giovedì 10 settembre 2009
Riconoscenza
Altri tempi.
A noi bambini non era perfettamente chiaro il motivo di questa riconoscenza: in qualche modo eravamo “più fortunati di altri”, ma questo non ci sembrava una colpa, da scontare con quel piccolo sacrificio.
Ma perché “riconoscere” ci costa sacrificio ?
Come mai la “riconoscenza” è passata di moda ?
Uno ri-conosce qualcosa che sapeva già. Possiamo dire: dimenticato ? Comunque fa tornare quella cosa, tra le cose che sono evidenti.
Dimenticato, o rimosso ?
Se è stato rimosso, evidentemente un po' di fastidio lo dava … Ma cosa può dare fastidio, dell'essere riconoscenti ?
Riconoscenza è dire “Grazie”
Grazie a chi ?
Grazie a te.
Mica grazie a me.
Che sia questo che va rimosso ? Dimenticare che non siamo così potenti come ci piacerebbe credere di essere ?
Insicurezza
Ovvio, no ? Uno insicuro non ama riconoscere i propri limiti. Preferisce credersi Superman, come il nostro povero premier (mica povero lui: poveri noi), uno che non deve chiedere mai.
E difatti la riconoscenza è legata ad un altro atteggiamento, anche questo fuori moda, cioè il chiedere.
Se uno fa qualcosa, di cui tu gli sei riconoscente, probabilmente prima gliela avevi chiesta: mica tutti sono indovini, no ?
Secondo me noi chiediamo poco. Caso mai pretendiamo, cioè chiediamo quello che ci è dovuto. Ma chiedere, per poi riconoscere e ringraziare, non ci è abituale.
Per questo adesso ve lo chiedo: fatemi una replica quando leggete questi post ... mi pare di parlare al vento !
Grazie di cuore
domenica 30 agosto 2009
Coccodè
giovedì 30 luglio 2009
Peggioramento
mercoledì 29 luglio 2009
Cavalli di razza
Paradossale, quasi la legge del contrappasso
Ci avevano sempre segnato con la matita rossa se usavamo il gergo dialettale, ed adesso la matita rossa è ritorta contro di loro, se non lo usano.
Di questo passo, e tra un po' metteremo la multa di divieto di sosta alle auto della polstrada regolarmente parcheggiate...
Ma qual'è il senso ?
Di certo non quello di far approvare una simile norma... anche Maroni sa che non è possibile approvarla...
E allora ? Qual'è il senso ?
Far breccia nel pensiero comune
Se hai una mandria con cavalli facili da cavalcare, ed altri un po' più ostici, dei secondi cerchi di fare bistecche.
Ci sono delle idee che possono essere cavalcate meglio di altre: è necessario riprodurle.
L'idea che dovremmo parlare un'unica lingua, e superare le barriere che ci dividono, è un'idea da ... idealisti. E' più facile cavalcare l'idea individualista.
L'idea che siamo tutti uguali... mamma mia ! ... noi siamo noi e loro stiano a casa loro !
L'idea che gli insegnati insegnano... che scocciatura... è più bello se anche loro devono imparare...
Facile da cavalcare, no ?
Peccato che si faccia bistecche di cavalli di razza...
sabato 20 giugno 2009
Terra cotta
Non cucina l'argilla nel forno: non occorre che l'uomo duri a lungo.
Con l'acqua è stato impastato, che l'acqua possa dissolverlo di nuovo.
La terra cotta sarebbe stata più resistente alle intemperie, ma più fragile: un urto un po' più forte del solito, e va in cocci, inutilizzabili.
L'uomo è rimasto plastico, si adatta. Fai forza e cede.
Alle scuole medie, avevamo un'insegnante di educazione artistica, che ci faceva lavorare con la creta, che prendevamo in una fossa fuori città, perché la mia città poggia, ad una certa profondità, su un letto di argilla. Ci faceva lavorare anche su opere grandi, dove bisognava lavorare in gruppo, e ognuno faceva qualcosa, e poi si metteva tutto assieme. Bastava premere, e due pezzi diventavano una cosa sola. Anche se poi, seccandosi, qualche volta si staccavano di nuovo...
Anche questo, forse, siamo noi: non è difficile fondersi, non è tanto facile restare attaccati.
Ma tornando alla terra, mi ha fatto venire in mente quando volevano lapidare l'adultera, ed i farisei andarono da Gesù per metterlo alla prova. E lui guardava per terra, e scriveva col dito nella polvere.
“Ho scritto t'amo sulla sabbia” diceva una vecchia canzone. Come dire: "tra un'ora forse sarà solo un ricordo".
Non c'è modo di sapere cosa stesse scrivendo Gesù, ma mi viene da confrontarlo con Mosè, che i dieci comandamenti li aveva scolpiti sulla pietra. C'era, in Mosè, l'illusione del “per sempre” che non sembra essere nei comportamenti di Gesù, né di suo Padre.
lunedì 18 maggio 2009
Violenza gratuita

Quante cose mi sono venute in mente... ve ne racconto qualcuna.
Quand'ero adolescente, diciamo: prima media, c'era uno scherzo che i bambini più grandi facevano a quelli piccoli. Inseguivano il malcapitato, finché non lo acchiappavano, e atterrato, giù una botta, proprio lì, dove ai ragazzi fa più male. Ricordo che lo scherzo era fatto anche all'insaputa, con l'ombrello, da dietro, infilando il manico tra le gambe dello sventurato, e dando un tirone. Lo scherzo era ripetuto finché il tapino non capiva che i propri testicoli andavano difesi a tutti i costi, e allora era diventato grande.
Violenza.... gratuita ?
Cosa intendeva dire il legislatore ? E' il fatto di essere senza tornaconto, che rende illecita la violenza ?
E mi vengono in mente i camion stipati di animali da macello, che sorpassavo sempre sulla tangenziale di Mestre (loro fermi in coda, sotto il sole, noi a sfrecciare con l'aria condizionata).
Chi di noi avrebbe il coraggio di macellare uno solo di quegli animali ?
Già, ma quella non è gratuita, di violenza, è un mestiere.
L'ipocrisia, sul tema della violenza, si spreca: sono il primo a magnificare un buon insaccato.
Ma tornando alla violenza gratuita, mi è venuto in mente che anch'io, che pure mi considero un mite, da piccolo ho carbonizzato formiche, concentrando con una lente la luce del sole, ed ho staccato la testa a mosche, per vedere l'orrendo spettacolo che continuano a volare, anche senza testa.
Cosa passava per la mia testa di adolescente ?
Certo, non mi immedesimavo in quegli animaletti (non è comunque un esercizio tanto facile neppure adesso). Direi che non partecipavo ad una loro possibile sofferenza. E questo credo che sia una cosa comune alla maggior parte di coloro che fanno soffrire altri individui, o di chi spiaccica la zanzara che si vorrebbe cibare del suo sangue.
Non credo provi empatia chi usa ordigni al fosforo.
Neanche chi arma il veivolo.
Neanche chi fabbrica il materiale esplosivo.
Neanche chi fa il revisore dei conti dell'azienda produttrice.
L'orrore della violenza, che credevamo di aver soffocato, emerge in momenti inaspettati, quando arriva la notizia del bambino che impicca il cagnetto, o negli incubi notturni.
E ogni volta, mi fa emergere dubbi di complicità.
domenica 17 maggio 2009
Scuole di canto
Cosa rappresenta una canzone, per una bimba di 4 anni e mezzo, io proprio non lo so.
Per certo a me, ed a tanti, la musica dà veramente tanto.
Quando piace, la musica la senti giusta, come lo sbadiglio quando hai sonno: dopo lo sbadiglio dormi meglio, dopo la musica, vivi meglio.
La musica serve a tutti, ed è per forza di tutti. Avete mai sentito qualcuno, dal palco, dire: “Guai se la cantate anche voi”: casomai il contrario, e se tutti la cantano con lui, è straordinariamente bello.
...altro che diritto d'autore. Io penso che il denaro ci stia trascinando in una perversione sconfinata. Abbiamo a pagamento la musica, l'acqua, tra un po', vedrete, ma davvero, anche l'aria. La perversione, è che ci sembrerà normale, come adesso la musica e l'acqua.
Secondo me (so di essere ingenuo) in qualche modo la Comunità si dovrebbe preoccupare di sostenere chi ha talento musicale, perché se lo coltiva, va bene a tutti, ma non vedo perché ne dovrebbero beneficiare gli eredi: magari sono pure stonati.
Ma vorrei tornare a questo mistero della musica, così futile, così immateriale, e così importante per la nostra vita.
Cosa succede, dentro di noi, che ci fa piacere ?
Chi ha letto altri miei post, sa che sul tema sono un fissato.. ma la mia idea ve la devo proprio dire (ovviamente potete smettere di leggere)...
beh, per me, il piacere della musica è strettamente legato al tempo, ed esattamente alla giustezza del tempo.
Provo a spiegarmi meglio: in un brano musicale, non c'è solo il tempo del ritmo, o quello più lungo delle strofe musicali: i suoni sono vibrazioni che si distinguono per il tempo che caratterizza l'oscillazione.
In una canzone si intersecano tempi scansionati in una moltitudine di regolarità, e tutti vengono riverberati dentro di noi.
Grazie a queste regolarità, che la nostra mente recepisce bene, la musica dà -al tempo che scorre- un senso inspiegabile.
La musica rende tangibile il tempo, ne scova la giustezza, e collega questa giustezza all'esperienza della vita... specie se, con la musica, ci sono parole.
E' come se la musica riuscisse a isolare, nella nostra vita, qualcosa di giusto... a chi, questo, non fa piacere ?
Una canzone stonata, una stecca in un brano, distruggono il senso di giustezza, e risultano sgradite.
Ma cos'è questa giustezza ?
Penso che il senso della giustezza sia come gli aminoacidi delle nostre proteine: siamo fatti così, c'è poco da spiegare: con poche variazioni, il senso della giustezza è uguale per tutti, come le sequenze di aminoacidi.
Ma lasciatemi fare una domanda... secondo voi, tra Giustezza e Giustizia, qual'è la distanza nello spazio dei significati ?
Entrambe, secondo me, non possono essere spiegate.
Entrambe, secondo me, non possono sottostare alle leggi dell'economia. Penso che se ci trovate uno specifico tornaconto, nell'adozione dei Principi etici di Giustizia, io credo sia stato inventato apposta, per farli digerire agli economisti.
Entrambe, secondo me, sono universali: come il senso della giustezza, anche la giustizia, è uguale per tutti, e per questo che anche la Legge dovrebbe esserlo.
Peccato che da noi, in Parlamento, qualcuno si ostini a suonare solo per sé stesso.
Le leggi le chiama “lodo”, così si capisce meno che hanno a che fare con la Giustizia...
La cosa strana, è che nessuno fa più di tanto caso alle stonature: forse perché ci sono altri, nell'orchestra dell'opposizione, che magari suonano anche peggio di lui.
Io sento una gran mancanza di scuole di canto... e voi ?
domenica 3 maggio 2009
Necessario
Necessario
E' necessario quello che serve . . . e c'è poco da discutere, quando qualcosa è necessario, non puoi fare a meno. Se per vincere è necessario partecipare, non ci sono alternative: se non partecipi non puoi vincere.
Il senso della necessità lo impariamo: un po' l'esperienza, un po' l'istinto, un po' l'educazione.
Se uno ha un senso profondo della necessità, può apparire un eroe, uno che sacrifica sé stesso, invece non aveva alternative... solo che a lui era chiaro che non c'erano alternative, agli altri no. O non in modo così netto.
La necessità ha a che fare con la conoscenza delle regole del gioco. Una rana stupida potrebbe credere che può stare sott'acqua all'infinito, ed è forse un'intelligenza molto molto profonda, che la spinge ad emergere, almeno con le narici.
Io però non credo che la rana conosca le regole della respirazione, così temo che anche per noi il senso di necessità abbia poco a che fare con la consapevolezza.
E forse tante cose che riteniamo necessarie, non lo sono affatto.
domenica 19 aprile 2009
Scelte
Non so se è capitato anche a voi, la mattina, di sbagliare strada. Magari quando avete cambiato lavoro, e distrattamente avete imboccato ancora la direzione che eravate soliti prendere.
Distrazione
Capita quando si cambia un'abitudine, e non si sta attenti... ma a me sembra che il vero problema non sia la mancanza di attenzione, quanto piuttosto il fatto che di norma non é necessario stare attenti.
In effetti, il nostro fare quotidiano è prevalentemente la ripetizione di comportamenti, e davvero poco spesso sono richiesti atti volontari... le “scelte”... per le quali è strettamente necessaria la nostra attenzione.
Un mio amico sosteneva che noi crediamo di essere molto più razionali di quanto non siamo effettivamente. Ad esempio, quando acquistiamo un'automobile, crediamo di aver fatto una scelta razionale, e di aver individuato l'auto migliore, come prezzo e caratteristiche... ma se questo fosse vero, avremmo in circolazione molte meno varianti di automobile...
Così le nostre scelte non sarebbero molto diverse da quella della foglia che “ha voluto cadere”.
Volontaria o meno, consapevole o meno, scegliere apre una biforcazione del tempo: ci sono due possibili universi di sequenze di eventi, e la scelta rende impossibile uno dei due. Un fatalista direbbe che uno dei due universi era già impossibile prima che la scelta fosse fatta, solo che chi fa la scelta non lo sa... ma a me il fatalismo non piace, perché mi fa sentire deficiente.
Poi, apparentemente, abbiamo spesso la possibilità fare delle scelte. Ma quali scelte ?
Quando ero, per lavoro, a Roma, se ordinavo un caffè al bar, mi chiedevano “tazza o vetro ?”; io pensavo “ma il caffè non è lo stesso ?” e davo la prima risposta che mi capitava. Magari un altro, a cui non lo chiedevano, poteva pensare “beh, però poteva almeno chiedermi se lo volevo in vetro”, e restarci male. Così la libertà di scelta non ha lo stesso valore per tutti...
Ma ci sono scelte subdole: “Volete libero Gesù o Barabba ?” io dico: ma che cavolo di domanda è ? ... a me andava bene che fossero liberi entrambi.
Viene proposta una scelta: sembra “libertà di scelta”, invece questa libertà viene barattata con l'accettazione di qualcosa ben più vincolante: uno dei due deve comunque finire in croce. Ce ne sono un sacco di casi così...
Tra un po' voteremo per il referendum. Leggeremo un quesito poco comprensibile, e potremo “scegliere” se accettare o abrogare quella norma. Se non siamo sicuri, però, possiamo non votare, e così anche le scelte fatte da chi si sentiva sicuro della scelta fatta, verranno annullate. A me sembra una regola fatta da qualcuno non vuole assolutamente che noi si faccia delle scelte, perché è una regola che fa decidere gli incerti.
Dice: “Ma questa è democrazia” ... Cosa ? “Governo del popolo”... Di chi ? “Il popolo, io, tu, tutti: è il modo più moderno per governare”.... Ma, chi lo vuole veramente un Popolo che ti comanda ? La folla è sinonimo di ingovernabilità, di efferatezza, tipo: “La folla inferocita voleva linciare il poveretto” …. Diciamocela tutta, la maggior parte delle persone, non vuole affatto governare, ma essere governato bene. Vuole qualcuno che si prende cura dei problemi, ed abbastanza scaltro da sorprenderti con le decisioni che prenderà, decisioni a cui tu non avresti mai pensato, e che ti lasciano ammirato.
Così, come si vede, non sarebbe di democrazia che c'è desiderio, ma di buon governo.
Molti di noi, in cambio di questo, rinuncerebbero volentieri all'onere della scelta, e si accontenterebbero di quella offerta dal telecomando, senza nulla in cambio.
Molti già lo fanno.