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lunedì 16 luglio 2012

Forse


Il termine "Particella di Dio" ha irritato molti, soprattutto perché frutto di una manomissione editoriale.
Ma, forse, dietro la bugia, ci può essere della verità. Magari "ingarbugliata".

Ho pensato:
"Chi si rivolge a Dio, si rivolge al cielo".
Quindi, volge le spalle alla Terra.

Se uno volge le spalle alla terra, da cosa vorrebbe allontanarsi ?

Si potrebbe dire: da quello che, nostro malgrado, ci attira.
Inesorabilmente.
Quello che rende così pesante il nostro incedere.
Insomma: la gravità.

Per tutto quello che significa...

  • la gravità è vigliacca: ti vince quando sei debole.
  • La gravità è inesorabile: non ti molla mai.
  • La gravità ci ricorda il nostro destino... sottoterra ...


Lo ammetto, parlare di cose, delle quali è  difficile fornire una prova, dà una certa ebbrezza, come potrebbe essere stato, per Icaro, volare.

Non vorrei fare la sua fine, per cui procedo con prudenza,
...provate a seguirni...

Nel cosmo, la gravità è vinta solo dalla rotazione.  Solo il movimento circolare neutralizza l'attrazione di gravità, e tutto quello che appare in equilibrio, ruota, inesorabilmente. E questo moto, apparentemente inutile, scandisce il tempo.

Mi seguite ancora ?


  • Un giro.. è passato un giorno.
  • Fa un giro la luna.. è passato un mese
  • Un giro più ampio.. è passato un anno.
  • Un'oscillazione atomica... pare sia tempo anche quella


Ma quello che è stato stanato, bosone o campo che sia, ha a che fare con la massa.
Inerziale, o gravitazionale, cambia poco.

L'elettrone è più facile, perché dei fenomeni elettrici abbiamo tutti ampi esempi.
Ma il bosone di Higgs, parla di massa, e la nostra esperienza fatica ad immaginare che un campo possa determinare la massa di una particella. Anzi.. ci avevano assicurato proprio il contrario, e noi, ingenui, ci abbiamo creduto.

"Campo gravitazionale"
Suvvia: non ha mai significato nulla: solo che gli oggetti con massa, quella che si oppone quando vuoi spostarli, acquistano velocità spontaneamente, e si corrono incontro.

Il campo di Higgs, forse, non va immaginato per nulla, ma solo usato per spiegare che c'è della massa, anche dove i nostri occhi non la vedono.

Ma la massa, nell'equilibrio più o meno precario che osserviamo, implica delle rotazioni.
E le rotazioni, abbiamo detto, sono la base del tempo.

Ed il tempo, cos'è ?




"Particella di Dio" ?

boh, per un credente, tutte le particelle sarebbero sue, mica solo quest'ultima...
Per uno materialista, è l'ennesima conferma, che la matematica può anticipare l'osservazione.

E questa non so se è una bella notizia.

Matematica è: regole coerenti.
Anche piuttosto astratte.

Che la natura segua scrupolosamente la coerenza, sembra dare il primato alla razionalità.

Ed è questo, che non mi sembra una bella notizia.
Perché l'approccio razionale ha portato allo sviluppo industriale, al progresso, ed infine (non so perché, ma lo testimonia l'esito) al consumismo ed all'individualismo attuali.
Che portano all'estraneazione,
alla rinuncia alle iniziative collettive.

Però, chissa, forse, in questo caso...

lunedì 25 giugno 2012

Stabile

Quando è un'edificio antico a crollare, io penso: "vabbé, peccato"
Ma quando è un edificio recente, diciamo, dopo il 24 giugno 1923, e ci restano sotto delle persone che credevano di essere al sicuro, io mi chiedo: "ma i calcoli, chi li ha fatti ?".


Perché in quell'estate del 1923, è stata emanata la legge che istituisce l'ordine degli ingegneri, dando autorità su "ogni funzione che contemperi gli interessi dello Stato e del cittadino, con i doveri ed i diritti dei professionisti".
E difatti, se tu sei solo un geometra, non puoi presentare progetti dove, ad esempio, usi il calcestruzzo, perché i calcoli non li sai fare, e devi chiedere "la firma" di un ingegnere iscritto all'albo.
Nel senso che l'Ordine garantisce che un professionista iscritto all'albo, i calcoli li sa fare.

E fin qui, tutto normale.

Dov'è -direte voi- il problema ?

Provate a seguire: sui giornali c'era scritto: "Gli edifici rispettavano la normativa, applicabile in quell'area, che era definita a basso rischio sismico".

Ma gli ingegneri sono tecnici o avvocati ?  Devono rispettare le leggi, o, prima di esse, devono conoscere le caratteristiche dei materiali, e dei manufatti ?

La norma che viene recepita nel provvedimento legislativo, e che tutti dobbiamo rispettare, non se l'è inventata il legislatore:  a lui l'ha suggerita un tecnico.

L'adozione di criteri antisismici, comporta un aumento di costo molto, molto piccolo, rispetto al rischio del crollo... perché diavolo i tecnici non si affrettano ad adeguare i criteri costruttivi  ?   
Anche nelle zone a basso rischio, il sisma prima o poi arriva.
Quando uno costruisce uno stabile, lo vuole "stabile", e non "a basso rischio di crollo" !

Quando hanno costruito la mia attuale abitazione, chiesi l'aggiunta di un interruttore, in una zona che a me pareva comoda.  "Non gliela posso fare" fu la risposta "perché è troppo vicina alla doccia".
Io non ci avevo pensato..
Il rischio di rimanere fulminati, con gli attuali impianti dotati obbligatoriamente di salvavita, è bassissimo, eppure quel tecnico mi ha imposto una norma di sicurezza, che io ho accettato di buon grado, ringraziandolo, perché lo faceva per la mia sicurezza.

Secondo me, addossare alla politica la responsabilità della normativa antisismica, dimenticando che i criteri costruttivi sono stabiliti da tecnici, è illogico, e fa parte dell'attuale clima, in cui i tecnici sono vergognosamente protetti, ed i politici lapidati.

Un "mea cupla" dell'ordine degli ingegneri l'avrei apprezzato davvero.
voi no ?

Ma forse la notizia più oscena, sull'argomento, è quella secondo cui ci dovremmo assicurare per il rischio sismico.   Lo Stato (cioè la nostra comunità) se ne lava le mani: ti devi arrangiare !
Crolla, secondo me, il concetto stesso di "Stato", che, secondo me, dovrebbe proteggere i cittadini, e prima di tutto quelli più sfortunati.
Ma vi immaginate quante scuse troveranno le compagnie di assicurazione, in caso di eventi di una certa entità ?  Le assicurazioni non hanno mai coperto rischi legati a catastrofi, proprio perché i rimborsi sarebbero troppo estesi. Un conto è la grandine, che fa strage su piccole strisce di territorio, un altro è un sisma, che può colpire, in pochi minuti, decine di migliaia di abitazioni ed edifici industriali.
Della serie: "intanto pagate,    dopo non avrete abbastanza lacrime per piangere ancora".

Forse la delega che abbiamo dato ai tecnici, esprime solo il nostro disinteresse per l'impegno civile; quello che, una volta, si chiamava "militanza".

giovedì 7 giugno 2012

Cavo


Poco fa il portatile non si connetteva, per via che il cavo di rete non era collegato bene.

Cavo ?

Alle volte, le parole mi stupiscono: perché mai chiamarlo "cavo" ? ... mica è un bucatino !

Chissà, forse "cavo", per via che ci devono passare gli elettroni, come i neutrini nel tunnel della Gelmini.

Se vi è capitato di vedere com'è fatto dentro, concorderete con me: non è per nulla cavo !

Dentro c'è del metallo;  materia compatta... talmente compatta che neppure la luce la penetra, e viene riflessa, con quel caratteristico luccichio ... metallico.  Meno "cavo" di così...!

Mi son fatto l'idea che quando un concetto ci sta troppo vicino, finisce che ne facciamo un uso improprio, ed, alla fine, ne abusiamo.

La cavità è sicuramente un concetto che ci assilla, e ci fa sbagliare.

Forse da quando vivevamo nelle grotte.
Vi siete mai chiesti come mai molte rappresentazioni della nascita di Gesù, tirano in ballo una grotta ?
Betlemme non è mica in montagna: se non c'era posto nelle camere, era normale accomodarsi in una stalla: che c'entra la grotta ?
Dalla mie parti, nel Veneto, troverete un sacco di rappresentazioni della Madonna, con una bella statuina a mani giunte, e tutte rigorosamente con attorno una grotta posticcia.  Ma di apparizioni ce ne sono state a centinaia, e la minima parte in una grotta...

La cavità ci attrae.

Guardando il cielo stellato, ci pare di essere in una cavità, con gli astri a confine;
la realtà è ben diversa.

La cavità, fa parte del nostro essere terreni: se vivessimo nel cielo, questo concetto ci sarebbe estraneo.

E, forse, la prova più evidente di questa circostanza, è quel termine, che neppure traduciamo: "caveau"

Il sarcofago del danaro

Quella stanza dove si entra solo conoscendo un codice

Dove tutto deve restare celato

Dove chiunque vorrebbe poter affondare le mani, come Paperon de Paperoni, e farci il bagno.


Cavità suona come gravità.
Mi sono fatto un'idea:  la cavità, risuona di toni gravi.

Beh, ma ora che il cavo di rete è collegato, questo post ve lo pubblico
e voi, me lo dite cosa vi ho fatto venire in mente ?

sabato 26 maggio 2012

Viandanti

Nel momento in cui riemergo dal sonno c'è sempre un po' di confusione, e spesso mi sveglio chiedendomi:

"Dove sono ?"

A me capita spesso, perché, per lavoro, dormo spesso in alberghi diversi, ma credo capiti anche a voi.
Me lo dite ?

Appena ho capito dove sono, ho capito anche cosa devo fare.

Penso che se mi ritrovassi in un posto inaspettato, la mia vita cambierebbe.
(alle volte avrei la tentazione di fingere di non capire dove sono, per ricominciare da capo)

La posizione nello spazio, è il nostro primo grado di libertà: nel tempo non ti puoi spostare liberamente, ma sulla terra sì, puoi andare dove vuoi.

O quasi.

In effetti, la mobilità è un'occasione mancata.

I nostri movimenti sono ripetitivi ("pendoliamo"), circolari, e ci riportano al punto di partenza.   Come il pistone nel cilindro, la cui espansione viene ingabbiata in un moto circolare, per generare energia, per gli scopi di qualcun'altro.

Quante volte, in ferie, ci siamo detti: "io resto qua", ma poi non lo facciamo.

Mi sono fatto questa idea:  bloccare, o rendere circolare il movimento, è un goffo tentativo per isolare il tempo.

  • Al pendolare gli anni passano, e neppure se ne accorge
  • Non ricominciamo da capo, perché sarebbe come far ripartire il timer
  • L'extracomunitario non deve entrare, perché tutto, qui, resti immutato


Ma il tempo passa ugualmente
ed il nostro istinto, è di viandanti

Dai, muoviamoci !

mercoledì 25 aprile 2012

Bela ciao



Questo l'ha scritto Paola, qualche giorno fa. Per passare il tempo, a scuola, durante un'ora passata in una classe che non era la sua.  La sua maestra era malata, e l'organico disponibile non consentiva l'organizzazione di una supplenza.

Chissà come mai le è venuta in mente proprio questa canzoncina.
Forse a Paola questo partigiano, morto per la libertà, sta simpatico.
Forse è ben lontana dal pensare che si trattava anche della sua, di libertà.

Oggi, alla radio, hanno letto delle lettere di partigiani, scritte poco prima di morire.
Poco prima di morire per la libertà mia, per la libertà della Paola, e anche per la tua, che mi stai leggendo.

Tanto diverse tra di loro, queste lettere, ma tutte uguali per un dettaglio: una persona a cui scrivere, a cui si è legati da un sentimento forte, a cui è difficile spiegare perché ha senso morire per la libertà di qualcun'altro.

Che poi, magari, ne farà un uso trasandato.

Per me, libertà, è pensare con la propria testa
dire quello che si pensa
non trovare strade sbarrate
poter lavorare
poter studiare
avere cure quando siamo malati
avere assistenza quando siamo vecchi, e non possiamo badare a noi stessi

è un'organizzazione sociale umana, ragionevole e rispettosa.
Per il partigiano, era chiaro quale fosse l'ostacolo al buon governo.
Oggi lo è molto meno



venerdì 20 aprile 2012

Gratis

Stamattina, sulla boccetta dello shampoo, ho notato la scritta: “20% gratis”.

Beh, mi è venuto in mente mio padre, quando commentava:  “Gratis, et amore Dei”.
Allora mi sono reso conto che:  “Gratis”, viene da “Gratiis”, cioè  “per grazia di”…  
Perbacco: gratis = bello.
Ovvio, no ?

Le tre Grazie, erano tre bellissime donne.   La grazia ce l’ha chi si rivolge a noi gentilmente.  I cuccioli sono “graziosi”, che so, anche i fiorellini: non c’è dubbio…  grazioso è qualcosa di bello,  di gioioso, amorevole.

Quindi sulla boccetta c'era scritto:  “questo 20% di shampoo te lo do, perché è bello così”

Boh

Io non ho travato nulla di grazioso in quel 20% di shampoo; voi sì ?
Peraltro l'avevo pagato regolarmente alla cassa (avrei accettato volentieri solo l’omaggio, ma non si poteva staccare dal resto, che purtroppo era a pagamento).

Ecco un altro chiaro esempio, della piaga della falsificazione della parole, che, secondo me, affligge la nostra epoca.

Gratis è non chiedere nulla in cambio, fare qualcosa solo perché “è bello”.  Viene in mente la madre, che si sobbarca la gestazione, il parto, e lo svezzamento dei figli:  l’unica ricompensa è la bellezza della creatura che viene al mondo, e la gioia di volergli bene.
Gratuità è l’antitesi dei principi economici.
L'economia è basata sullo scambio; per agevolare lo scambio sia arriva a virtualizzare la contropartita, inventando il danaro.

Con il denaro il tempo irrompe nella logica dello scambio. 
Il gesto si scompone in due momenti, che avvengono in tempi diversi:  vendo "A" e guadagno danaro; uso quel danaro per comprare "B": lo scambio è tra "A" e "B", ma è scomposto in diversi istanti.  Il tempo che intercorre tra i due momenti, rappresenta l’accumulazione di una potenzialità, e quella accumulazione si materializza nel danaro.
L’arroganza luciferina, sta nel fatto che diamo un valore fondativo a quella accumulazione, e costruiamo tutte le regole di convivenza, su qualcosa che non è nulla di più che una tecnica dilatoria. Come se il tempo ci appartenesse.


Nulla a che fare con la gratuità, che è un gesto d’amore, e per sua natura sta fuori dal tempo ("un diamante è per sempre", secondo me, è uno slogan efficace, anche perché richiama l'a-temporalità dell'amore, in compensazione di una spesa elevata, che a nessuno piacerebbe ripertere). 
Ma quando torneremo a fare qualcosa, solo perché è bello ?

mercoledì 28 marzo 2012

Miss


Quando andavo a scuola, per prima cosa c'era l'appello.
Non era per vedere chi c'era, ma chi mancava.
Evidentemente era più importante annotare l'assenza, che la presenza.

Strano no ?   L'importante dovrebbe essere chi ha partecipato.
Noi però, al fatto di esserci diamo poco peso, forse perché, ovunque andiamo, siamo sempre presenti...

Eppure, statisticamente, la nostra assenza è l'evento più frequente, e quindi noi daremmo poco peso all'evento (la presenza) più raro, quello che ci dovrebbe far esclamare: "evviva ! Capperi, io c'ero !"
Non lo trovate paradossale ?

La nostra assenza è di gran lunga l'evento più frequente.
Innanzitutto, perché non riusciamo ad essere in ogni luogo (qualche politico dà l'impressione che ci stia provando, ma per fortuna è solo un'impressione)...
E poi perché la nostra presenza, sulla scala dei tempi, è poco più di un attimo.

Tra non molto saranno pochi a ricordarsi di noi, e lo faranno a fatica.
Qualcuno glielo dovrebbe dire, allora, di non farlo quello sforzo, che è del tutto inutile.

A qualcuno la mancanza fa tristezza, é rimpianto di cose non fatte, o desiderio struggente di fare rewind, per tornare al tempo passato.
Per entrambe le cose non c'è soluzione, quindi la tristezza è del tutto immotivata.

Però l'assenza potrebbe anche creare un desiderio, l'attesa di un ritorno, che immaginiamo gioioso.
E questo magari è possibile (soprattutto se ci accontentiamo di qualcuno che gli assomiglia), e l'intensità del desiderio, farebbe promettere bene.

Così - forse - l'assenza, dovrebbe essere uno stato d'animo da coltivare con cura, per gli aspetti positivi che, in qualche modo, l'accompagna.

Come l'assenza di Berlusconi

martedì 20 marzo 2012

Primavera

Sta arrivando la primavera.
Direte: "Che novità"
Eppure fa sempre un certo effetto, a voi no ?


Questa pioggerellina, il terreno che se la beve, le giornate che si allungano...

Se fosse la 58^ volta che vedo lo stesso film, direi: "Cha barba"
Ma questo film della Natura, è sempre piacevole.
Gli interpreti, è vero, magari stufano un po', ma la regia è grandiosa.

E poi, chi sa se l'anno prossimo si replica.

lunedì 5 marzo 2012

Pandolo

Dai, forse è arrivato il momento di cambiare la legge elettorale.

Però ho l’impressione che, come il solito, si perdano in dettagli incomprensibili, per non affrontare i pochi punti fondamentali:

  • Tutti devono poter votare, e tutti i voti devono essere ugualmente importanti (cosa vuol dire “sbarramento” ?  Che l’opinione di quegli elettori non conta nulla?);
  • Tutti devono sapere chi stanno eleggendo (non vogliamo vedere la stessa faccia in centinaia di circoscrizioni: mica puoi essere eletto cento volte !  Te ne scegli una, e lasci stare le altre);
  • Proibito candidare gente straricca (cosa possono capire dei problemi degli altri ?);
  • Proibito rieleggere chichessia (sei stato bravo ? potrai essere arruolato come funzionario);
  • Proibito eleggere commercialisti, avvocati ed azzeccagarbugli;
  • Proibito eleggere furfanti (cioè una persona che il giudice ha considerato tale, ed ha condannato).
A noi, del metodo tedesco o francese interessa poco, purché venga fuori un parlamento di gente per bene, che rifletta le diversità nostre;  gente motivata a far bella figura.
Dice "Ma c'è il problema della governabilità"...
Spesso i giornalisti fanno un gran minestrone: le regole della governabilità, e quelle della rappresentanza mica devono essere le stesse ! 
La legge elettorale riguarda la rappresentanza.
Se poi, vogliamo stabilire che un Presidente del consiglio resta in carica almeno 3 anni, caschi il mondo, facciamolo pure. Ma chi l'ha detto che un Presidente, per governare, deve per forza fare nuove leggi ?   Innanzitutto deve rispettare le leggi che già ci sono.  E poi, se fa solo leggi per sé stesso, è sacrosanto che il Parlamento non gliele approvi.
Starà lì, come un pandolo, condannato a governare, a meno che non decida di togliere il disturbo.
Come qualcuno ha fatto recentemente.