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lunedì 9 marzo 2009

Dove sei ?

Tempo fa viveva con noi un cane; quando andavamo a spasso in campagna, o in un bosco, non stava mai in parte a me: un po' mi precedeva, poi perlustrava a destra, a sinistra, anche dietro, senza mai perdermi di vista.
Io ogni tanto la cercavo con lo sguardo, come per dire “dove sei ?”, ed incontravo il suo sguardo, come per dire: “sono qui”.

Nella Genesi si racconta che il Creatore chiese “Dove sei ?” ad Adamo, che si era nascosto. Sapeva che c'era, altrimenti la domanda non avrebbe avuto senso: una domanda ha senso farla, se c'è qualcuno che ti ascolta.

Come dire: “So che ci sei, ma non ti vedo”

Invisibile

Chi chiede: “Dove sei” non vuole che chi lo ascolta resti invisibile. Tu che mi stai leggendo, per esempio, mi sei invisibile.

Dove sei ?

Sembra una domanda riferita alla posizione nello spazio, ma sottointende “ora”.
Mi vien da dire che si riferisce soprattutto al tempo...

Che senso ha dare coordinate spaziali, senza quella temporale ? Alla distanza nello spazio c'è rimedio (basta spostarsi), ma a quella del tempo, no (quando il treno l'hai perso, l'hai perso).
"Dove sei.. adesso... ? Ogni momento è irripetibile, perché resti invisibile ?

Adamo era rimasto invisibile per vergogna. Noi spesso restiamo invisibili, un po' guardoni, e un po' ignorati... non essere visti, per molti, è quasi un'abitudine.

Se uno si fa vedere troppo, lo additiamo, a meno che lo faccia per professione (show men) o per vocazione politica (little show men).

Tutti gli altri, nell'ombra... nell'incognito...

Dove siamo ?

Se non fosse che ci resta questo gran bisogno di incontrarci, potrei dire che va bene così, perchè nessuno se ne lamenta gran che (io per primo).

Ma secondo voi, va bene così ?.....

“Dove sei ?” non lo diciamo, ma ci andiamo in cerca. A tentoni, perché non ci vediamo. Urtandoci, perché ci sentiamo anche poco.

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