Era la prova che si sogna a colori.

Stavolta però il mio problema è diverso, perché mi occorre di tornarci dentro, esattamente dove l'ho lasciato.

A voi non capita mai di aver lasciato qualcosa in un sogno ?
C'è sicuramente qualcuno di voi che l'ha già fatto, e sa darmi un consiglio.

Però, attenzione, io non voglio entrare nel suo, di sogno, ma nel mio.
Oppure mi va bene lo stesso se nel mio sogno entra qualcuno di voi, e spegne la luce.
Ma, per favore, lasciate tutto in ordine, che ci vorrei tornare.

Aspetto suggerimenti
Grazie

martedì 18 giugno 2013

Sorella Luna

Quel chiarore tra gli alberi, era la luna che occhieggiava.
Nella notte, quella era l'unica luce;
il cielo nuvoloso e le fronde ne nascondevano il contorno, ma lei era riconoscibile:
la luce della luna è bianca...
"quel" bianco era indizio decisivo.
Mentre camminavamo, la luna entrò nei nostri pensieri
"Se noi vedevamo lei, allora lei poteva vedere noi".
"Ciao Luna" dicemmo tutti senza aprir bocca, confortati da quella presenza silenziosa.

Non era una foresta, quella che attraversavamo, ma un parco, in mezzo alla città.
Non stavamo camminando verso avventure, ma verso casa, e, probabilmente, una televisione accesa.

Non è per il tempo che gocciola in questo modo (se non si secca)
Non è il tempo sprecato che mi rattrista

ma il timore che lei, non riconosca più d'esserci sorella

mercoledì 5 giugno 2013

Tutti no

Alle volte, più che "spiegare" ad un bambino, sarebbe semplicemente da imparare da loro.

Ad esempio, una volta mia figlia Paola, piccina, trovò una farfalla.
Era immobile.
"Guarda" mi disse "sta dormendo".
"No, sai" la corressi io "probabilmente è morta".
Mi accorsi che l'idea l'aveva rattristata, e cercai di generalizzare: "E' normale, sai, tutti gli animali prima o poi muoiono; anche noi. Tutti moriamo".

Lei mi ha guardato negli occhi: "ti sbagli papy: qualcuno sì, tutti no"

Lei era sul presente: se io e lei eravamo vivi, non era vero che tutti si muore.

Era la mia idea, che andava a sondare fatti futuri, non accaduti, ad essere sbagliata


venerdì 24 maggio 2013

Eredità


Vi è capitato mai, che uno vi dica: "Senti, questa cosa non mi serve più, te la regalo".
Viene da pensare: "Perbacco, che generosità ..."

Beh, se ci pensate, l'eredità è esattamente così.
Piuttosto meschino, non vi pare ?
Anche perché spesso si accompagna a sentimenti anche più brutti: "Te li sei tenuti stretti, eh ? Non mi hai mai dato nulla, eh ? Adesso che sei schiattato, è tutto mio"

Ti va di essere generoso ? Fallo finché sei vivo.
L'eredità è un atto meschino, che si spaccia per generoso, ma non lo è affatto,
io l'abolirei.

Uno dice: "sì, bravo, così rischio di morire in misera"
Se uno pensa così, vuol dire che non ha una gran opinione del destinatario del dono.
Però riconosco che potrebbe avere ragione.
Ma la soluzione c'è,
eccome.

Bisogna riscrivere il diritto di successione,
Completamente.
Fa solo danni
Basta pensare ai frazionamenti delle proprietà, che le rendono ingestibili.

Tutte le proprietà vadano ad un fondo destinato -guarda un po'- al sostentamento degli anziani.
Adesso le case di ricovero si finanziano con i soldi regionali del capitolo sanitario.
Assurdo.
La vecchiaia è un fenomeno naturale, non è un problema sanitario.
Il capitolo sanitario lo finanziamo noi, soprattutto i lavoratori.
E' invece giusto che sia finanziato dalle proprietà degli anziani, che lasciano quando muoiono.
E' cosa "loro", parlando di loro come categoria.
Deve restare a loro.

Se uno non riesce a goderlo, perché muore prima, lo useranno quelli che vivono più a lungo, ma sempre della stessa categoria !
Un erede ci tiene, per motivi affettivi ? Avrà un diritto di prelazione nella compravendita, o un diritto di riscatto, anche ad un prezzo particolarmente basso (ad es.: un quarto del valore di mercato).
Esente da imposte.
Se sono in più parenti a competere, o si accordano per la suddivisione, o viene dato a chi offre di più.

Avremmo migliorato il costo della spesa sanitaria
Risolto il problema finanziario dell'assistenza agli anziani.
Eliminato una prassi sociale moralmente discutibile.

Non siamo mica più in monarchia, o no ?

giovedì 16 maggio 2013

Beati voi


"beati i poveri di spirito"
oh bella, e chi sarebbero ?

Quelli che non ridono mai ? Potrebbe anche essere: mai sentito che Gesù ridesse.
Arrabbiarsi sì, ma ridere no, neanche scherzare.

oppure quelli un po' tonti.
Come dire: "Beato te, che non ti rendi conto che stiamo affondando"

Ma chi saranno veramente i poveri di spirito ?
Beh, quelli furbi, no; quelli nelle beatitudini non rientrano.
Ma neppure quelli troppo intelligenti.

Poveri noi, che dell'intelligenza stiamo facendo merito.
Andiamo a scuola fin da piccoli, per allenarci.
(invece di giocare)
Isoliamo quelli che non capiscono
Costruiamo congegni sempre più complessi, senza minimamente temere che un giorno possano sfuggire alla nostra comprensione, ed diventino fuori controllo.
Sviluppiamo modelli di comprensione dell'universo, che richiedono molti anni di studio, e di esercizio, per essere decifrati.
Impostiamo le nostre relazioni su un'entità virtuale -il denaro- che non può sopravvivere senza la matematica

Gesù ci commisera
Forse non ha tutti i torti