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martedì 22 dicembre 2009

Auguri



Vorrei una notte stellata,
col cielo color cioccolata.
Vorrei coltivar l'insalata,
da coglier già bell'e lavata.
Avere la pace nel mondo...

...ma sento già qualche risata

m'han detto: “la festa è passata”

peccato

Va beh, ma si sa dov'è andata ?

lunedì 14 dicembre 2009

Paperissima

Quanta gente che ride, con la mano davanti alla bocca, per quello che ti è successo...


Mia sorella, quand'era piccina, saliva sempre su uno sgabellino; la mamma diceva "Vieni giù, che ti farai male !".
Ma i piccini spesso non ascoltano i consigli: devono ancora farsela l'esperienza...
Per essere più convincente, mamma diceva "Guarda che un giorno Gesù Bambino ti farà cadere !"
Strana tecnica educativa... ma all'epoca abbastanza usuale.
Fatto sta che un bel giorno (nelle storie si dice così, a prescindere da fatti successivi), mia sorella si è sbilanciata un po' troppo, ed è piombata -secondo i racconti dei presenti- a gambe all'aria.
Nulla che meritasse di essere tramandato, salvo il commento che fece fregandosi le botte, non appena in piedi: “Questo Gesù Bambino, me ne combina sempre una!”.

Ovviamente non c'è nulla da ridere, della bambina a gambe all'aria, o del gesto di uno sconsiderato (io lo chiamo così, anche se non so nulla dell'uomo che ha aggredito Berlusconi), ma il senso dell'umorismo, si sa, è un po' crudele.

Mi viene in mente un episodio: eravamo bambini, e nella nostra città non c'erano supermercati. Ogni tanto -ed era un momento importante- si faceva una decina di chilomentri, e si andava alla “Standa”. Girare tra gli scaffali stancava, e prima di rimettersi in macchina, si faceva tappa in un baretto, proprio in parte all'uscita. Sulle poltroncine in tubo di ferro, col sedile fatto tendendo tubicini di plastica colorati, ci si godeva un conetto gelato: festa totale.

Bene; una volta vedemmo uscire dal supermercato un signore con due grandi sacchi di carta (non c'erano gli shopper) pieni di spesa. Il carico gli impediva la visuale, e non vide uno di quegli oggetti ormai in disuso, che servono per parcheggiare le biciclette. Il capitombolo fu inevitabile, e spettacolare fu l'improvvisa fuoriuscita di liquido, dalle bottiglie frantumate (non c'era neanche il PET).
Il poveraccio -subito rialzatosi- osservava l'estendersi di quel lago frizzante, incerto sull'esclamazione.

Una scena da Paperissima.

Qualcuno forse rise. Io quella sera ho fatto fatica a dormire.

Che dire: Silvio, per la botta che hai preso, io non rido, ed hai tutta la mia empatia.
Però ... moderati un pochino anche tu; magari comincia smettendo di mandare in onda -sulle tue TV- quel programma crudele.

mercoledì 11 novembre 2009

Birilli

Avete presente la sentenza che ha scatenato la “questione crocifissi” ? Il giorno prima, salendo in macchina, in un parcheggio, ho notato per terra un piccolo crocefisso di plastica.

Forse non ci crederete, ma è successo veramente: le coincidenze capitano più spesso di quanto non sembri.

Adesso è nel portaoggetti in macchina, assieme alla lettera “A” d'ottone, raccolta da mia figlia piccola, Paola, durante una passeggiata; credo saltata via da un cippo “Proprietà privata”, che evidentemente ora fa: “Proprietà privat”, coerentemente privata di una lettera inessenziale.

Alfa e omega.

Sì, il crocifisso l'ho raccolto d'istinto: non si può lasciar calpestare un'immagine sacra.

Quando eravamo piccoli, l'olivo benedetto dell'anno prima, pieno di “scarpie” (ragnatele), non poteva essere gettato nella spazzatura, ed era l'occasione di un allegro fuocherello, in un vaso da fiori vuoto.
Neanche l'acqua benedetta, che nostra madre si faceva procurare da amici che andavano a Lourdes, poteva essere gettata.

Piccoli tabù, che mi sembravano ovvi ed importanti; tanto da agire anche oggi, e farmi raccogliere da terra quel piccolo crocefisso.

Chissà, forse l'avreste fatto anche voi...me lo dite ?

Quanti ricordi mi sono affiorati.

A scuola, il crocifisso era oggetto di innumerevoli giochi. Veniva nascosto, e sostituito con la scritta “Torno subito”, o fatto bersaglio del lancio della pallottola di carta. Una volta, in questi trattamenti, gli si ruppe un braccio, che però restava penzolante, attaccato al chiodo: qualcuno ci legò un sottile filo da pesca, e da distante, mentre il professore spiegava, faceva muovere il braccino, e tutti giù a ridere.

Blasfemi, un po', è vero, ma mica criminali.

Cosa rappresentava per noi, quel crocefisso ?
L'origine della nostra civiltà ?

Ma neanche lontanamente, davvero.
Era casomai emblema di sofferenza, che avremmo dovuto imitare.
Non era civiltà, ma medioevo. “Ricordati che devi morire”, castigo, punizione.

Era un oggetto, messo lì dal potere, a dirci di stare sottomessi: questo era per noi, e per questo lo sbeffeggiavamo (tutti, anche se a qualcono di noi, come a me, si torcevano un po' le budelle).

Non era amore.
Ma chi di noi aveva sperimentato, chi poteva dire di conoscerlo, l'amore ?
L'amore che conoscevamo, era solo quello dei nostri genitori, e proprio da quello cercavamo di divincolarci...

Sarebbe stato necessario uno sforzo di astrazione, di cui non eravamo capaci, per immaginare la croce come un atto d'amore.

Sinceramente, faccio fatica ancora adesso...

Accettare una condanna ingiusta...
Una condanna capitale, un tormento, un supplizio...
Non so chi di voi può condividere un sentimento di accettazione.

Mettere questo simbolo in un'aula frequentata da ragazzi, è come scrivere E=mc2 nella sala d'aspetto del dentista: giusto, ma totalmente incomprensibile e fuori luogo.

Ma perchè tanto accanimento, per quella sentenza ?
Era solo per dire “non avete il diritto di obbligare”
Che c'era di male in quella sentenza ?
Non condannava l'esibizione del crocefisso, ma l'obbligo di esibirlo...
Perché le gerarchie l'hanno vissuto come una minaccia ?

Confesso che non l'ho capito

Ma mi pare che questo sia sintomo di debolezza.
Se si attaccano a queste cose, vuol dire che non hanno nulla di valido...

Proviamo a soffiare
tutti assieme
mi sa che cadono come birilli

martedì 3 novembre 2009

Dolore

Avete presente quelle scene, alla fine del film: lui e lei che si incontrano dopo mille peripezie, felici, si strofinano per bene, e lei piange.

Magari è un problema solo mio, ditemelo, o magari ho scoperto l'acqua calda, ma l'amore provoca sofferenza.
Parlo nel complesso: ci sono momemti di esaltazione, di gioia, ma non manca mai la commozione, che in fondo è sofferenza. Per non parlare di quando l'esaltazione finisce, e restano il distacco, la nostalgia, il rincrescimento, la solitudine.

A me sembra paradossale, e mi sono chiesto come mai, questa strana cosa: il massimo del bene e del buono, l'amore, causa della massima cattiveria, il dolore.
Amore – dolore: un gioco di parole ? ...uno scherzo (si direbbe: “da preti”) della natura, o due faccie della stessa medaglia ?

Mi vien da dire che stavolta i preti non c'entrano, perchè è uno scherzo del tempo...

Provo a spiegarmi

Pensate cosa sarebbe l'amore.. senza il tempo. Quello che si promettono gli innamorati. Amore eterno... Ma non eterno perchè dura sempre, eterno perche fuori della dimensione temporale.
Sarebbe una fiamma senza combustione, uno “stato” invece di una transizione.

Bello è ?

Ed allora eccolo lì, è lui la causa del dolore: il tempo. Il distacco c'è perché c'è l'evoluzione; la nostalgia c'è perchè il tempo ci ha portati altrove, il rincrescimento c'è perché il tasto rewind non funziona (e nessuno che lo ripari...).

L'abbandono c'è perché gettiamo via il nostro tempo.
Tempo tiranno, si dice, ed anche un po' bastardo, aggiungo io, perchè non tollera di essere trascurato.

venerdì 30 ottobre 2009

Prezzi

Metti che sei al mercato della frutta, a comprare - che so - delle mele, e vedi che ad una vecchietta le fanno pagare di più che a te.
Metti che il mercante ti strizza l'occhio, e ti dice: “lei è stato furbo: ha attivato la summer card ! Per questo le mele le paga meno”.

Cosa provate ?
Come minimo disappunto ...

Beh, con la telefonia è proprio così: chi si informa, confronta, aderisce alle iniziative, ottiene mediamente prezzi più bassi: gli altri, come la nostra vecchina, peggio per loro.

Ma, poveretta, come avrebbe potuto ?

Vien da dire: “non è giusto”
Ma -chiediamoci- esiste un prezzo giusto ?

A me sembra che ci sia sempre meno un legame tra il prezzo che si paga, ed il valore della merce che si compera. Il petrolio lo puoi pagare -nel giro di pochi mesi- la metà, come il doppio. Ma non costa sempre lo stesso, tirarlo fuori da sottoterra ?

Legge di mercato...

Quando si parla di mercato, a me viene in mente quel tale che si infilava in testa un paio di mutande da donna, per ripararsi dal sole, ed attirare le signore alla sua bancarella.

Io ero ragazzetto, ed al mercato si gironzolava per vedere dove c'era la merce migliore, ed il prezzo più basso, e poi si comperava: concorrenza !
Nel mercato libero, se ci sono due fornitori della stessa merce, posso scegliere di comperarla da quello che me la fa pagare di meno.

Sembra ineccepibile.

Ma come fa quel fornitore a fare un prezzo più basso ?
Secondo voi, è perché si accontenta di un margine più basso ?

Acqua, acqua

Con buona probabilità, paga meno le sue risorse.
E' questo, quello che vogliamo quando scegliamo il fornitore con il prezzo più basso ? Che -a sua volta- paghi poco i suoi fornitori e dipendenti ?
Voi direte: “Magari fa un prezzo basso perché ha un processo produttivo diverso, più efficiente”

vero

Però vorrei capire cosa vuol dire diverso.... perché magari è un processo che inquina di più, oppure che è pericoloso per chi lavora. Io ci sto a premiare l'imprenditore più capace, ma come faccio a distinguere l'imprenditore più farabutto ?

Libero mercato, o acquisto alla cieca ?

C'era una scenetta, forse la ricorderete, di una candid camera, in cui si metteva un grosso pulsante in un luogo di passaggio, con la scritta “Non premere”. Il malcapitato che cedeva alla tentazione di premere il pulsante, vedeva esplodere e crollare un edificio poco distante, già minato, e destinato all'abbattimento.

Difficilmente siamo consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte, e quelle che ci sembrano più innoque possono nascondere dei micidiali imbrogli.
Come votare.

giovedì 15 ottobre 2009

Diritti

Dicono che su questa terra siamo in troppi.
Se lo dicessero a te, che sei di troppo ?
Non sarebbe per nulla carino...no ?

Non credo ci sia altro da dire.

Ma qualcuno può obiettare: “si tratta di prevenire, cioè evitare di invitare alla festa più gente di quella che può starci nella sala”.
Ok, ma perché chi arriva prima, dovrebbe avere più diritti degli altri ?
Quelli che vogliono entrare, e non ci stanno, potrebbero dire: “fatevi in parte voi, piuttosto, e fate un po' di spazio, così possiamo entrare anche noi un pochetto”.

La verità è che abbiamo paura che prima o poi, si prendano qualcosa che consideriamo nostro.

Diritti acquisiti, guai toccarli.

A pensarci, buona parte della nostra concezione di giustizia si basa sulla conservazione dello status quo. Primo tra tutti, il concetto di proprietà. Perché mai qualcuno dovrebbe mantenere il diritto su qualcosa che non usa ? Che senso ha ? Perché mai qualcuno dovrebbe poter possedere molto di più di quello che nella sua vita potrà mai utilizzare ? Perché mai i suoi parenti dovrebbero acquisire diritti sulle sue cose, dopo morto ?

In natura, il possesso è regolato in modo dinamico: il territorio va continuamente controllato; il maschio si trova a duellare ogni stagione, e prima o poi troverà un avversario più forte di lui, e allora si tirerà in disparte.

Le regole di convivenza che abbiamo adesso, sono il risultato della storia dell'uomo attuale. Regole diverse hanno provato ad imporsi, e si sono estinte. Quindi sono le regole del più forte.
Mica del più debole

Ne avevamo qualche dubbio ?

mercoledì 7 ottobre 2009

Barcode






Oggi è l'anniversario dell'invenzione dei codici a barre, e Google lo festeggia dedicandogli l'immagine di presentazione del più famoso www del momento.
Barre bianche e nere affiancate, che nel loro specifico disordine nascondono informazioni inequivocabili.
Tanti modi di vederli; ad esempio, mi piace vederlo come un esempio di felice convivenza tra bianchi e neri.

Qualche giorno fa, rovistando tra i libri di quando eravamo ragazzi, è saltato fuori “La forza di amare”, di Martin Luter King.
Lo scriveva negli anni '60, quando la discriminazione dei negri era legge dello stato.
Fu lui che organizzò la rivolta.
In milioni lo seguivano.
Gli diedero il premio Nobel per la pace.
Fu ucciso per questo.

Silvio, veramente ti senti di sederti al suo fianco ?

lunedì 28 settembre 2009

Riposo

Stanotte ho fatto un bel sonno, e mi sono alzato riposato.

Ho detto: “Riposato” … ma qual'è l'azione ?

Se mi rado, alla fine sono rasato: rasarsi è l'azione, ed il risultato è che sono rasato.
Se pulisco la casa, alla fine è pulito: pulire è l'azione, ed il risultato è il pulito.

Ma riposare è un'azione ? Quando dormo non faccio niente... perché, dopo, dovrei essere “riposato” ?

In effetti non facciamo nulla di consapevole, ma qualcosa lavora per noi, e ripristina, ricostruisce, prepara, assimila, metabolizza, senza che facciamo nulla; in alcuni casi, proprio perché non facciamo nulla, purché non facciamo nulla !

Quando siete malati, cosa ci dice il medico ? “Mi raccomando, riposo”, già, perché il riposo è la prima medicina. Capite ? Vi dice: “Non fare nulla, che è meglio !”

A Paola, un mese fa, abbiamo comprato una coniglietta nana. E' stata presa da un mucchietto di animaletti simili, e ce l'anno messa in una scatola per portarla a casa.
A casa ci siamo accorti che aveva una zampetta rotta: le penzolava inanimata. Che fare ?
Abbiamo pensato “amen, mica si può ingessare una zampa di quelle dimensioni”
Fatto sta che lei se la leccava, la stiracchiava... dopo un po' riusciva ad alzarla, e dopo un altro po' funzionavano le unghiette... ed ora è quasi normale.
Riparata da sola, con riposo e alimentazione ...

Credo nessun chirurgo sarebbe stato in grado di fare altrettanto: senza la capacità dell'organismo di fare da solo, nessuna terapia medica funzionerebbe.
Chi riuscirebbe a trasformare le schifezze che le abbiamo dato da mangiare, in quel miracolo di tecnologia microscopica che è una zampetta di coniglio funzionante ?
Beh, il riposo ci riesce...

Ma torniamo al riposo.

Da piccoli giocavamo ai soldati: uno faceva il comandante “Attenti !” gridava, e noi ci si irrigidiva come un bastone, poi diceva “Riposo !” e noi ci si rilassava, ciondolando vistosamente le braccia.
Che gusto ci fosse, non lo ricordo, ma l' “Attenti” aveva senso solo perché seguito dal “Riposo!”, ed era quello che ci faceva ridere.
Riposo è la sospensione dell'attenzione, allentare le difese, disattendere il comando... essere sé stessi...liberati

direi: fiducia.

Ma il riposo mi ricorda anche quella preghiera, che -ahimè- mi è capitato di recitare recentemente: “L'eterno riposo dona loro o Signore”.

Il riposo eterno come dono, equivale alla vita come condanna: che brutta cosa...
O forse un'ipocrita consolazione rivolta a chi soffre un lutto ?
E poi, riferirsi ai morti con: “Loro” ... che brutto distacco...!

Una preghiera, per me, difficile da digerire...

A voi, cosa fa venire in mente ?
Vi dico cosa viene in mente a me...

Quando finisce il nostro tempo “personale”, stop con le attività reattive e consapevoli.
Prende il sopravvento quell'altra attività, del tutto inconsapevole, come sempre nel riposo.
Noi smettiamo di agire, ma alla natura gliene importa nulla delle nostre attività, casomai la disturbano; così cominciano le attività della natura, come sempre nel riposo.
E magari il suo agire rigenera, come sempre nel riposo.
Poi ci si risveglia, e -com'è normale- non si ricorda più nulla.

Che la rigenerazione passi attraverso la ricostruzione della zampetta del coniglio, o prenda un giro più largo, per un metabolismo che includa i batteri della decomposizione, l'assimilazione vegetale, fino alla nascita di un nuovo organismo, sono dettagli... in entrambe i casi “fa tutto Lei”, mentre noi riposiamo.

Ma ci sono un paio di cose, in quella preghiera, che contraddicono la mia ipotesi.
Il riposo “eterno”, e la luce “perpetua”.
In altre parole, c'è il sottrarsi dal ciclo della rigenerazione, per entrare nel binario senza ritorno (si direbbe “morto”) di una luminosità al di fuori del tempo, dove neppure la Natura può più agire (si direbbe “soprannaturale”).

Qualcosa che mi ricorda l' “illuminazione” ben descritta da altre scuole di pensiero.

Strano, no ?

giovedì 24 settembre 2009

Modestia

Berlusconi si felicita del fatto che l'Italia avrebbe un indice di disoccupazione migliore rispetto ad altre nazioni europee.

Noi con lui.

Nessuno dice di chi è il merito.

Gli ammortizzatori sociali, per caso, li ha introdotti lui ?
I Sindacati dove sono ? È diventata una vergogna ricordare che è stata la contrapposizione tra lavoratori organizzati, e potere economico, tutta giocata in parlamento (un parlamento “proporzionale”), che ha dato origine all'attuale legislazione a protezione dei lavoratori “in organico” ?

Ma poi, l'indice di discoccupazione è calcolato in modo omogeneo in tutte le nazioni ? Un precario che resta a casa, conta o no ? I contratti di lavoro nei diversi stati sono equivalenti ? L'incidenza dei contratti a tempo indeterminato è la stessa in tutti i paesi ?
A scuola, quando facevamo errori di questo tipo, ci dicevano che sommavamo carote con patate.
Lo so anch'io che 7 è minore di 10, ma 7 carote non sono né minori né maggiori di 10 patate.

Possibile che nessun statistico abbia niente da dire ? Una volta si diceva “Ma ti ho fatto studiare per niente ?!”.

Ma supponiamo che i numeri siano confrontabili, e che il nostro candidato a Nobel abbia mantenuto lontana la sfiga dal nostro paese con le sue barzellette (cosa possibilissima dati i tempi, e l'entità di barzellette profuse).

Bene

mi viene da riflettere tra la somiglianza tra parola “modestia” e “molestia”.

La prima, è chiaro, non fa parte del corredo genetico del padrone della Fininvest.
Ma la seconda, che pure egli pratica frequentemente contro la Verità, possibile che non sia perseguibile ?

Ah, già, scusate, dimenticavo: il lodo