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sabato 11 ottobre 2008

Aspettare

Quando si aspetta, c'è qualcosa che si consuma: l'olio della lucerna, la candela, il tempo. Si consuma nel senso che dopo non c'è più.

E dov'è andato ?

L'olio della lucerna e la paraffina della candela sono bruciate, hanno reagito con l'ossigeno dell'aria, ed ora sono molecolarmente disperse, ma sono ancora qui vicine a noi, ne sentiamo ancora l'odore.    Ma il tempo, dove è andato ?

Non essendo minimamente in grado di dire dove possa essere scomparso, comincia a sorgermi il dubbio che ci fosse veramente anche prima....


Cos'è il tempo futuro, prima che accada ?


Ricordo che da piccolo mi chiedevo come sarei stato quando fossi diventato adulto. Cosa mai avrei fatto -diciamo- a cinquant'anni ?    Mi sforzavo di immaginarlo,  perchè mi sarebbe un sacco piaciuto poter fare subito quelle cose,  senza dover aspettare tanti anni.   L'impresa però non era facile... facevo il conto: “se adesso ho 8 anni e siamo nel 1962, quando ne avrò 50 saremo nel ...” e cominciavo a dubitare che in quel tempo così lontano si sarebbero fatte le stesse cose che -ad esempio- stava facendo in quel momento mio padre.


Dubbio fondato solo in minima parte... lo sforzo però era definitivamente inutile, per il fatto che quel tempo futuro -semplicemente- non c'era...  in quel momento non esisteva per nulla.


Ecco perchè quando si consuma, il tempo scompare del tutto: non c'era mai stato neanche prima !

Bene, ma se prima e dopo non esiste, com'è la situazione del tempo di adesso ?


Beh, l'adesso è simpaticamente presente, ci sollazza di sensazioni svariate...   diciamo che si fa sentire, eccome.   Anzi, forse proprio perchè è così concentrato, che sentiamo come il bisogno di diluirlo,  mettendoci ad aspettare cose future,  o trastullandoci nel ricordo di quelle passate.   In altre parole, mescoliamo cose inesistenti, con quelle reali, come per stemperare col latte una cioccolata troppo carica.


Già, perchè se uno non è abituato, può essere in difficoltà ad affrontare il tempo attuale.   Ci vorrebbe del training, un coach.   Noi i nostri figli li mandiamo allo sbaraglio: capiranno da soli come si fa... anche perchè -veramente- non è che abbiamo capito tanto neppure noi...


In questo momento sono in treno, e fuori è calata la nebbia.   Attorno a me innumerevoli esistenze si svolgono, secondo un loro percorso a me (ed agli interessati) sconosciuto.   Vedo persone che si stanno incamminando verso le loro occupazioni. Uno dice “sono occupato”, ma non è mica lui ad essere occupato, è il suo tempo, è il suo tempo che viene occupato, e non è più disponibile per altre cose...


Dice “se fossi disoccupato, non prenderei lo stipendio”

Uno che non è occupato, mi vien da dire, è libero...   Evidentemente la libertà ha un costo, questo è ragionevole.   Ma metti che uno non ha problemi economici, che so, uno a caso, Berlusconi, cosa se ne fa della libertà che si può comperare in grande quantità ? La perde subito, occupando il suo tempo con una serie di attività, anche più fitte delle nostre.


Allora mi viene da dire che il tempo è come un avvallamento: per quanto lo liberi, tende sempre riempirsi di roba.    Bisognerebbe mettere un cartello “Divieto di scarico immondizie”, o qualcosa di simile, che so, recintarlo, sorvegliarlo.   Oppure stiparlo in modo consapevole: “Parcheggio completo, andate da un'altra parte”, che è quello che fanno i benestanti.


Ed ecco quindi una connessione a sorpresa, tra la ricchezza ed il tempo.    Il concetto di classe sociale, trasformato nel concetto di chi presta il proprio tempo, e chi non si accontenta del suo, ed usa anche il tempo degli altri.


Il tempo, però, alla nascita, è stato dato a ciscun individuo, come lo stomaco, il naso, e gli altri accessori.   Uno nasce che ha tutto questo bel corredo, e non è bello che uno dica: “Voglio che mi dai il tuo rene”, oppure: “Devi darmi un terzo del tuo tempo” (che poi sono le classiche 8 ore) “e voglio proprio quelle quando sei sveglio” (quelle quando dormi puoi anche tenertele).

No, non è carino...


Il punto, forse, è che capita che uno non le usi tutte le sue belle dotazioni: “Dallo a me il tuo tempo, che tanto tu non sai cosa fartene”.    In tanti casi è difficile dargli torto... anche a me da fastidio vedere uno che sta lì, ad aspettare.


E voi, cosa aspettate a replicare ?

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