Si parla di

tempo (45) potere (38) soldi (20) parole (19) scritture (16) verità (15) giornalismo (14) comix (9) libertà (9) valori (9) numeri (8) relativismo (8) acqua (7) emozioni (6) evoluzione (6) decrescita (5) errori (5) fisica (5) morte (5) dolore (4) lavoro (4) diritto (3) sogni (2)

giovedì 24 luglio 2008

Memoria

“Rivedendolo ho ricordato tutto”

L'ha detto poco fa una signora, scendendo dall'auto, parcheggiata casualmente in parte alla mia.. Sorrideva: il ricordo doveva essere piacevole, oppure era solo contenta di averlo ricordato.
Chissà a cosa si riferiva.
Non lo so, ma non è importante... è che mi viene da dire...

... Che la memoria è preziosa, tanto per cominciare. Uno può andare fiero dei suoi bicipiti, un'altro può aver ragione di vantarsi delle sue capacità di memoria.

Quelle patologie che riducono, o alterano la normale capacità di ricordare, conducono la persona affetta ad uno stato che ci induce alla compassione, perché la menomazione comporta uno svantaggio evidente, rispetto a noi che “ci ricordiamo le cose”...

“Ricordare” però non è una condizione “on-off”: c'è tutta una gradazione. Si passa dalle facoltà da record, da animale adatto al circo della ricreazione televisiva, alla smemoratezza dei distratti (dove ho messo gli occhiali ?), ai lapsus (cosa stavo dicendo ?), alle rimozioni (per chi ho votato ?), fino ai deficit gravi (chi sono io ? ... beh, di questo deficit parleremo un'altra volta).

E' su questa gradualità che mi vien da dire qualcosa

Intanto domandiamoci, ma quanto è giusto quello che ci ricordiamo ?

La precisione, ad esempio, dipende dalla completezza della percezione, che -oltre ai dettagli oggettivi- include anche la dimensione temporale, che sembra per nulla collegata con le sensazioni memorizzate, e deve essere ricostruita sulla base di minuscoli indizi.
Avevate già notato ? E' molto frequente trovarsi in disaccordo, nella ricostruzione di un fatto, non tanto sui dettagli, quanto sulla collocazione nel tempo.
La scarsa integrazione della dimensione tempo, con il resto delle percezioni esistenziali, è un mio cruccio. So che fate fatica a stupirvi di questa evidenza, che a me invece crea disagio: è come se la dimensione principe del ricordare (ricordare è una traslazione nel tempo di una percezione) si ostinasse a sfuggire all'osservazione...

Come mai al tempo è così facile fuggire ?

Poi, la precisione dipende dal meccanismo con cui torniamo a rendere attuale il ricordo. In effetti si ricorda “adesso” una cosa accaduta nel passato.
Io penso che quell' “adesso” sia una chiave per svelare l'imbroglio... ascoltate un po'....

Uno degli episodi della mia infanzia (mi ero perso in una spiaggia affollata) contiene un errore di memoria che mi ha sempre incuriosito.

Mi ricordavo che ero con i miei fratelli a guardare una barca sulla spiaggia; quando mi sono ripreso dall'incanto di quell'immagine, i miei fratelli non c'erano più. Mi sono messo a piangere, e qualche vicino di ombrellone è riuscito a farsi spiegare da me (avevo 3 anni) dov'era il mio ombrellone, e mi ha riportato alla mamma.
L'episodio è stato evocato molte volte, per cui non posso essere certo che il ricordo sia originale, o piuttosto sia stato modificato dai racconti successivi, degli altri partecipanti.
L'errore del ricordo però riguarda un dettaglio che è emerso solo di recente: la barca era un motoscafo, mentre io ricordo distintamente un galeone.
Si possono fare molte ipotesi, e la più suggestiva è quella che in una vita precedente potrei aver avuto a che fare con i galeoni. Non vi nascondo che ne sono suggestionato, ma se imbocco questo percorso, so che perderei in credibilità, allora lo evito.
La cosa interessante è invece il fatto che probabilmente quel motoscafo era il primo che vedevo (da cui il rapimento, che mi fece perdere il contatto coi fratelli), e l'associazione al galeone non coincide con l'osservazione.
Che si tratti di un'immagine precedente o successiva, poco importa, conta il fatto che non era l'immagine originale. Come dire, non avevo memorizzato i pixel, come una fotografia, ma il loro significato, limitato dalle conoscenze che avevo all'epoca.

Mi vien da dire, che la correttezza della ricostruzione del ricordo, dipende dall'adeguatezza del nostro attuale sistema di interpretazione dei significati.

Ma allora, se è così facile dimostrare che il ricordo può risultare poco veritiero, in che misura possiamo sostenere che le percezioni attuali sono più precise ?

Qual'è la vera differenza tra una percezione ricordata, ed una attuale ? Lo scorrere del tempo ce la sposta istantaneamente nella categoria dei ricordi: impossibile acchiappare l'adesso.
Al massimo te lo senti scorrere addosso.

Se poi il ricordare “fine a sé stesso” viene anche comunicato ad altri, allora entra in campo tutta la complessità della comunicazione, e le trasformazioni di significati, più o meno volontari, più o meno consapevoli.

Io ascolto molto la radio, perché passo molte ore in automobile. Così ho notato che sempre più spesso vanno in onda servizi che ricostruiscono la storia recente, e lo fanno con molta meno riverenza verso il movimento partigiano, di quanto non avvenisse tempo fa, o addirittura evocano dei meriti del regime imposto da Mussolini.
Voi direte: “si sa, è cambiato il governo...”, e questo lo capisco. Direte che qui ci sono da un lato dei dati storici, oggettivi, e dall'altra l'effetto che un certo giornalismo vuole ottenere, pro o contro un certo schieramento politico.
Si potrebbe chiudere il discorso, sostenendo che non è un problema di memoria, ma di conquista del potere.

Però, secondo me, la memoria c'entra, e parecchio, perché solo una minima parte di noi si va a leggere le fonti storiche: di solito la nostra memoria costruisce il passato sulla base di quello che ci viene raccontato. E siccome non siamo tanto bravi ad imparare, le cose ce le ripetono molte volte.
Alla fine il risultato è il convincimento.

La falsificazione della memoria dovrebbe essere un reato. Non so se è un reato mettere un cartello stradale falso, o solo uno scherzo idiota, ma per me sono due cose simili.

Ditemi cosa ne pensate

domenica 13 luglio 2008

Convivenza

In questi tempi di olimpiadi, l'argomento dovrebbe essere di attualità, invece nessuno che ce lo ricorda:

"Gli utimi saranno i primi"

Potrebbe sembrare una eccezionale occasione per gli ultimi... con poco sforzo salgono sul podio.
E invece no, perchè appena sono saliti -colpo di scena- non sono più gli ultimi, e riprecipitano in coda.
Una specie di gioco dell'oca.

Così nessuno vorrà essere proprio l'ultimo, ma neppure il primo.

Penso che molti filosofi si siano cimentati con questo paradosso, prima di arrivare al famoso "in media stat virtus". Motto ben recepito da Berlusconi, che in effetti con i media s'è dato da fare, e mi pare siano tutt'ora la sua fortuna.

Come si può vedere, la regoletta dell'inversione delle graduatorie è ricca di retroscena... Sovversione totale dei principi dell'agonismo (qualcuno mi può spiegare, per favore, come mai quella parola è così simile ad "agonia" ?).

A questo punto, uno si potrebbe chiedere "Perchè correre ?".
Sotto sotto, c'è un grande senso di vacuità, che sa da paesi caldi, o di deserto del Qoelet. Ma non c'è fatalismo, piuttosto una sorprendente, cristallina razionalità... riflettiamo un'attimo: perché fare ?

Il fare è una delle malattie della nostra civiltà. Il fare inutile potrebbe rivelarsi la nostra condanna. Vi faccio un solo esempio:

L'altro giorno mia figlia mi ha mostrato dei pupazzetti con cui giocava. Piccole sagome di plastica colorata. Guardanoli bene, si vedeva che erano colorati a mano. Ne aveva 4 di uguali, ed ovviamente, guardati da vicino erano ben diversi, proprio perchè fatti a mano. Credo fossero un omaggio di qualche prodotto da supermercato.
Immagino che oggetti così piccoli siano stati dipinti da bambini, in qualche laboratorio all'estero.
Pensandoci bene, io ho pagato quei bambini
Ma non era quella la mia volontà
Io non volevo che quei bambini perdessero la giornata per dipingere quei pupazzetti, avrei sicuramente preferito che giocassero...
Quella piccolissima frazione di euro che io ho pagato, e che è andata a finire per pagare il loro lavoro, gliel'vrei data volentieri lo stesso...
A me non servono 4 esemplari unici di pupazzetti colorati. Anche mia figlia poteva farne tranquillamente a meno.
Finiranno nell'immondizia tra poco tempo. Neppure riciclabili.

Questo è un esempio della stupidità del fare, ma ne potremmo trovare tantissimi.

Un mio ex capo, che stimo molto, una volta mi sorprese dicendomi: "Guardi Montanari, che qui da noi la bravura è non fare ...". Era da poco il mio capo. Devo precisare che la mia professione è l'informatica, e che se noi facessimo tutto quello che i nostri utenti ci chiedono, dilapideremmo rapidamente l'azienda per cui lavoriamo. Io invece ero ancora sul modello "primo della classe", è quell'indicazione all'inizio mi suonò da sabotaggio industriale, ma dopo mi aprì un po' gli occhi.

Come coi bambini, bisogna saper dire di no. Per il loro bene.

Alla fine, "i primi saranno gli ultimi" mi ha portato al concetto di rinuncia: ad essere il primo, ad avere più degli altri, per un principio di "buona educazione", cioè una regola di base della convivenza.

Potenza delle parole...

mercoledì 11 giugno 2008

Degrado

Le ortiche che crescono nel giardino, il muro che si scrosta, le piastrelle del pavimento sconnesse...
Segni di degrado.

La prima impressione è negativa, un segno di trasandatezza, di povertà.
Ma se ci penso, trovo che non c'è niente di più naturale.
Ci sarebbe da preoccuparsi se le ortiche non crescessero più... provate immaginare il muro, che resta intatto. Passano gli anni, ed è sempre uguale. Avreste l'impressione che il tempo si è fermato. La sospensione del tempo blocca il degrado, ma è questo che vogliamo ?

Provate a immaginarvi incorruttibili... a vivere con tutti i nostri avi davanti, in eterno. Lo troverei terrificante. Penso che sia meglio degradare, trapassare e poi dissolversi, com'è adesso.

Ma torniamo alle ortiche... Certo, ripristinare le condizioni d'ordine, ci tranquillizza; un po' di ordine e di pulizia ci fa piacere.

Ma perchè ?

Ci possono essere dei casi in cui ha senso parlare di igiene, cioè di protezione della salute, ma io credo che si tratti di casi rari. Francamente, in molti più casi, noi dimostriamo un grande sprezzo della nostra integrità fisica: basta guardarci, ad esempio, quando sfrecciamo a velocità pazza, racchiusi in una scatola di metallo, uno a fianco all'altro, anche in mezzo alla nebbia. Secondo voi, è' un comportamento “igienico” andare in automobile ?
Allora c'è qualcos'altro che ci fa essere ostili al degrado naturale delle cose.

Ricordo un amico australiano, che quando vide l'Arena (a quel tempo abitavo a Verona) disse: “Bella, ma perché non la ricostruite ?”

Annullare il tempo trascorso.

Mi son fatto l'idea che è questa dimensione, il tempo, che implica il degrado, e che noi col tempo non siamo ancora andati a patti.

venerdì 23 maggio 2008

Adesso basta

Diceva così quella mamma al figlio capriccioso
Era la demarcazione tra la pazienza, ed il ripristino dell'autorità
La sopportazione si era esaurita.
Il ruolo di vittima viene passato, come il testimone nella staffetta: adesso tocca a te, è meglio che corri.

"Adesso basta": comincia con Adesso... ti riporto a qui ed ora, cioè alla realtà istantanea, all'esistere di me che te lo dico, e di te che mi ascolti. E finisce con Basta, imperativo di cambiamento, anzi, di capovolgimento, on-off.

"Adesso basta" diceva anche -così dicono- quel ragazzo su YouTube, ai compagni che lo torturavano, quando le bruciature non erano più solo un gioco crudele, ma una vera minaccia, non più accettabile.
Lo chiedeva supplichevole, con un filo di voce.

Sopportazione ed Adattamento sono, secondo me, due sorelle che si assomigliano moltissimo.
Le frequentiamo tutti, anche troppo. Ma attenti, perchè sono due troie. Ho letto che anche nelle peggiori persecuzioni, nei lager, c'era spazio per ridere e scherzare, perchè al contesto, un po', si erano adattati.

L'adattamento di Darvin, non è mica la giraffa che piano piano allunga il collo, no, no... è lo sterminio di milioni di animali con il collo corto, che non trovano più cibo, perchè è già stato mangiato da quelli con il collo più lungo del loro.

Sopportazione ed Adattamento sono la legge del più forte.

Adesso basta.

domenica 18 maggio 2008

Straordinari

Forse ricordo male io, ma ... non eravamo tantissimi, negli anni 70 a gridare:
"Lavorare meno, lavorare tutti" ?

Era un teorema semplicissimo, alle medie la chiamavano proporzionalità inversa: impossibile non essere d'accordo. Uno resta senza niente da fare ? Io che ho un sacco di robe da fare, ne faccio fare un po' a lui.
Mi pare si dica "win to win", cioè un gioco in cui vincono tutti i giocatori: sono contento io, che lavoro un po' meno, e sei contento tu, che ti guadagni la pagnotta.

Io quella volta non gridavo tanto forte, ma mi ricordo che c'erano persone ben più convinte di me, che adesso sono sindaci, o sono stati al parlamento, o scrivono sui giornali ... gente mica stupida. Come mai sentono "Detassare gli straordinari", e non hanno niente da dire ?

Cioè, se ho capito bene, chi lavora dovrebbe lavorare di più, e chi non lavora ... boh, non capisco

Ah, aspetta aspetta, adesso ho capito. E' per via di Visco,
ma sì, quando ha detto che "Pagare le tasse è bellissimo".
Eccola la spigazione: se fai gli straordinari, ti punisco, e ti impedisco di pagare le tasse, così finalmente la smetterai di lavorare come un fesso. Ti tolgo il piacere più bello che ci sia: pagare le tasse !
Certo, è come quella maestra di mia figlia, che aveva inventato di abolire i brutti voti: "Maestra, non me lo da il voto ?" "No tesoro, purtroppo hai scritto scuola con la q, e non te lo posso proprio dare; la prossima volta stai più attento", e il piccolino a frignare in un angolo.

Adesso, tutti stanno zitti, per non fare dispiacere a Visco. Che non sembri che anche a noi piace evadere le tasse.
Tutto chiaro.

O, per lo meno, era tutto chiaro finchè non ho letto che, dalla detassazione, saranno esclusi gli statali "per comprensibili motivi".

Mah, si vede proprio che sono tonto, perchè io questi motivi non li comprendo. Purtroppo però non me li spiegano bene, e allora devo provare di mio.
Ora mi sforzo.

Ecco, ho capito: ci sono due razze, gli impiegati statali, e gli impiegati non statali.
Beh, ok, ci sarebbero anche quelli che non hanno impiego, ma è come se non ci fossero, d'accordo ?
Certo, poi ci sarebbero anche gli imprenditori, i professionisti, ma quella non è una razza, nel senso animale della faccenda, sono un livello più su, hanno studiato... mica si conta lo straordinario di quelli lì.

Ma torniamo alle razze, l'impressione è che quella degli statali sia un po' particolare, nel senso che con le tasse si pagano lo stipendio, visto che è lo Stato che paga... cioè, è una partita di giro, e allora come si fa a detassare lo straordinaro ? bisognerebbe contemporaneamente togliere anche lo stipendio.

Adesso però basta, sennò lo fanno sul serio. E poi, lo ammetto, in questo post ho scritto proprio molte stupidaggini, però dovete ammettere che -su questo argomento- sono in buona compagnia.

venerdì 16 maggio 2008

Gravità

Cose che capitano tutti i giorni, poi uno non ci fa più caso.
Avete qualcosa per le mani, adesso ? un mouse ?
Provate a muoverlo
no, no, più veloce... diciamo: vorrei che in un secondo facesse, per esempio, 9 metri
bisogna lanciarlo forte, vero ?
io però non mi accontento, e vi chiedo che la velocità aumenti ancora
E quanto ? mi chiederete voi
diciamo: che ogni secondo, la velocità raddoppi
Esagerato, e a che ti serve un mouse lanciato con quella accelerazione pazzesca ?

Niente, era solo un esempio
quella, se ricordo bene, è l'accelerazione di gravità: 9 metri al secondo, ogni secondo (Wind direbbe: "per sempre").

A me, di solito, non viene da pensare che è un'accelerazione pazzesca, ma - se ci penso - in effetti lo è.
e poi, a che serve ?
Ed è ben pericolosa, perchè gliene importa nulla che tu voglia scendere o meno, lei ti tira giù.

La cosa più grave è che è inspiegabilmente democratica: che tu sia grosso o piccolo non cambia, ti tira giù allo stesso modo, senza remissione. Le cose più piccole si aggrappano più facilmente dove possono, anche all'aria, e così le foglie svolazzano, ed i fiocchi di neve ...come potrei dire... fioccano.

Alla pesantezza, evidentemente, ci si fa il callo. In questo momento, però, che sono seduto davanti al mio portatile, sento chiaramente questo tentativo del mio posteriore di oltrepassare il sedile, per obbedire a quell'assurda richiesta di accelerazione. e altrettanto chiaramente il sedile che si oppone. O forse è lui che mi sta spingendo in alto ? Fermi tutti, mi sto confondendo.

Allora, da capo: il mouse non lo lanciate, era solo un esempio
il mio posteriore, ed il sedile, lasciamo che si mettano d'accordo tra di loro
resta il discorso della gravità, se per caso non ci potesse fare uno sconto, una deroga, che so, un'amnistia

Dicono che non ne fanno più ? Va be, pazienza, ci terremo sta gravità qui
però... che pesantezza !

giovedì 15 maggio 2008

La prima pietra

Ma come gli è venuta?
"Chi è senza peccato scagli la prima pietra"

Macchiavellico ...
Procedura: per fermare una folla basta bloccare "il primo".
Come con lo sciame: trovi la regina e te lo porti dove vuoi.
La bravura è trovare la regina: il primo che trascina la folla.

Ed ecco la genialità della soluzione: un criterio elettivo a risultato nullo (beh, salvo sua madre, ma su questo chiudiamo un occhio, perchè sappiamo che poi si astiene).

Altro che riforma elettorale: "Chi è senza peccato governi questo paese", ed ecco fatto: tutti a fare dei gran esercizi di penitenza...

Niente da dire, un po' sovversivo, ma certamente un Grande !

martedì 6 maggio 2008

Mobilità

Quel giorno ero a Genova, una bella mattina di sole. Era presto, e mi sono detto: all'appuntamento ci vado col bus.
Mi informo: era facile. Bastava salire davanti alla stazione, ed al capolinea ero esattamente arrivato, senza mai cambiare.
A circa metà percorso, sale un funzionario, ci dice che dobbiamo scendere tutti, perchè la strada è bloccata per una manifestazione dei metalmeccanici.
E adesso ?
Mi mancava circa un chilometro, e mi sono detto: lo faccio a piedi.

Era molto tempo che non facevo a piedi una strada trafficata di mezzi pesanti. Vorresti andare in apnea, ma mica puoi fare un chilometro in apnea... Lì mi sono accorto che ormai i marciapiedi non li fanno più: fanno svincoli, raccordi, ma per i pedoni... non è previsto che ci siano pedoni.

Ho pensato a mia madre, che ottant'anni prima, da quelle parti andava alla spiaggia.
Ho pensato ad una anziana che abitasse lì, oggi, e che dovesse andare, che so, in farmacia, o a spasso con la nipotina... come fa a superare indenne quel mitragliamento di tubi di scarico ?

Poi ho pensato a chi ha fatto le leggi sul diritto alla mobilità: credo avesse in mente un diritto della persona, NON DEL PROPRIO AUTOMEZZO. Ma chi l'ha detto che i mezzi a motore hanno più diritto di una vecchina a muoversi in una strada stretta, a due passi dal mare ?

Ah, scusate, dimenticavo... la Legge dell'Economia
E' che io non ho mai studiato molto la materia, ma ... ho un dubbio ... c'è scritta anche quella, nella Costituzione italiana ?

domenica 4 maggio 2008

Piove

Nei giorni scorsi ho seminato. Niente di importante, solo per la soddisfazione di veder crescere qualcosa.

Adesso piove. L'acqua scende calma dal cielo, e il terreno la assorbe. Le prossime giornate di sole vedremo sbucare qualche nuova pianta.
Ci contiamo... sarebbe normale.

Eppure, a pensarci bene, è una cosa straordinaria. Non è mica facile fare una cosa simile.

Se dovessi trovare un aggettivo, direi che è potente.
Se ci fosse qualcuno che ne ha il merito, dovrebbero dargli il premio Nobel, che so, farlo senatore a vita, intestargli qualche strada, che avesse la gloria che gli spetta, per tutti gli anni a venire.

Mi viene in mente un frammento di preghiera: "Gloria e la Potenza nei secoli": a te, sorella Acqua.