Credo che siamo in tanti a mal sopportare come stanno andando le cose, o temere per il peggio. Mi riferisco alle ingiustizie in generale, ma in modo particolare quelle verso le generazioni che ci seguiranno, a cui lasciamo debiti, ed un pianeta devastato.
Se si cerca la causa, è inevitabile parlare di modello di sviluppo, di economia, di sistema capitalista.
Credo ci siano argomenti oggettivi per essere preoccupati, ma sembra non esserci una rivoluzione possibile.
O almeno... non la vediamo.
Alle volte non si vede quello che non siamo in grado di spiegare, come se la nostra mente rinunciasse a farsi carico di quello che non riesce a verbalizzare.
O come chi vede qualcosa di impossibile, e non lo riferisce per non essere preso per matto; per uno che vede i fantasmi.
Forse dovremmo fare lo sforzo di usare un linguaggio diverso.
Ci sono molti esempi nella storia, di rivoluzioni virali, veicolate da "buone novelle", da discorsi innovativi innanzitutto nel lessico.
E forse "capitalismo", una parola dal significato assolutamente appropriato, sarebbe però da evitare.
Perché ci conduce su strade che ci fanno smarrire.
Non ci aiutano.
Si riferisce a proprietà privata, a reificazione, ad espropri, a sfruttamento, a egoismo, ma potrei continuare a lungo. Cose su cui siamo coinvolti.
Siamo complici.
Siamo corrotti e corruttori.
In ogni momento della giornata, sfruttiamo qualcuno e qualcosa, anche se in modo indiretto, delegando questa cosa, che consideriamo vile, a qualcun altro.
Lo sfruttato, è brutto ammetterlo, in molti casi è stakeholder dello sfruttamento: percepisce una piccola cedola che lo incatena.
Non ne veniamo fuori.
Il tema forse meriterebbe il primo posto alla nostra attenzione: trovare le parole giuste