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domenica 18 gennaio 2009

Adesso

Alle volte -magari capita anche a voi- mi sveglio alle prime luci dell'alba, e mi dico “domani devo fare questa cosa...”.   Poi mi rendo conto che sono già nel nuovo giorno, e mi dico “che stupido, è già domani... e torno a dormire.


L'arbitrarietà nelle demarcazioni del tempo non sembra dare grossi problemi,  ma resta tale.

Come quando si festeggia il capodanno, ed ogni fuso orario lo festeggia in un'ora diversa.  Se il capodanno è un momento, cioè una posizione nel tempo, perché non festeggiarlo simultaneamente ovunque ?


Abbiamo un modo strano di riferirci al tempo, e stentiamo ad adottare dei riferimenti assoluti.

Sembra ridicolo regolare tutti gli orologi rispetto a Greenwich ?  ... beh, un giochino simile lo facciamo due volte l'anno, quando ci fanno impostare l'ora legale.  Non ci sarebbe nulla di straordinario a dire che l'ora resta la stessa, e che si va a lavorare un'ora prima.  Per inciso, debellare l'abitudine dell'andare a lavorare sarebbe di per sé una vittoria epocale.

Eppure certi riferimenti relativi sono proprio ingannevoli, come quel mio amico, ad una cena particolarmente appetitosa, che ci confidava che domani avrebbe cominciato la dieta. 

E' ovvio che domani non sarà mai adesso.


Ancora più ingannevoli sono i riferimenti relativi, come la “contemporaneità”.  La definizione di letteratura contemporanea, che si trova nelle antologie, l'ho sempre trovata buffa, dato che quel libro potrà essere letto tra 100 anni, e quella “contemporaneità”  sarebbe ben difficile da spiegare.

Ma facciamo che state preparando la colazione, e contemporaneamente ascoltate le notizie alla radio.  State facendo due cose nello stesso tempo.  Contemporaneamente, in qualche altra parte del mondo,  magari qualcuno -che so- sta facendo la stessa cosa, oppure sta dormendo, o morendo di fame.

Vi sembrano "contemporanee" allo stesso modo ?

Nel secondo caso l'unica relazione tra le due cose, é che accadono “sotto lo stesso cielo”  (=con le stelle nella stessa posizione),  ma sono due fatti che non conoscete contemporaneamente.  Finch'è non sai che qualcuno,  mentre stai preparando il caffè,  sta morendo di dissenteria,  per malnutrizione e contaminazione dell'acqua,  quel fatto ti è completamente estraneo,  ed è come se non ci fosse, o -siccome prima o poi lo sai- come se avvenisse in un tempo diverso dal tuo.

Ma supponiamo che la notizia che senti per radio, sia proprio relativa allo sterminio per fame.   E che vi dicano "Mentre state facendo colazione per andare a lavorare, c'è un bambino che è agonizzante da giorni, ed ora che stai mescolando lo zucchero è spirato".   Vi lascierebbe ancora indifferenti ?

Non volevo rovinarvi la giornata.  Volevo solo dire che è come se vivessimo in isole del tempo.. non volessimo farci carico dell'adesso del pianeta.  Che aspettassimo che l'adesso diventi storia, per poter dire "è passata".

giovedì 1 gennaio 2009

Esibizionismo

Ho sentito usare questo termine per quelli che frequentano i social network, o per chi si fa un sito personale, o -come me- un blog.

Tu che stai leggendo sei - probabilmente - un navigatore abituale,  e quella definizione ti lascia abbastanza indifferente,  perché sai bene che in rete,  per esserci,  bisogna in qualche modo esporsi.


Vorrei però spiegarti due pensieri che non riesco a tacere.


Esibizionismo sarebbe una specie di infamia che commette chi abbandona il pudore (“Spudorato !”  sarebbe l'insulto).  Il concetto nasce in un contesto “sessuale”, e quindi appare particolarmente disdicevole

Secondo me, che ci sia una componente sessuale in ogni aspetto della nostra vita, non è una gran scoperta.  Come scoprire che c'è acqua in ogni essere vivente... è ovvio: siamo nati lì... Nella nostra breve parabola di nascere e morire, l'atto sessuale è senz'atro essenziale, e guai se non permeasse la nostra effimera esistenza:  sarebbe letteralmente la fine della specie.

Quindi, con tutto rispetto, Freud ha scoperto l'acqua calda, ma ha comunque il grande merito di averci stanati nei nostri assurdi tabù sull'argomento.  Senza peraltro ottenere una vittoria completa, visto che i tabù permangono.

Così, è probabile una componente erotica nel pubblicare sul web, cioè nel “farsi vedere” da sconosciuti.  Le piume un pavone le allarga per rimorchiare, mica per farsi fare una foto... Se poi da un post nascesse una relazione, lo decide il destino, mica noi...

Trovate la cosa particolarmente disdicevole ? Uno dovrebbe andare in clausura per evitare di creare occasioni di peccato ?

Una volta si andava in piazza, o in chiesa la domenica: era lì l'esposizione: come eri vestito, cosa dicevi, come ti muovevi, era sotto gli occhi di tutti.  La scuola è un importante momento di visibilità pubblica, dove -cioè- non scegli tu chi ti guarda.  Oggi resta solo il lavoro, ed è stupefacente il numero di relazioni (intendo dire sessuali) che si creano in quell'ambiente: Clinton è stato solo la punta dell'iceberg.


Credo che sia troppo poco.


Facciamo una vita che ci segrega,  per questo abbiamo bisogno di un po' di esposizione, dove questo è consentito.  Che ci resti solo il web e la discoteca è abbastanza triste... soprattutto per chi -come me- in discoteca non ci va.


Ma c'è un'altra riflessione, relativa al pudore.  Concetto che potremmo declinare in “riservatezza”, e “privacy”,  cioè:  lasciare che le cose intime restino nascoste

Ce l'hanno venduta come un diritto, ed anche importante, ma -secondo me- sono ben altri i diritti da difendere

E la pubblica esposizione su Web di pensieri e cose personali lo dimostrano in modo clamoroso. Ma aggiungerei (come mi ha fatto capire un post di Roberto Venturini) anche il telefonino. Come non notare che la gente non ha nessun problema a parlare al telefono in pubblico ?  Alla gente “normale” non crea gran problema che sconosciuti ascoltino quello che dicono al telefono.  Casomai dà fastidio a chi ascolta, perchè lo distrae.

Ma chi l'ha detto che la privacy va difesa ? Ve lo dico io: quelli che hanno cose da nascondere, e -per fortuna- sono pochi, ma -per sfortuna- potenti.