Recentemente mi è capitato di fare una rimpatriata con compagni dell'università, che non vedevo da più di trent'anni. E così mi è capitato di tornare con la memoria a tanti anni prima.
L'ho trovato un esercizio lieve, e piacevole, non sembra anche a voi ?
Terzani riferiva che, nella cultura giapponese, a 60 anni inizia una seconda vita.
Secondo me è piuttosto di un cambio di direzione, come un cerchio, che comincia a chiudersi.
Nulla di strano quindi che tornino facilmente i ricordi della giovinezza, e che sia più facile entrare in sintonia con i più piccoli.
A proposito di cerchi che si chiudono, ho pensato a com'è difficile accettare la conclusione di un'esistenza, mentre dovrebbe essere il verso naturale delle cose.
E mi è venuto in mente che c'è un qualche teorema che dice che non si può pettinare una "sfera pelosa", cosa che invece è possibile per un cerchio.
Come se noi fossimo passati dal cerchio alla sfera, e questo ci incasina.
La conquista della nuova dimensione, crea qualche complessità insanabile.
Quando nei vangeli si dice "beati i poveri di spirito" forse si suggerisce di evitare il salto di paradigma, tra una esistenza elementare, e quella dominata dalla corteccia, salto ormai conclamato.
Non è che sia proibito, ma fortemente sconsigliato: "peggio per noi", come quando nell'Eden i nostri progenitori cercarono di somigliare al Creatore.
Il danaro misura ogni azione umana; le tentazioni sono state sdoganate, e vanno in onda continuamente, tra uno spettacolo per bambini, e le notizie del TG.
La difficoltà odierna, relativa all'accettazione della morte, è forse conseguente a questo salto di paradigma, e facciamo fatica a chiudere il cerchio, perché c'è una rosa, nella nostra esistenza, che non riusciamo a pettinare.
Allora forse è meglio restare spettinati, come quando ci qualificavano "cappelloni".